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Colonnello Carmelo Basile, 3º Reggimento fanteria Piemonte, 1928 ca

    Colonnello Carmelo Basile, 3º Reggimento fanteria Piemonte, 1928 ca
    A
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    SOTTUFFICIALI GRADUATI E FANTI DEL 3° PIEMONTE 

    Ventisette anni or sono, come oggi, una grave notizia si propagò
    fulminea per il mondo. A Monza, dopo una cerimonia sp rtiva, la mano ar=
    mata dell’anarchico Bresci aveva tolto improvvisamente all’affetto ed
    alla devozione degli italiani il loro Re, il Re Buono,il Re Umberto I°
    di Savoina. = Il cordoglio fu immenso, universale, indicibile. E nella tragi=
    co ora si unì al popolo dolorante tutto l’Esercito. = Le truppe, che si
    trovavano ai campi d’ istruzione come noi attualmente, rientrarono imme=
    diatamente alle proprie guarnigioni in un’atmosfera di profonda tristez=
    za. Particolare lutto ne venne al 3° Piemonte[1] perchè questo Reggimento
    nel 1858 aveva avuto l’altissimo onore di ricevere tra le sue file il
    neo capitano Umberto di Savoia, allora Principe ereditarlo. =Umberto di
    Savoia era rimasto al Reggimento ben tre anni, dal 1858 al I86I, prima
    da Capitano, poi da Maggiore, ed infine da Tenente Colonnello. = Tale pre=
    cedente gapparten nza del giovane Principe al 3° Piemonte importava al
    Reggimento, nella luttuosa circostanza, speciale senso di religioso rac=
    oglimento. Ciò ben comprese l’Augusto figlio, Vittorio Emanuele III°,
    tanto che si compiacque donare al 3° Fanteria il berretto che come si presume il Geni=
    tore portava nel giorno dell’esecrando delitto, berretto che noi conser=
    viamo con orgoglio e venerazione nel museo del Reggimento. = Oggi, ricor=
    rendo il 27° anniversario dell’infame Regicidio che tanto orrore susci=
    tò in tutto il mondo civile, noi del 3° Piemonte abbiamo il dovere di
    ricordare a noi stessi l’Augusto nostro compagno, il Capitano, il Maggio=
    re; Il Tenente Colonnello Umberto di Savoia. = Noi Però non l’abbiamo mai
    dimenticato. = Una leggenda in un viale dell’accampamento attesta che
    siamo stati sempre orgogliosi dell’appartenenza del giovane principe
    al Reggimento e che l’abbiamo avuto sempre presente nella mente e nel
    cuore. =

    II°

    Umberto dl Savoia nato nel 1844 era salito al Trono nel 1878 dopo
    le morte del Grande Re, Vittorio Emanuele II°, padre della Patria. = L’Ita=
    lia da otto anni era unita ed indipendente ma vi permanevano ancora
    evidenti le ultime traccia e le conseguenze della lunga schiavitù, del
    mal governo dei vari Sovrani precedenti e specialmente delle recenti
    guerre. = Occorreva amalgamre e sistemare l’Italia. = A ciò si era accinto
    con intenso fervore il Gran Re e la sua opera aveva ottenuto imponenti
    risultati in ogni campo. = Tale opera fu degnamente continuata dal figlio
    Umberto. = Questo PrIncipe, nel giurare fedeltà allo Statuto, dichiarò so=
    lennemente che la sua unica ambizione era quella di essere giudicato
    degno del padre. = E difatti durante i suoi 22 anni di regno non ebbe
    altra aspirazione che il benessere del suo popolo ed altra preoccupa=
    zione che la grandezza del suo regno. = Importanti lavori come i trafori
    del Moncenisio e del Gottardo si effettuarono sotto il ecco regno per
    l’incremento economico e civile del giovane stato. = Pure sotto il suo
    regno fu audacemente iniziata l’espansione coloniale precorrente la
    attuale nostra potenza africana ed il futuro Impero Italiano. =
    Di animo profondamente buono, generoso e cavalleresco accorreva
    dovunque vi fosse una sciagura per portare la sua parola di conforto
              Lo ritenne a Verona dopo l’alluvione,  a ….. dopo il … ed a Napoli e … per il colera-
    ed il suo aiuto materiale. = Nella sua incessante opera filantropica ed
    umanitaria aveva degna compagna, Margherite di Savola, prima Regina di
    Italia, vero gioiello di beltà, di grazie e d’intelligenza. = Degno dunque
    continuatore di quella forte dinastia di Principi, che nei momenti dolo=
    rosi e difficili dovuti ad epidemie, disastri, carestie condividevano il
    tormento del popolo tanto che si vedevano duchi vendere i gioielli del=
    la loro più alta decorazione per distribuire denaro ai sudditi. Era tale
    la bontà e la mitezza d’animo del Re Umberto che il popolo e la storia gli decretaro=
    no la qualifica di Buono. = Prima di essere Re modello era state magnifi=
    co soldato e la storia ricorda il contegno eroico da lui tenuto duran=
    te la campagna del 1866. = Come comandante del 16° Dis comandando gli Impetuosi ed insistenti assalti degli Ulani

    Austriaci egli era rimasto impassibile in mezzo al famoso quadrato
    di Villafranca tanto da meritare la medaglia d’oro al valor militare-

    III°

    Quali virtù e quante benemerenze vantava la stirpe che aveva
    dato all’Italia il Re Buono. = Re Carlo Alberto, suo avo, non aveva esita=
    to a mettere in pericolo la vita e la corona lanciando nel 1848 il pio=
    colo Piemonte contro il colosso austriaco per l’unità e l’indipendenza
    italiana. = Vittorio Emanuele II°, suo angusto genitore, non aveva egual=
    mente esitato ad inviare nel 1855 parte del suo Esercito in Crimea per
    la stessa grande causa tanto che nel consesso di Parigi del 1856
    fu impostata e discussa per la prima volta la questione italiana. =
    Il figlio Vittorio Emanuele III° non esitò neppure a schierarsi a flian=
    co degli alleati per ridare all’Italia quei confini che natura le ave=
    va decretato e compiere così la funzione storica e secolare dei suoi
    avi . = Stirpe millenaria gagliarda tenace che dalla contea di Savoia
    aveva fatto culla luminosa di nostra gente, che aveva dimostrato
    non alterigia, non disdegno ma spirito cavalleresco, fierezza di fronte
    ai prepotenti vicini e lontani, generosità verso ali umili e senso squi=
    sitamente religioso quasi mistico del dovere e dell’onore . =  Il giovane
    Principe che noi recentemente abbiamo avuto la fortuna di ammirare in
    Messina tra un clamore delirante di popolo, quel principe che alla re=
    gale beltà materna unisce l’alta cultura ed il senno Politico del suo
    augusto genitore sarà sicuramente il degno continuatore della virtù
    di tanta stirpe. I fanti del 3° Piemonte sono stati sempre fedeli a
    questa forte dinastia che Personifica la grandezza del nostro popolo,
    del quale ha condiviso storia, gioie ed amarezze. = Nel 1733
    ottanta uomini del Reggimento Piemonte difesero strenuamente il loro Re Carlo
    Emanuele III° che era caduto in un agguato tesogli dagli Austriaci.
    Centoquindici anni più tardi un Battaglione del 3 Fanteria unitamente
    ad uno squadrone di Carabinieri salvava Re Carlo Alberto da altro

    agguato tesogli dai Tirolesi. =  Il nostro Reggimento è dunque fedele alla
    Casa di Savoia non solo per giuramento ma sopratutto per tradizione. =
    Pastrengo, Calmasino, Novara, Custoza, S. Marco Nervesa, Vittorio Veneto, sono
    np,i che riempono di orgoglio l’animo di noi del 3° e dico nel contempo
    a noi stessi ed a tutti che i fanti del 3° Piemonte non verrano mai meno a
    questa tradizione di fedeltà verso il loro RE. = [2]


    Note

    [1] 3º Reggimento fanteria “Piemonte”
    La prima guerra mondiale
    Nella prima guerra mondiale il Reggimento è costituito da tre battaglioni ed un deposito; ogni battaglione è strutturato su 4 compagnie e una sezione mitraglieri.
    Il periodo tra le due guerre
    Con l’applicazione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’esercito, riprende il nome di 3º Reggimento Fanteria “Piemonte” ed a seguito della formazione delle Brigate su tre reggimenti viene assegnato alla XXIX Brigata di Fanteria unitamente al 4º “Piemonte” ed al 75º “Napoli”, rimane articolato su due battaglioni. Nel 1935 elementi del Reggimento partecipano alla Campagna contro l’Etiopia e operano nel settore di Gorrahei.(fonte)

    Origini e vicende organiche
    Trae origini dal Reggimento Catalano Altieri, formato nel 1636 con 8 compagnie piemontesi, e divenuto nel 1641 Reggimento Piemontese di S.A.R.
    Con l’applicazione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’esercito, riprende il nome di 3° Reggimento Fanteria “Piemonte” ed a seguito della formazione delle Brigate su tre reggimenti viene assegnato alla XXIX Brigata di Fanteria unitamente al 4° “Piemonte” ed al 75° “Napoli”, rimane articolato su due battaglioni.
    Campagna d’Africa 1935-36
    Nel 1935 elementi del Reggimento partecipano alla Campagna contro l’Etiopia e operano nel settore di Gorrahei.
    Formate nel 1939 le divisioni binarie, partecipa al secondo conflitto mondiale inquadrato nella Divisione di Fanteria “Piemonte” (29a) assieme ai Reggimenti 4° Fanteria e 24° Artiglieria per d.f. 
    Guerra 1940-43
    1940 – Il 10 giugno 1940 il reggimento ha in organico: comando e compagnia comando, tre battaglioni fucilieri, compagnia mortai da 81, batteria armi di accompagnamento da 65/17. Il Reggimento partecipa alla campagna di guerra contro la Grecia, operando nelle zone di Korça, Kalase, Val Skumini, Val Tomorezza, Erseke.
    1941 – Terminate le operazioni di guerra entra in territorio greco con compiti di presidio.
    1943 – Viene sciolta nel settembre 1943 a seguito degli eventi che determinarono l’armistizio, quando è dislocato nel Peloponneso.(fonte)

    [2] Il riferimento al Colonnello Basile nel testo diretto al 3° Reggimento Fanteria “Piemonte” all’attentato al Re Umberto I potrebbe indicare un collegamento con quello appena accaduto al momento della stesura del testo, l’attentato a Vittorio Emanuele III avvenuto il 12 aprile 1928 a Milano. Nel testo si dice “Ventisette anni or sono, come oggi, una grave notizia si propagò
    fulminea per il mondo”, gli anni di distanza sono però 28, il primo a Umberto I è del 29 luglio 1900 mentre il secondo a Vittorio Emanuele II è del 12 aprile 1928.

    L’attentato al re d’Italia Vittorio Emanuele III fu un atto terroristico dinamitardo avvenuto il 12 aprile 1928 in piazza Giulio Cesare, a Milano, durante la cerimonia di inaugurazione della IX edizione della Fiera Campionaria dedicata al decennale della vittoria della prima guerra mondiale: una bomba piazzata nel basamento in ghisa di un lampione della piazza esplose in mezzo alla folla accorsa per rendere omaggio al Re Vittorio Emanuele III ed assiepata intorno alla Fontana delle quattro stagioni, uccidendo all’istante quattordici persone e ferendone quaranta. Nei giorni successivi altre sei persone perirono in seguito alle ferite riportate.
    Le indagini svolte portarono al fermo e al successivo rilascio di numerose persone ma le effettive responsabilità non vennero mai individuate. Per la dinamica e la collocazione dell’ordigno, si è fatta l’ipotesi che l’attentato mirasse a compiere una strage di civili, come in effetti avvenne, più che a mirare effettivamente al re.
    I funerali delle vittime si tennero domenica 15 aprile con una maestosa cerimonia nel duomo di Milano dal quale il corteo funebre si snodò fino al Famedio del Cimitero Monumentale. Particolare commozione suscitò la vicenda della famiglia Ravera: rimasero infatti uccisi nell’attentato la madre: Natalina Monti in Ravera, il figlio Enrico di 3 anni ed i due nipoti, Gian Luigi di 5 anni e Rosina di 8 anni. Alla madre lo scultore Adolfo Wildt dedicò nel 1929 il celebre busto Madre Ravera e realizzò per la famiglia il Monumento Ravera presso il cimitero Monumentale di Milano, sul cui basamento è riportata la seguente iscrizione
    «XII APRILE ANNO MCMXXVIII DATA FVNESTA
    IL GIORNO SI OSCVRO’ AVANTI SERA
    LA STRAGE INSENSATA ORRENDA FV COMPIVTA»(fonte)

    Il Colonnello Carmelo Basile è lo zio di Maria Antonietta Basile, moglie di  Luigi Marziani (Senigallia, 26 agosto 1900  – Roma 16 agosto 1977) Odontoiatra. Esperto in Chirurgia orale, di fama internazionale per aver sperimentato il primo impianto sottoperiosteo a griglia di Tantalio.(fonte)