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Filippo Gatta, brevetto 1938

    Filippo Gatta, brevetto. 1938
    a
    « di 2 »

    Copia
    Regno d’Italia
    Ministero della Guerra
    Brevetto per istruttore premilitare
    Il Comandante del Corpo di
    Armata di Bari (IX) tenuto
    presente che il Capo Manipolo
    Gatta Filippo è stato riconosciuto
    idoneo ad istruttore dei corpi preli=
    mitari dal Comando della divisione
    militare territoriale di Bari, rila=
    scia per delega del Ministero della
    guerra, il presente Brevetto di istrut=
    tore premilitare, a senso del N 2
    delle norme esecutive per la prima
    applicazione della legge sulla obbli=
    gatorietà della istruzione premi=
    litare – Bari, li 16 gennaio 1933 XI
    Il Comandante Generale di Corpo
    d’Armata firm to O. Rolando Ricci
    (Tampone circolare con stemma del
    Regno d’Italia dicente: Comando
    IX Corpo d’Armata – Bari –[1]
    (N.B.) Il Brevetto raffigura lo stemma del
    Regno d’Italia, Fascio Romano, uomini che

    Frenano cavalli, cannoni, fucili, lance e
    altri cimeli di guerra)
    La presente copia è conforme allo
    originale brevetto, esibitomi dal
    Sig. Gatta Filippo, rilasciata allo
    (stesso per l’uso che gli compete –
    Barletta, li 29 agosto 1938
    Notaio Francesco Rotondo fu Alfonso,
    residente in Barletta

    Visto
    Si legalizza la firma del No=
    taio di Barletta Signor Rotondo
    Francesco
    Barletta, lì 29 Agosto 1938 XVI
    Il Giudice
    Ennio Cadillo

    Il Cancelliere
    VITO ATTANASIO

    Bollo
    CONCESSIONI
    GOVERNATIVE
    ATTI AMMINISTRATIVI

    LIRE CINQUE

    Timbro MILIZIA VOL. SC. NAZIONALE[2]


    Note

    [1] IX Corpo d’armata (Regio Esercito), fu una grande unità militare del Regio Esercito italiano, attivo durante la prima e la seconda guerra mondiale.
    Storia
    Nel 1877 un decreto ha istituito dieci Comandi di Corpo d’Armata, con attribuzioni di carattere prevalentemente territoriale ed amministrativo in pace e di mobilitazione in guerra, disponendo nella Capitale la sede del VII Comando di Corpo d’Armata con giurisdizione sulle Divisioni Militari Territoriali di Roma e di Chieti. Nel 1883 ha assunto la denominazione di IX Corpo d’armata.

    Prima guerra mondiale
    Mobilitato in occasione della prima guerra mondiale il IX Corpo d’armata ha operato nella zona del Cadore. All’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria ha operato al comando del generale Pietro Marini in seno alla 4ª Armata del generale Luigi Nava. Nella parte finale del conflitto il comando del IX Corpo d’armata venne affidato al generale Emilio De Bono, operando nella zona, dalle Rocce Anzini escluse al Monte Asolone compreso.

    Tra le due guerre
    Trasferito nella sede di Bari la grande unità, in seguito all’ordinamento del Regio Esercito del 1926 ebbe alle sue dipendenze la 23ª Divisione fanteria delle “Murge” di Bari e la 24ª Divisione fanteria “Gran Sasso” di Chieti, che durante la guerra di Etiopia prese parte al conflitto inquadrata nel II Corpo d’armata.

    Seconda guerra mondiale
    All’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale il IX Corpo d’armata venne destinato alla difesa costiera tra Pescara e Lecce, con sede a Putignano in provincia di Bari. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il IX Corpo d’armata venne definitivamente trasferito in Puglia e il 15 settembre ridenominato LI Corpo d’armata con sede a Brindisi.
    Il 1º luglio 1944 assunta la denominazione di Comando Militare della Puglia e della Lucania venne impiegato con compiti di difesa aeroportuale nel territorio meridionale delle Puglie e delle piazze marittime di Taranto e Brindisi.

    [2] La Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (in acronimo, MVSN e talora genericamente identificata con la locuzione camicie nere a causa delle camicie di colore nero adottate quale parte della divisa, come spesso indicato anche nella storiografia non italiana) è stata un corpo di gendarmeria ad ordinamento militare che, dal 1924, entrò a far parte delle forze armate del Regno d’Italia, e sciolto dopo la firma dell’armistizio di Cassibile nel 1943.

    Storia
    La sua fondazione fu decisa ed annunciata dal Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 1922, presieduto da Benito Mussolini, e decretata dal Re Vittorio Emanuele III con regio decreto-legge 14 gennaio 1923, n. 31, (poi convertito in legge il 17 aprile 1925) entrato in vigore il 1º febbraio 1923; essa accorpò le Squadre d’azione del Partito Nazionale Fascista (Camicie nere) e la milizia dei Sempre Pronti per la Patria e per il Re dell’Associazione Nazionalista Italiana (Camicie azzurre).

    Dal 1927, l’arruolamento nella MVSN costituì l’atto finale della leva fascista, parallelamente all’iscrizione al Partito Nazionale Fascista, con l’adozione del saluto romano.

    Inizialmente pensata come milizia ad uso esclusivo del PNF (rispondeva solo al Capo del governo e a lui solo era dovuto il giuramento, in contrasto con l’obbligo di giuramento al sovrano), nel tempo con la “costituzionalizzazione” del fascismo e divenendo forza armata, con un evidente contrasto con il Regio esercito, perse la sua esclusività nei compiti e finì con l’affiancarsi quasi del tutto alle altre forze armate.

    Dopo la caduta del fascismo, fu sciolta, con il Regio Decreto Legge del 6 dicembre 1943, n. 16/B, dal governo Badoglio I.

    Organizzazione
    La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale nasceva dall’esigenza del Partito Nazionale Fascista, appena giunto al potere, di irregimentare le squadre d’azione in una vera e propria milizia riconosciuta dallo Stato. A fronte di ciò, Benito Mussolini incaricava una commissione di studio, composta da Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi, Aldo Finzi, Italo Balbo e Attilio Teruzzi, di studiare il problema.

    La commissione realizzava un progetto sulla formazione e organizzazione di un corpo di volontari, inquadrato nell’esercito nazionale mediante regolare reclutamento, in una fascia di età compresa tra i 17 e i 50 anni, analogamente ad altri Stati che godevano di altrettante milizie. Questo avvenne per i primi quattro anni. Il servizio di leva obbligatorio poteva essere svolto anche all’interno della milizia.

    La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale venne creata il 1º febbraio 1923, sulla base delle vecchie squadre d’azione fasciste, per concorrere a “mantenere all’interno l’ordine pubblico”. Il primo comandante generale fu Emilio De Bono, con due comandanti generali, Cesare Maria De Vecchi e Italo Balbo, tutti quadrumviri della Marcia su Roma. Con Regio Decreto del 4 agosto 1924 la M.V.S.N. entrò a far parte delle Forze armate dello Stato, per cui le Camicie Nere prestavano giuramento al re e non al Partito fascista, e la Milizia divenne la quarta forza armata italiana.

    La M.V.S.N. era strutturata territorialmente, originariamente su base volontaria, formata esclusivamente da iscritti al Partito Nazionale Fascista di età comprese tra i 16 e i 50 anni (inclusi reduci della prima guerra mondiale e ufficiali del Regio Esercito, promossi di un grado a seguito dell’adesione); dal 1927 venne integrata l’iscrizione su base obbligatoria secondo i precetti della leva fascista, traendo le giovani reclute delle Legioni direttamente dagli avanguardisti con il compimento del 18º anno di età (dal 1930 del 20º anno). Oltre i 36 anni il milite entrava nelle unità territoriali sino ai 55 anni, con il nome di triario.

    In caso di mobilitazione, era possibile l’arruolamento volontario nella MVSN in alternativa al servizio militare da prestare presso il Regio Esercito.

    L’organizzazione della Milizia si articolava su un comando generale (il comandante generale era Benito Mussolini, con il grado di Primo caporale d’onore; alle sue dipendenze il capo di stato maggiore, preposto a reggere il comando generale). Il territorio del regno era ripartito in quattro raggruppamenti (Milano, Bologna, Roma, Napoli) al comando di luogotenenti generali. Ogni comando di raggruppamento aveva alle proprie dipendenze un certo numero di gruppi (33 in totale) retti da consoli generali e a sua volta più gruppi costituivano un comando di zona. Ciascun comando di gruppo aveva alle proprie dipendenze un certo numero di legioni ordinarie (120 in tutto) comandate da consoli.

    La struttura della M.V.S.N. era a ordinamento ternario: ogni legione si componeva di tre coorti, a loro volta formate da tre centurie; ogni centuria era formata da tre manipoli e ogni manipolo da tre squadre. Dopo alcune modifiche sostanziali all’ordinamento, susseguitesi tra 1929 e il 1935, nel 1939 si tornava alla struttura di partenza.

    Un gruppo di legioni, corrispondeva a una brigata, la Legione, corrispondeva a un reggimento, la coorte al battaglione, la Centuria alla compagnia, il manipolo al plotone e la squadra, con una terminologia di ovvia origine romana. Anche i gradi si richiamavano all’antica Roma: i colonnelli della M.V.S.N. erano chiamati consoli, i capitani centurioni, e così via.

    La M.V.S.N. era costituita dalla Milizia ordinaria e da quelle speciali. Le specialità della M.V.S.N. erano: Forestale, Stradale, Ferroviaria, Postelegrafonica e Portuale. Alla Milizia ordinaria appartenevano la Milizia Confinaria, quella Coloniale e la Milizia Universitaria, che aveva compiti d’istruzione premilitare. Nel 1930 vennero aggiunte la Milizia per la difesa contraerea (prima D.A.T., poi DICAT) e la Milizia Marittima (MilMart). Per quanto concerne gli ufficiali, vi erano quelli in servizio permanente effettivo, quelli inclusi nei cosiddetti quadri (non abitualmente in servizio, ma richiamabili) e quelli compresi nella riserva. Il sistema prevedeva la possibilità per gli ufficiali generali e superiori, nonché per i centurioni, di transitare a domanda, dalle altre Forze armate alla Milizia. Il Comando generale, delegato per legge, provvedeva alla nomina degli ufficiali.

    Il servizio svolto dai miliziani della MVSN fino al grado di caposquadra (che corrisponde grosso modo a quello di sergente) non era di carattere continuativo, ma si basava su delle chiamate periodiche, in genere in vista di particolari eventi o per ragioni addestrative. La mobilitazione generale era di esclusiva competenza di Mussolini.(fonte)