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Metodo

Sul metodo dell’archivio
L’archivio è composto da documenti, in prevalenza cartacei, provenienti da contesti diversi: aste, vendite online, mercatini, e così via. Con il tempo abbiamo continuato ad alimentarlo, spinti da un interesse profondo per le testimonianze del passato — quasi una ricerca di comunicazione diretta con chi ci ha preceduto.
Abbiamo immaginato e sviluppato questo spazio web come una sorta di tela, sulla quale imprimere colori scelti per attrazione e curiosità.
Proprio come un pittore seleziona una tinta dalla tavolozza per delineare un dettaglio, una forma o un volume all’interno di una composizione, così noi selezioniamo e portiamo alla luce storie dall’archivio, affinché diventino parte di una rappresentazione — ma anche di una scoperta in fieri — di una trama che, pian piano, si disvela.
A differenza del lavoro di chi compone e restituisce una narrazione già nota e strutturata, qui ciò che prende forma è sconosciuto anche a noi, che ne tracciamo il disegno. È un quadro che si fa nel suo stesso farsi, e si svela nel tempo, mentre lo si crea.
Quella che va delineandosi oggi abbraccia i secoli XIX e XX.
Il ritrovamento di alcuni documenti particolarmente singolari e distanti dalla gamma finora raccolta — intendiamo quelli dei secoli XV–XVII — ci hanno offerto lo spunto per introdurre elementi volutamente distonici rispetto all’arco temporale rappresentato. Elementi che, a nostro avviso, conferiscono una profondità ulteriore allo spazio.
Come si può intuire, il nostro approccio a questo lavoro riflette più la nostra formazione e sensibilità di pittori, illustratori e grafici, piuttosto che quella di uno storico o di un archivista, che affronterebbero il progetto con metodi più rigorosi e scientifici.
In sostanza, ciò che desideriamo realizzare è un’operazione artistica, utilizzando un medium diverso dai pigmenti, dalla creta o dal marmo: il medium della storia, nelle sue tracce materiche e nei suoi reperti documentali.
L’Archivio come Tela
“Non seguiamo una procedura storica tradizionale. Non cerchiamo una verità da confermare, ma un senso che emerga. Il nostro è un metodo che si costruisce facendo.”
1. L’Archivio come materia viva
Non concepiamo l’archivio come un deposito statico o un contenitore chiuso. Lo intendiamo come una materia attiva, che pulsa e si modifica mentre la interroghiamo. Ogni documento non è solo testimonianza: è segno, eco, dettaglio, che innesca intuizioni visive e narrative.
2. Il gesto dell’artista come lettura
Il nostro approccio è estetico: trattiamo i documenti come elementi compositivi. Li leggiamo come si legge una forma, una pennellata, una luce in un quadro. Non li “spieghiamo”, li mettiamo in relazione. Così, il montaggio diventa parte dell’opera, il gesto di selezione una dichiarazione poetica.
3. La narrazione non è data, si genera
Non partiamo da una storia da raccontare, ma da un’immagine che ancora non c’è. Il percorso è processuale, in fieri. I significati emergono con il tempo, per accumulo, per contrasti, per analogie, come in un’opera che si compone via via che si osserva.
4. Distonia come strumento critico
Introduciamo elementi fuori tempo, materiali che appartengono a secoli differenti, per rompere la linearità storica. È una scelta volutamente distonica, che invita a ripensare l’idea stessa di continuità temporale e di coerenza archivistica. Questo contrasto crea profondità e spessore percettivo.
5. Storia come medium
Pensiamo la storia come un medium artistico, alla pari del colore, della creta, della parola. I documenti sono tracce materiche, ma anche zone di ambiguità e potenza espressiva. Lavorare con essi significa esplorare forme di memoria, immaginazione e temporalità.
Vuoi coinvolgerti?
Questo è in invito ad artisti, ricercatori, filosofi, curatori o scrittori a proporre una lettura, una rielaborazione o una riflessione basata su un documento scelto dal nostro archivio.
Un Documento, Uno Sguardo
Piccole esplorazioni sul potere evocativo dell’archivio.