Parma, 23 Febb. 1899
Cara Cognata,
Ho bisogno di un piccolo favore da te e te ne anticipo i ringraziamenti.
ecco di che si tratta: come saprai la mia matrigna dopo essersi impegnata, presente ancora la salma del mio povero Padre, a rispettare ed eseguire tutte le volontà di mio Padre compresa quella di continuarmi l’assegno mensile che egli mi faceva (godendo essa, che è ricca e non ha figliuoli né parenti, la pensione) venuto il momento di mantenere la promessa, dichiarò di non essere obbligata a nulla, di non aver preso nessun impegno, e invocando la legge, nulla mi diede, né mi darà. Dinnanzi a questo ingiusto deprecabile trattamento io allora le feci richiedere che almeno mi volesse far avere quegli oggetti che in varie occasioni di miei traslochi avevo lasciati presso mio Padre, per comodità mia e per evitare che si guastassero o si rompessero.
A questo essa oppose che occorrevano le prove che quegli oggetti erano di mia proprietà. anzi ora, per farmi recedere da ogni rivendicazione, minaccia e si dice disposta a far pubblicare il destamento di mio Padre, per volere la sua quarta parte di usufrutto, alla quale, nota, essa aveva già a voce e per iscritto rinunciato.
Come andrà questa storia non posso prevedere; patrocinio, perché per avere dieci sarebbe stoltezza esporsi a spendere cento.
A questa istanza vanno unite le prove della mia proprietà di questo o quell’oggetto.
Mi occorrerebbe che tu mi facessi una dichiarazione o attestazione che:
1° Una fruttiera di maiolica antica traforata con piatto pure traforato furono dati a tua sorella Emilia e sono dell’eredità materna; (ti ricorderai che codesti oggetti furono comperati da tuo Papà a Emilia quando fummo a Venezia.)
2° che ti consta di certa scienza che tua sorella Emilia comperò a Milano poltroncina bassa imbottita (già coperta di stoffa verde) dalla Signora Giuseppina Ballerini, e che l’hai sempre veduta in casa di me, tuo cognato, a Milano;
3° che tu hai sempre visto in casa mia una piccola etagere a tre piani, sulla quale tenevo dei libri a Milano (ricordi?) – e una coppa di maiolica colorata da deporvi giace sul lavabo; (la ricordi? era di questa forma ….segue disegno…, alta una ventina di centimetri).
Per redigere questa dichiarazione fatti assistere dall’Avv. to Crescini, pregandolo anche a mio nome e facendogli leggere la presente. Ti pregherei di farmi avere la dichiarazione con qualche sollecitudine perché debbo unirla alla domanda.
Ed ora, dati passo a queste noiose brighe, ti do notizia di noi.
Io lavoro come un mulo, potrei star meglio di salute, ma non dubito di star bene quando mi sarò levato dallo stomaco questi ed altri affari con i miei parenti, i quali tutti, pare, mi considerano un delinquente perché sono loro creditore e cercano di non soddisfarmi o di strozzarmi o di darmene insomma meno che possono.
Vostra sorella – povera cagna, dite voialtri, ha il suo da fare coi grandi e coi piccoli e sta perfino trentacinque, quaranta, quarantatre giorni senza uscire di casa. Non so come faccia a durarla così, e sempre ben messa, ma in questi ultimi tempi disturbata moralmente anche lei per tutte queste boierie che ti ho detto.
E veniamo ai tuoi nipoti: ho voluto tenerli per ultimi perché Dulcis in fundo:
n°1 – Tullia, la tua Tullia che hai tanto viziato, bellina, alta, sana, fa la quinta ginnasiale con molto onore, anzi insieme al n° 2, è la più brava della classe.
n°2 Carlo, al quale tu favoristi sempre tutti i capricci, bel ragazzo, vivacissimo bravissimo a scuola, una tempesta in capa, ma con suo Padre sta in riga; legge sessanta volumi al mese, a battuto tutti i suoi compagni maggiori di lui di tre quattro anni, e diventerà qualche cosa.
(Il n°1 e il n°2 sono sempre in contrasto fra di loro per ragioni di studi.)
n°3: Federico, bellissimo e carissimo bambino, che tutti vogliono per la sua soavità di carattere che ruba il cuore, destinato a diventare grande ingegnere edilizio, affettuosissimo, benché poco espansivo.
n°4: Pina, detta anche Pani, o Ingosoni, avvocato dei poveri etc. etc. viziata da tutti; peso Kg. 22 e forse più; sana; affettuosissima e molto espansiva: In complesso di tutta questa marmaglia non possiamo lamentarci, anzi ne abbiamo molte e vive compiacenze. Se con questa definizione sommaria ti ho fatto venir la voglia o, dirò meglio, ti ho aumentata la voglia di rivederli, sappi che anche loro, e ach’io, abbiamo voglia di rivedere te e ci auguriamo che ciò possa avvenire.
Ma debbo per un momento tornare agli affari: Tu fosti a trovarci in Adria: ti ricordi che nel mio tinello c’era una credenza di noce chiara a bordi neri? Se sì, aggiungi una dichiarazione anche per questa.
Ed ora chiudo pregandoti di salutarci caramente Bepi e i suoi figluoli e di darci stesse notizie di voi quando mi risponderai.
Frattanto ti saluto e ti ringrazio.
Fate di star bene, abbiate i saluti affettuosi di vostra sorella e baci dai ragazzi e credimi
tuo aff. mo cognato
Tullo
1,00
20
44
44
30
10
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2,48
15
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2,53
16
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2,79
1,00
1,80
67
35
12