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Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. 1957

    Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. 1957
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    ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA[1]
    COMITATO PROVINCIALE DI ROMA

    LEGA FIUMANA
    Nel decennale della firma dell’accordo che ha strappato la nostra
    Città dalla sua Madrepatria – condannandoci all’esilio e alla lontananza
    della terra che ci diede i natali – incancellabile permane in noi il ricordo
    delle più fulgide nostre tradizioni.
    La Festa dei SS. Patroni – Vito e Modesto assume fra queste tradizioni
    un ruolo preminente: anche nel 1957 – a dieci anni dall’infausto
    Diktat – sentiamo tutti il dovere di unirci compatti per celebrarla a Roma,
    con devozione e sicura fiducia di rinnovare ancora il rito – in giorni non
    lontani – nelle nostre Piazze Dante all’ombra del Tricolore d’Italia.
    Vicini a noi in queste giornata – come sempre – non mancheranno,
    ospiti graditissimi, gli amici istriani e dalmati.

    IL PRESIDENTE
    (Dr. Arturo de Maineri)[2]

    PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI
    PER DOMENICA 16 GIUGNO 1957

    MATTINO

    Ore 8,45 – ad Acilia – verrà celebrata una S. Messa per la collettività degli
    esuli Fiumani colà residenti, dal giovane Sacerdote Fiumano: Don
    Egidio Crisman[3]. Ore 11 – a Roma – nella Basilica di S. Marco, in Piazzetta Venezia,
    S. Messa celebrata dallo stesso Sacerdote, per la collettività
    residente in città.

    POMERIGGIO

    Dalle ore 17,30 alle 24 – la collettività fiumana e gli ospiti si riuniranno
    per la solita Festa Campestre alla Trattoria – Pizzeria (Bar – Dancing)
    situata sulla Via Cristoforo Colombo – ingresso Luna Park (EUR).
    Servizio completo di cucina – pizzeria e bar (alla portata di tutte
    le tasche), per gli amanti del ballo funzionerà l’Orchestrina del
    Quintetto ‘Stars’ il locale è attrezzato di un’ottima pista da
    ballo, e sarà illuminato alla Veneziana).

    Intervenite TUTTI con le vostre famiglie a questa simpatica e tradizionale festa dei nostri SS. Patroni

    ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA
    COMITATO PROVINCIALE DI ROMA

    LEGA FIUMANA
    Fam. D’Ancona sig Enrico
    Via Corradi, 5
    Roma


    Note

    [1] L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) è un’associazione italiana di esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
    In base alle informazioni del sito web di tale organismo la costituzione risale al 1947 a Milano. Secondo Mario de Vidovich, esule da Zara, fu fondata a Roma il 20 giugno 1948 con la partecipazione di ottanta comitati provinciali di esuli istriani, fiumani e dalmati già attivi nelle singole realtà locali. All’inizio le associazioni di profughi erano tante e diversificate. L’ANGVD fu l’unica a strutturarsi a livello nazionale, caratterizzandosi fin dall’inizio per una spiccata fede religiosa ed un impegno ideologico apartitico. Secondo le ricerche archivistiche di Silvia Arrigoni nella sede nazionale dell’ANVGD, a Roma: “Nel 1948 questo insieme variegato di profughi si denominava Comitato Nazionale per la Venezia Giulia e Zara.
    Si trasformò in Associazione Nazionale per la Venezia Giulia e Zara, per assumere poi definitivamente il nome attuale, ovvero Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Nel febbraio 1947 si era tenuta un’assemblea a Bologna, la prima, che cercava di dare un corpo unitario alle organizzazioni sorte in Italia. Era evidente a tutti che soltanto un’organizzazione unita, compatta e forte avrebbe potuto conseguire dei risultati ed avrebbe potuto far sentire la propria voce presso i numerosi interlocutori governativi cui l’Associazione doveva rivolgersi se intendeva perseguire gli obiettivi che si era posta”.
    Nel 2013 scrive Paolo Scandaletti: A seguito del pieno rientro di Trieste in Italia, ma con la rinuncia al restante territorio, nel 1954 si verifica la scissione dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), accusata dall’interno di essere filogovernativa. Ne escono quasi in trentamila, circa un terzo degli iscritti, e nasce l’Unione degli Istriani.(fonte)

    [2] Arturo Maineri de Meichsenau, noto anche come Arturo Meichsner de MeichsenauArturo von Meichsner o Arturo de Maineri (Fiume, 4 aprile 1904 – Cagliari, 13 ottobre 1966) è stato un politico e matematico italiano.
    Discendente di una famiglia del Patriziato di Norimberga e di militari dell’Impero austro-ungarico, aderì al fascismo dopo la presa del potere di Mussolini. Nel 1935 fu volontario nella Guerra d’Etiopia e successivamente in Africa settentrionale, fu poi Direttore Generale della raffineria ROMSA di Fiume e nel 1940 fu Podestà di Fiume a soli 36 anni.
    Pluridecorato delle campagne di Etiopia e Africa settentrionale, grazie all’intercessione del vescovo di Fiume Ugo Camozzo divenne commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno.
    Dal 1943 al 1945 fu segretario del Partito Fascista Repubblicano a Fiume e fu assieme al podestà Gino Sirola le due più alte cariche in mano agli italiani durante l’occupazione nazista della città. Riuscì a fuggire durante l’occupazione jugoslava della città e si rifugiò prima a Crespano del Grappa e poi a Venezia. Successivamente per l’esperienza compiuta alla Direzione della raffineria ROMSA a Fiume, fu infine ad assunto dalla RASIOM, raffineria di petrolio costruita ad Augusta in Sicilia da Angelo Moratti. Sempre per la RASIOM fu poi trasferito a Roma dove fu anche Presidente della Lega fiumana di Roma e vice presidente nazionale dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Morì a Cagliari a 62 anni d’età dove aveva seguito il sorgere della raffineria SARAS di Sarroch, sempre per conto della famiglia Moratti.(fonte)


    L’ex caserma militare “Giuseppe La Masa” divenne il CPR di Termini Imerese – oggetto di una minuziosa ed appassionata ricerca condotta dallo storico Fabio Lo Bono – ed ospitò circa 2mila esuli di cui 520 provenienti dalla frontiera orientale.  Il CPR di Catania, secondo testimonianze attendibili di esuli che hanno vissuto lì, era ubicato in zona Cibali e si trattava, anche in questo caso, di un’ex caserma. In entrambi i casi i servizi igienici e le aree “ricreative” erano in comune.
    L’inserimento dei profughi all’interno del tessuto sociale siciliano fu caratterizzato da un’iniziale diffidenza mista a sospetto, considerando che all’epoca era molto diffuso il pregiudizio che attribuiva ai profughi l’epiteto di fascisti. Tuttavia, quell’iniziale sospetto lasciò spazio ad atti di accoglienza e solidarietà. Un esempio di ottimo inserimento sociale è da considerare quello del fiumano Arturo De Maineri. Dal 1943 al 1945 fu segretario del Partito Fascista Repubblicano a Fiume insieme al podestà Gino Sirola, ricoprendo le due più alte cariche in mano agli italiani durante l’occupazione nazista della città. Riuscì a fuggire durante l’occupazione jugoslava della città e si rifugiò prima a Crespano del Grappa e poi a Venezia. Tempo dopo, in virtù dell’esperienza compiuta alla Direzione della raffineria ROMSA a Fiume, venne assunto dalla RASIOM, raffineria di petrolio costruita ad Augusta, da Angelo Moratti. Creare un ponte tangibile e reale tra gli eventi accaduti e la loro risonanza sulle vite dei singoli permette di non rimanere indifferenti, invitando all’ascolto e fungendo da deterrente al reiterarsi di tragedie in cui il confine tra esuli e persecutori è molto labile.
    Da: “Testimonianze dell’esodo giuliano-dalmata in Sicilia” di Federica Concetta Vecchio(fonte)

    [3] Monsignor Egidio Crisman, esule da Fiume. Aveva 90 anni. Era stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo Ugo Camozzo nel 1954. Particolarmente vicino agli esuli, non mancava mai ai Raduni dei Fiumani a Montegrotto Terme e, negli ultimi anni, neanche a quelli che si tenevano nella sua amata città natale. In occasione della ricorrenza patronale dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia, o in quella di Ognissanti, era sempre in Cattedrale a fianco dei sacerdoti ordinari che officiavano le funzioni di rito in lingua italiana. Se poteva, a ogni inizio di maggio, partecipava anche alla Santa Messa commemorativa in suffragio dei caduti a Castua.

    Insegnante, uomo di cultura, appassionato di musica e della montagna, prete zelante, fu parroco ai Passi e in San Marco alle Cappelle e accompagnò centinaia di giovani ai sacramenti. Dal 1962 al 1975 fu parroco della chiesa dell’Immacolata, nel quartiere I Passi, a Pisa. Poi passò alla parrocchia di San Marco alle Cappelle, al “Portone”, dove rimase fino al 2001.(fonte)