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Giuseppe Volpi di Misurata, 1927

    Giuseppe Volpi di Misurata, 1927
    Giuseppe Volpi di Misurata, 1927

    IL MINISTERO DELLE FINANZE
    Roma, addì 8 AGO 1927
    Anno V.

    Con Decreto Reale in corso la S.V.Ill.ma
    è stata nominata membro del Consiglio di Amministra_
    zione della “Cassa di Ammortamento del Debito Pubbli_
    co dello Stato”.=[1]
    Pertanto nell’esprimerle il mio vivo com_
    piacimento per tale nomina La prego d’intervenire alla
    Seduta che avrò luogo giovedì 11 corrente alle ore 17
    presso questo Ministero (Gabinetto) per procedere al_
    la costituzione di tale Ente.=

    IL MINISTRO

    Volpi[2]

    Ill.mo Signor
    Gr. Uff. ALESSANDRO CERESA[3]
    Direttore Generale del Debito Pubblico

    = ROMA =

    in alto n. 4744


    Note

    [1] Istituita nell’agosto 1927 la Cassa autonoma di ammortamento del Debito Pubblico interno l’opera del nuovo Istituto fu coordinata col Consorzio torinese il quale consegnò alla Cassa i titoli, sino allora accumulati per destinarli all’abbruciamento; i quali titoli sino al 31 dicembre 1929, ammontarono a 173 milioni e 483.100 lire in valore nominale, pari a una rendita annua di lire 7 milioni 286.449,50. Ora la Commissione direttiva del Consorzio considerando che l’Erario si era direttamente assunto il compito, ideato nel 1866 per eccitare il popolo italiano a contribuire con offerte spontanee all’ammortamento del Debito Pubblico, giudicò esaurito il mandato che gli odierni amministratori derivarono dai fondatori dell’Ente, e perciò ne deliberò la cessazione.(fonte)

    Conseguentemente, di lì a qualche mese – nel successivo gennaio 1926 – Volpi avrebbe ottenuto anche la sanatoria con l’Inghilterra, che di fatto avrebbe abdicato all’85% dei propri crediti verso l’Italia.
    Strettamente collegate a queste iniziative di aperture del mercato finanziario internazionale, che avrebbero comportato un eccesso di offerta di moneta italiana, si posero le misure di politica deflazionistica, che sarebbero state precedute dall’intervento di unificazione degli istituti di emissione nella Banca d’Italia nell’agosto 1927 e si sarebbero concluse il successivo 21 dicembre con la definizione di “quota 90” e il conseguente intervento nel mercato dei cambi e nella parità aurea che la stessa Banca d’Italia avrebbe dovuto garantire. Anche se, va ricordato, la definizione di alcuni elementi tecnici di tale linea, come il livello di rivalutazione e stabilizzazione della lira, videro Volpi in una posizione critica di fronte alle pretese prosopopeiche di Mussolini condensate nell’espressione di propaganda politica che “la sorte del regime è legata alla sorte della lira”. Il ministro delle Finanze infatti – ancora una volta portavoce dei maggiori ambienti finanziari e industriali italiani, come attestano gli interventi diretti di Giuseppe Toeplitz, Antonio Stefano Benni o Riccardo Gualino – riteneva più che sufficiente ad assicurare la stabilità dei cambi sul piano internazionale il raggiungimento del cambio della lira con la sterlina a 120-125 o, tutt’al più, 100-110.(fonte).

    [2] Giuseppe Volpi, conte di Misurata. Finanziere, industriale e uomo politico (Venezia 1877 – Roma 1947). Fondatore (1905) della Società adriatica di elettricità (SADE), fu tra l’altro senatore (dal 1922) e presidente di Confindustria (1934-43). Più volte direttore della Biennale di Venezia, promosse la I Esposizione internazionale d’arte cinematografica (1932).
    Figlio di un ingegnere edile, dopo la morte prematura del padre abbandonò gli studî universitarî e si mise in affari. Rappresentante di commercio, entrò in contatto con gli ambienti finanziarî legati alla Banca commerciale e con l’appoggio di quest’ultima promosse attività economiche in Oriente e nei Balcani. Nel 1903 assicurò al capitale italiano il monopolio dei tabacchi nel Montenegro e nel 1905 la società Antivari, da lui fondata, ottenne l’appalto per la costruzione della ferrovia Antivari-Vir Pazar. In Italia fondò la Società adriatica di elettricità, destinata a diventare uno dei più potenti gruppi industriali del paese, e progettò la costruzione del porto di Marghera (iniziata nel 1919). Membro della delegazione italiana a Ouchy (1912) e alla Conferenza di Parigi (1919), fu governatore della Tripolitania (1921-25). Ministro delle Finanze (1925-29), regolò i debiti di guerra e inaugurò una politica volta ad accrescere il controllo statale sull’economia: operò la riduzione della circolazione monetaria e quella del debito pubblico e nel dicembre 1927 firmò la legge di stabilizzazione della lira, la cosiddetta “quota novanta”. Fu senatore e membro del Gran consiglio del fascismo; nel settembre 1943 fu arrestato dai Tedeschi; liberato, riparò in Svizzera (1944) e nel 1947 tornò in Italia.(fonte)

    [3] Il ministero Volpi (1925-1928) porta alla ribalta uomini nuovi. A Conti Rossini, succedono alla direzione generale del Tesoro Luigi Pace, Federico Brofferio e, nel 1928, Vincenzo Azzolini. Nello stesso anno, Azzolini viene nominato direttore generale della Banca d’Italia. Si pone il problema della successione alla direzione del Tesoro. La carica passa ad Alessandro Ceresa, che non è destinato a durare. Conti Rossini sostiene la candidatura di Grassi. Nel 1928 il ministro, Antonio Mosconi (1866-1955) lo nomina direttore generale. Con la nomina, si aprono a Grassi le porte di numerosi e prestigiosi consigli di amministrazione, tra cui quello della Banca Nazionale del Lavoro negli anni di Arturo Osio. Il legame con la BNL è strumentale al particolare ricorso all’istituto, che caratterizzerà l’azione di Grassi negli anni Trenta. A seguito della nomina, siamo nell’ultimo quarto del 1928, pubblica sulla rivista “Economia” l’articolo intitolato Le innovazioni al conto del Tesoro. L’argomento è la riforma attuata da Mosconi, vista come parte del programma della terza fase della finanza fascista, dopo quella produttivista di De’ Stefani e quella stabilizzatrice di Volpi: essa viene descritta come un progresso sulla via della semplificazione e trasparenza dei documenti destinati a far conoscere al pubblico la situazione finanziaria dello Stato.(fonte)