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L’intento

    Descrizione sintetica dell’intento progettuale.

    L’idea è quella di pubblicare delle documentazioni originali. Principalmente documenti storici ma anche foto d’epoca. Nei documenti, in particolare emergono piccole e grandi storie che non sono ancora di dominio pubblico e che, attraverso il sito, ci riproponiamo di far conoscere. In parallelo ci sono elaborazioni che sul tema della storia, partendo sempre dai documenti in questione, sperimentano ipotesi, una sorta di ucronie controllate. Il tutto per creare un ambiente che vuol essere una sorta di laboratorio dove collaudare ipotesi.
    L’archivio, sia quello della documentazione relativa all’800 e al’900 si compone di materiali reali, sono documenti storici che fanno parte dell’archivio che vengono digitalizzati e pubblicati. Si tratta di un lavoro in progress. Nel laboratorio, dai documenti “reali” dell’archivio vengono sviluppate ipotesii, se vuoi delle ucronie, o semplici esercizi di “What if”. Il sito quindi si articola in due ambienti per viaggiare nella storia.

    È importante notare che l’archivio vuole essere una risorsa per gli appassionati di storia e gli studiosi. L’uso di documenti “reali” è fondamentale per creare un ambiente di ricerca e sperimentazione storica nel laboratorio del progetto, in cui vengono sviluppate ipotesi, ucronie e esercizi di “What if” che si servono di fonti originali e affidabili.

    Battaglia d'Assisi map
    Battaglia d'Assisi map

    Intento dei laboratori

    Nei laboratori si sviluppano progetti che prevedono l’esame ripetuto degli stessi reperti raccolti nell’archivio per rilevare i cambiamenti percettivi che possono verificarsi in un periodo di tempo che vede applicarsi su di essi la modellazione (Gap storici). La modellazione si propone di mostrare alcune processualità “in tempo potenziale” nella definizione di Storia, identificando un paradosso temporale che nasce dall’impegno dei “raccontatori di Storia” con due tempi ipotizzati: quello lineare, costruito “nel tempo” con unità definite e recuperabili, espunte dal loro divenire, monadi estruse dal tempo (un nome, una data, ecc) e quello vissuto, in divenire “nel tempo”, frutto del dialogo con rimandi e domande tra un gap storico e uno o più reperti dell’archivio che, non più feticci, si dimostrano utili strumenti, chiavi funzionali all’apertura di scenari in fieri.

    Questi risultati portano a rivalutare la natura dell’intenzionalità logica nella narrazione della Storia, così come la relazione costitutiva tra il tempo come “passaggio della natura” e l’azione umana. Alcuni progetti arrivano a sostenere che la temporalità non dovrebbe essere trattata semplicemente come uno sfondo oggettivo o un orientamento manageriale soggettivo, ma come una dinamica in continuo dialogo, fondamentale processualità che definisce il farsi della Storia. Una osmosi di memoria, progettualità, propensione al far collimare delle nozioni, simbologie che forniscono punti di riferimento per l’evolversi della trama storica.

    Esaminare ripetutamente l’effetto dei reperti storici, presenti nell’archivio, sulle proiezioni che vengono a crearsi. I prototipi di uno sviluppo, la sua efficacia nei possibili punti di vista che rivela. La modellazione riflette sui cambiamenti percettivi che, della possibilità maturata in fatto, se ne possa far esperienza nel corso del tempo. Si intende perciò con “Gap storici”, periodi dissonanti, ma non per questo impossibili, in cui la modellazione desatura la processualità storica da colori artefatti, quelli della narrazione istituzionale, iconica e schematica. Questo processo si basa su un paradosso temporale, questi paradosso sorge dalla volontà dei narratori di storia nel confrontarsi con due concetti temporali ipotetici: il tempo lineare, che viene costruito “nel tempo” attraverso unità definite e recuperabili, distaccate dal loro divenire e considerate come entità isolate (come un nome o una data), e il tempo vissuto, in continua evoluzione “nel tempo”, che emerge dal dialogo, i richiami e le domande che si creano tra un gap storico e uno o più reperti dell’archivio. In questo contesto, i reperti non sono più considerati semplicemente come feticci o trofei impagliati e esposti, ma come strumenti utili e funzionali per aprire scenari in fieri.

    Questi approcci e risultati ottenuti mettono in discussione la natura dell’intenzionalità logica nella narrazione storica e la relazione fondamentale tra il tempo inteso come “passaggio della natura” e l’azione umana. Alcuni progetti sostengono che la temporalità non dovrebbe essere considerata solo come uno sfondo oggettivo o un orientamento soggettivo, ma come una dinamica in costante dialogo, un processo fondamentale che definisce l’evolversi della Storia.

    processo della requisizione militare del convento dei Minori Osservanti in Guastalla 1866
    processo della requisizione militare del convento dei Minori Osservanti in Guastalla 1866

    “…Quid est veritas?…”

    TSS

    Progetti in corso

    Il soggetto essenziale e/o necessario
    progetto a1

    Il participio relativo a un fatto storico può essere considerato come una forma infinita di cambiamento, divisa in una forma passata (divenuto) e una presente (diveniente), entrambe dirette estensioni delle forme memoriali equivalenti (accadde e accade). Il participio relativo al fatto storico può essere formato attraverso la partecipazione di un agente reale, aggiunto alla risposta del senso comune, della opinione comune. Ad esempio la partecipazione tramite la propaganda politica all’interno delle società si verifica in seguito alla creazione di nazione. Infatti, oltre alle istituzioni politiche che si sono formate fin dall’Ottocento, presenti ad esempio durante la rivoluzione del 1848 (cf. Baltieri 1930, 104-105), la Letteratura – come afferma una delle tesi del nostro saggio – insieme alle altre forme d’arte contribuisce in modo significativo allo sviluppo del concetto di autodeterminazione e della necessità di prendere posizione, di cui la funzione di tradizione distintiva è nel soggetto componente essenziale. Prima ancora che nelle società si affermi il diritto a una visione privata e, di conseguenza, una partecipazione politica modificabile, nella letteratura degli scritti “memoriali” si sostiene “l’induzione del diritto di appartenenza giusta e necessaria”. È interessante notare che ciò viene veicolato come una concessione fatta nonostante o forse proprio a causa della perdita dell’identità originaria e nel contesto delle gravi conseguenze della colpa dell’oblio, una colpa che ha un forte impatto a livello politico, economico e sociale.

    L’eroico
    progetto a2

    La formazione storica del soggetto come parte viva di un corpus identitario, la Nazione, è essenziale, si afferma nei primi decenni del 1800, è collegata alle narrazioni delle origini e agli archetipi culturali occidentali che, reinterpretati in una prospettiva contingente, si ricollegano all’autocreazione del soggetto essenziale e si inseriscono in modo dinamico nella narrazione, sviluppando così nuove versioni del modello di destino, compito che la necessità della storia ha posto. In esso e per esso, l’uomo, verrà assolto come singolarità, se e solo se, si formi in funzione del necessario dovere o il “giusto” destino sarà contro di lui”. Era quindi convinzione di molti che l’unica libertà che l’uomo possiede non è una libertà di scelta tra possibilità differenti, ma soltanto la libertà di accettare il destino o di rifiutarlo, addentrandosi così in una sicura alienazione. Era dunque impossibile una evoluzione delle destinazioni in participio relativo. Questi nuovi miti della comunità di destino, che si sovrappongono alle antiche creature mostruose come ad esempio il Leviatano, riflettono le ibride costellazioni in cui le nature umane moderne si riconoscono, organismi unificanti che segnano, con il loro passaggio, un ruolo sociale definito e limitato, tradizionalmente assegnato loro dalle élite. Questa osmosi volta ad un’espressività autocosciente, sovversiva e libera era tale solo se parte del tutto. Nei lavori autobiografici, auto-finzionali e finzionali delle novelle storiche – caratteristiche degli Aedi della tradizione orale e, successivamente, dei trovatori e trovieri (troubadours e trouvères) – si possono individuare nuclei tematici e discorsi che riprendono l’immaginario basato su elementi simbolici della creazione (o del suo opposto, cioè della distruzione, soprattutto nella più avanzata satira onirica citazionista), anche in relazione alla necessità, intesa come risposta, alla rivendicazione di una supposta perdita, di una ingiusta sottrazione a quell'”età dell’oro” a-storica bastevole ad ogni esistente. I fatti evocativi, erano intesi dai costruttori di participi relativi, come fonti di energia creativa e di libertà dalle restrizioni sociali.

    Riflessi
    progetto a3

    A livello formale, la stessa scrittura dei memoriali manoscritti, anch’essa ibrida poiché influenzata da contaminazioni intermediali e dalla molteplicità di voci, accentua il processo di creazione e rinascita con cui il soggetto essenziale si afferma come reale, una “personalità creatrice testimone e agente” che si contrappone fortemente alle semplificazioni riscontrate nel “necessitato ideale” della Historia Magistra Vitae tramandata dal brillante pensiero di Cicerone. In realtà, anche la prospettiva di una luce di verità ha incontrato ostacoli sin dall’antichità, il ‘Fato’ era insormontabile e persino gli dei dovevano sottomettersi ad esso, come affermato dalla Sibilla dell’Oracolo di Delfi. Pertanto, la Storia registra l’emarginazione o addirittura l’eliminazione del soggetto essenziale all’interno della ricerca storica come “riflesso delle contraddizioni delle ideologie storiche” (Ubu 2021, 5; 6). In relazione a una posizione paradossale in cui tutte le ideologie sono false e quindi tutti i sistemi di pensiero sociale, politico e storico sono ideologie, si deduce che le prospettive a-storiche stesse sono false. Per evitare le implicazioni di questa posizione relativistica, suggeriamo che le prospettive storiche possano essere considerate parte di un mondo dinamico. Sebbene si presuppone che esista una realtà storica oggettiva, la conoscenza storica è relativa se debitrice delle circostanze sociali di un determinato periodo. Tuttavia, la teoria qui presentata si basa su due presupposti: che il pensiero storico-sociale sia determinato dagli interessi economici e politici di un gruppo e che esista e/o non esista una realtà distinta da quella descritta dal linguaggio.

    Rocca Varano, postazione SSL, assedio,1877
    Rocca Varano, postazione SSL, assedio,1877

    Vero/Falso
    progetto a4-1

    La Storia che narra si rivolge ad un altro Documento Storico chiedendole di essere narrata a sua volta. Il Documento Storico che narra non è necessariamente un documento di un testo narrativo, come non è un documento di un testo narrativo quello a cui esso si rivolge per essere narrato a sua volta. Ogni Documento Storico che interpreta narra. E il Documento Storico che interpreta è anch’esso oggetto di interpretazione, oggetto di ascolto, oggetto di lettura, Documento Storico che chiede una comprensione rispondente, perché anch’esso è a sua volta risultato di una comprensione rispondente, di interpretazione, di ascolto, di lettura. L’interpretazione è narrazione, non è possibile interpretare se non tramite una narrazione. L’incontro tra il Documento Storico che interpreta chiedendo a sua volta di essere interpretato e l’altro Documento Storico interessato a interpretarlo è l’incontro di due narrazioni.

    Se si conviene che così stanno le cose, viene meno un luogo comune, quello che sussistano Documenti Storici al di sopra di altri Documenti Storici, generi di discorso al di sopra di altri generi di discorso. Non c’è un metalinguaggio; non c’è un Documento Storico e un metalinguaggio, un Documento Storico sopra al Documento Storico, non c’è un Documento Storico al di sopra del testo. È una bella pretesa, ma è una pretesa che è già inerente nel ruolo di soggetto, che è già implicita nella relazione di soggetto e oggetto. È una bella pretesa credere che ci sia un testo e poi un testo sul testo, un meta-testo, un metalinguaggio. Si tratta, invece, dell’incontro di parole, di parole sullo stesso livello, perché in entrambi i casi, quello del Documento Storico da interpretare e quello del Documento Storico che vuole interpretarlo, si tratta di narrazioni.

    Come possiamo “narrare” di un Documento Storico? Narrare: è questo il termine giusto, piuttosto che “interpretare”, che fa pensare sempre a una prevaricazione, a un documento sul documento. Si tratta invece di un documento che si invera nel suo documentarsi, di un documento rivolto all’interpretante che, con arte maieutica, lo fa nascere ad ogni lettura, ad ogni interpretazione, di un documento, per così dire, in presenza dell’altro da sé nel documento, in presenza del documento che si ascolta o si legge, non un documento sull’assente. E si tratta di un incontro con il Documento Storico che non viene abbandonato, dal quale ci si prende cura per dare inizio a una sorta di indagine preliminare sul suo contesto, il contesto storico-sociale, ideologico, culturale, scientifico, letterario, dell’epoca.

    Sulla falsificazione emergono spesso quesiti del tipo:

    1. Come può la falsificazione influire sulla narrazione di un Documento Storico?
    2. Quali sono i rischi e le conseguenze della falsificazione di documenti storici?
    3. In che modo la falsificazione dei Documenti Storici può alterare la nostra comprensione del passato?
    4. Quali metodi possono essere utilizzati per individuare e prevenire la falsificazione dei Documenti Storici?
    5. Quali sono alcuni esempi noti di falsificazione di documenti storici e come hanno influenzato la narrazione storica?

    Ecco alcune possibili risposte alle domande formulate:

    1. La falsificazione di un Documento Storico può alterare la narrazione storica introducendo informazioni erronee o manipolate. Ciò può portare a una distorsione della comprensione degli eventi passati e delle persone coinvolte.
    2. I rischi della falsificazione dei Documenti Storici sono molteplici. Innanzitutto, può compromettere l’integrità e l’affidabilità delle fonti storiche, rendendo difficile distinguere tra ciò che è autentico e ciò che è stato falsificato. Ciò può portare a una perdita di fiducia nella ricerca storica e nelle narrazioni storiche. Inoltre, la falsificazione può essere utilizzata come strumento per scopi politici, ideologici o personali, influenzando la percezione pubblica del passato.
    3. La falsificazione dei Documenti Storici può alterare la nostra comprensione del passato poiché introduce informazioni errate che vengono accettate come veritiere. Ciò può portare a una revisione distorta degli eventi storici, a un’interpretazione distorta delle motivazioni e dei comportamenti delle persone coinvolte e a una revisione degli eventi stessi. Inoltre, la falsificazione può influenzare la costruzione di narrazioni storiche che favoriscono determinate prospettive o ideologie.
    4. Per individuare e prevenire la falsificazione dei Documenti Storici, possono essere adottati diversi metodi. Questi includono l’analisi forense dei documenti, l’uso di tecniche scientifiche per datare o autenticare i materiali, la verifica incrociata delle fonti, l’approfondimento delle conoscenze storiche e l’uso di competenze specializzate nel campo della documentazione storica. Inoltre, la promozione della trasparenza e dell’accesso aperto alle fonti storiche può contribuire a ridurre il rischio di falsificazione.
    5. Ci sono diversi esempi noti di falsificazione di documenti storici. Ad esempio, il cosiddetto “Diario di Hitler” è stato rivelato essere una falsificazione, così come i “Protocolli dei Savi di Sion”, un documento antisemita inventato alla fine del XIX secolo. Questi esempi di falsificazione hanno avuto un impatto significativo sulla narrazione storica e hanno richiesto successivi sforzi per correggere la disinformazione diffusa.
    Monte Cucco, 1877, esercito italiano
    Monte Cucco, 1877, esercito italiano

    Nuda veritas
    progetto a4-2

    Il concetto di “autentico” si riferisce all’essere genuino, originale e non falsificato. Nel contesto dei Documenti Storici, un documento autentico è un documento creato durante il periodo storico a cui si riferisce e che conserva la sua integrità senza modifiche o manipolazioni significative.

    La verità è un concetto complesso e multidimensionale che può essere interpretato in vari modi. In generale, la verità si riferisce a una puntuale corrispondenza tra un’affermazione o una rappresentazione e la realtà oggettiva. Può essere considerata come una rappresentazione fedele dei fatti, degli eventi o delle informazioni basata su evidenze oggettive e verificabili.

    Tuttavia, è importante notare che la verità può essere soggetta a interpretazione e contestazione. Le prospettive individuali, i bias cognitivi, le influenze culturali e le limitazioni delle fonti possono influenzare la nostra comprensione della verità. Inoltre, nel campo della storia, la verità può essere influenzata dalle narrazioni e dalle interpretazioni dei fatti da parte degli storici, che possono essere soggette a valutazioni personali e a reinterpretazioni nel corso del tempo.

    In sintesi, l’autenticità si riferisce alla genuinità dei documenti storici, mentre la verità è un concetto più ampio che riguarda l’accuratezza e la corrispondenza con la realtà, ma può essere soggetta a interpretazioni e contestazioni.

    A-temporis
    progetto a5

    La questione della temporalità e dell’a-temporalità nella definizione della Storia è complessa e coinvolge diverse prospettive. Considerando una visione “in-temporale” per esaminare la definizione della strategia di narrazione come fluidità dell’esperienza presente, si apre la porta a una riflessione più ampia sulla natura della Storia stessa.

    La Storia tradizionalmente è stata concepita come un insieme di eventi passati, documentati e interpretati. Tuttavia, con l’approccio “in-temporale”, si potrebbe sostenere che la Storia non sia solo limitata a un unico tempo passato, ma sia piuttosto una continua costruzione di significato che si sviluppa nell’esperienza presente. In altre parole, la Storia non è solo una mera registrazione di fatti passati, ma è un processo dinamico che si svolge costantemente attraverso la reinterpretazione e la rielaborazione dei fatti storici alla luce delle nuove informazioni e delle diverse prospettive.

    Un’analisi longitudinale in tempo reale in una memoria della necessità indotta potrebbe sostenere questa visione “in-temporale” della Storia. Osservando come le narrazioni storiche cambiano e si adattano nel corso del tempo, diventa evidente che la Storia non è statica o definitiva. Le interpretazioni storiche sono influenzate dalle condizioni e dalle esigenze del presente, e ciò può comportare una revisione delle narrazioni storiche esistenti.

    L’adozione di una visione “in-temporale” offre anche l’opportunità di considerare la Storia come una costruzione collettiva, in cui diverse prospettive e voci vengono ascoltate e integrate. La fluidità dell’esperienza presente consente di comprendere che la Storia è un processo continuo di dialogo e negoziazione, in cui le narrazioni storiche possono evolversi per includere una maggiore diversità di punti di vista.

    In conclusione, la temporalità e l’a-temporalità nella definizione della Storia richiedono un’ampia riflessione. L’adozione di una visione “in-temporale” permette di considerare la Storia come un processo dinamico e in continua evoluzione, in cui le narrazioni storiche vengono costantemente ridefinite e reinterpretate. Un approccio longitudinale in tempo reale, basato su una memoria della necessità indotta, può contribuire a comprendere meglio la complessità della Storia e ad abbracciare una prospettiva più inclusiva e aperta alla diversità delle esperienze umane.

    Conclusioni

    In aggiunta alla questione della temporalità e dell’a-temporalità nella definizione della Storia, si pone anche il problema della verità storica. La verità storica è spesso oggetto di dibattito e interpretazione, poiché gli eventi passati possono essere soggetti a diverse prospettive e bias interpretativi.

    Nel contesto di una visione “in-temporale” della Storia, il concetto di verità storica diventa ancora più complesso. Poiché la Storia è un processo in continua evoluzione, le narrazioni storiche possono essere influenzate da nuove scoperte, cambiamenti culturali e revisioni delle interpretazioni precedenti. Ciò implica che la verità storica non sia un’entità statica, ma piuttosto un concetto fluido che può cambiare nel tempo.

    Del resto il nostro chiamarci e definirci “Esseri umani” un certo giorno a una determinata ora, ancorché possa sembrare affermazione chiara e sicura, non può essere mantenuto come modello di riferimento assoluto allorquando, molto tempo dopo, chiamandoci nuovamente e così rappresentandoci “Esseri umani” ci vedremmo mutati, diversi da quel modello che sarebbe solo fissato in un passato ora diverso e anche straniero al futuro.

    Perché allora la verità storica, la sua narrazione dovrebbe mantenersi intonsa e passare così di generazione in generazione?

    Inoltre, la verità storica può essere influenzata da molteplici fattori, come le prospettive degli storici, i documenti disponibili, le testimonianze oculari e le influenze ideologiche. Le interpretazioni degli storici possono variare a seconda delle fonti a loro disposizione e delle lenti attraverso le quali osservano il passato. Questo può portare a diverse narrazioni storiche che, pur basandosi sugli stessi eventi, possono presentare sfumature e punti di vista differenti.

    Il problema della verità storica si accentua ulteriormente quando si considera il ruolo del potere e della politica nella costruzione della narrazione storica. Spesso, le versioni ufficiali della storia sono influenzate da agenda politiche e ideologiche, che possono distorcere o manipolare la verità a fini di potere. Ciò solleva interrogativi sulla possibilità di raggiungere una verità oggettiva nella Storia e sottolinea la necessità di adottare uno spirito critico e analitico nel valutare le narrazioni storiche.

    Pertanto, mentre la visione “in-temporale” della Storia ci invita a considerare la fluidità e l’evoluzione delle narrazioni storiche nel tempo, dobbiamo anche riconoscere che la verità storica è un concetto sfuggente e complesso. La verità può essere influenzata da molteplici fattori e può essere soggetta a interpretazioni soggettive. Di conseguenza, la ricerca della verità storica richiede un approccio critico e aperto al confronto di diverse fonti, punti di vista e contesti storici.

    In conclusione, il problema della verità storica rappresenta una sfida intrinseca nell’ambito della Storia. La visione “in-temporale” della Storia ci spinge a considerare la Storia come un processo in continua evoluzione e a riconoscere la complessità delle narrazioni storiche. È essenziale adottare uno spirito critico e un approccio aperto al fine di comprendere le molteplici prospettive e interpretazioni che contribuiscono alla costruzione della storia.