Vai al contenuto

Maria Mirri in Conti. 15 maggio 1891

Maria Mirri in Conti. 15 maggio 1891
« di 2 »

Maria Mirri in Conti
moglie di Vincenzo Conti
morta a Lugo Settembre
– 1906 –

madre di =

Saveria Conti – Emiliani – Luigi Conti –
Antonio Conti –
Mariannina Conti in Rubini

V. Ceregato
Lugo

retro

17 Maggio 1891

Studio Fotografico

V. Ceregato[1]

Lugo

Via Tellarini 59

Maria Mirri Conti
d’anni 65


Data: 17 Maggio 1891

Autore: Vittorio Ceregato, studio fotografo

Soggetto: Ritratto della signora Maria Mirri Conti

B/N Colore: Seppia

Dimensioni: 11×16,5 cm (supporto primario)

Materiale: cartoncino

Tecnica:  albumina

© Archivio Sacchini


Note

[1] Nell’Annuario d’Italia guida generale del Regno

Appare alla pagina 1534, Circondario di Lugo, alla voce: Fotografi. Ceregato Vittorio – Galassi G. (fonte)

CEREGATO Vitt. (att. 192.). Zara (Dalmazia).
Bibliografia: Annuario Generale d’Italia. Guida Generale del Regno, a. XXXVIII (1923), vol. II, p. 2219.(fonte)

La stampa all’albume (o all’albumina) è un tipo di stampa fotografica introdotta nel 1850 da Louis Désiré Blanquart-Evrard. La carta all’albumina sostituì le precedenti carte salate e divenne in breve tempo il più diffuso positivo fotografico prodotto commercialmente.

Caratteristiche

Il nome di questa tecnica deriva dal fatto che la chiara d’uovo (l’albume appunto) veniva adoperata come legante: mischiata al cloruro di sodio formava un’emulsione che veniva applicata su un lato del foglio di carta facendo galleggiare quest’ultimo sopra l’emulsione stessa. Una volta asciugati, i fogli venivano tagliati secondo i formati più diffusi e messi in commercio.

La sensibilizzazione dei fogli veniva eseguita dal fotografo facendo galleggiare il foglio, dal lato emulsionato, sopra una soluzione di nitrato d’argento, il quale reagendo con il cloruro di sodio presente nell’albume formava cloruro d’argento. Il cloruro d’argento, instabile alla luce, rendeva possibile la formazione di immagini fotografiche mediante la stampa a contatto di negativi (lastre di vetro al collodio) posti sopra il foglio di carta albuminata. In un secondo momento fu possibile acquistare carte presensibilizzate tramite l’impiego di acido citrico aggiunto al legante come conservante, ma anche in questo modo la conservazione della carta sensibilizzata restava limitata a pochi giorni.

Storia

Il formato di stampa più diffuso utilizzando la carta all’albume divenne la carte de visite, proposta da André-Adolphe-Eugène Disdéri. La carta all’albumina era poco stabile e tendeva a ingiallire; prodotta fino al 1920, affiancata dagli aristotipi, venne abbandonata solo con l’introduzione negli anni Ottanta della carta alla gelatina bromuro d’argento.(fonte)