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Sentenza. 1853

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    SENTENZA.

    Brigatti Eligio di Giovanni Antonio, d’anni 25, di Ronco nella Provincia milanese, domiciliato a Milano, falegname di pianoforti, celibe;
    Faccioli Cesare di Giuseppe, d’anni 42, di Corte Olona, domiciliato a Milano, garzone da caffè, celibe;
    Canevari Pietro di Giovanni, d’anni 23, di Pobbio in Piemonte, dimorante a Milano, facchino, celibe;
    Piazza Luigi di Pietro, d’anni 29, di Cuggiono nella Provincia milanese, domiciliato a Milano, falegname, celibe;
    Piazza Camillo, di lui fratello, d’anni 26, stampatore di caratteri, celibe;
    Silva Alessandro di Ambrogio, d’anni 32, milanese, cappellajo, ammogliato;
    Broggini Bonaventura di Andrea, d’anni 57, di Lugarno nella Provincia comense, dimorante a Milano, garzone da macellajo, celibe;
    Furono jeri tradotti dinanzi al Giudizio Statario Militare sotto l’accusa d’aver preso parte alla sommossa popolare del 6 corrente in questa Città, distinguendosi principalmente nei seguenti fatti, e cioè i primi tre nella costruzione di barricate, – e gli altri, uniti a diversi sediziosi i più con armi da taglio e da punta, in aggressioni a soldati accompagnate da ferimenti e perfino da rapimento di roba, come avvenne al soldato aggresso dai Piazza, mentre lo stesso Broggini era armato di stilo.
    Convinti essi di tale loro reato col mezzo di testimonj, ed il Canevari anche per la propria confessione, il medesimo Giudizio Statario Militare, a termine del Proclama 10 marzo 1849 di S. E. il sig. Feld-Maresciallo Conte Radetzky, li condannò alla morte mediante la forca. La quale Sentenza ebbe la Superiore conferma, e fu eseguita nel medesimo giorno di jeri. Milano, dall’I. R. Comando Militare della Lombardia, il 9 febbrajo 1853.
    Dall’Imperiale Regia Stamperia

    L’insurrezione italiana

    K. Marx:

    …… Dal telegrafo elettrico siamo stati informati che il 6 ha avuto luogo una insurrezione a Milano che sono stati affissi dei manifesti, uno di Mazzini e l’altro di Kossuth, i quali esortano gli ungheresi dell’esercito austriaco a unirsi ai rivoluzionari; che l’insurrezione è stata dapprima soffocata, ma poi è ricominciata; che gli austriaci di stanza nell’arsenale sono stati massacrati, ecc.; che le porte di Milano sono state chiuse. I giornali governativi francesi, è vero, comunicano due altri dispacci, datati l’uno da Berna l’8, l’altro da Torino il 9, secondo i quali la sommossa e stata definitivamente repressa il 7. Ma il mancato arrivo di ogni informazione diretta al ministero degli esteri inglese negli ultimi due giorni, viene considerato come un sintomo favorevole dagli amici dell’Italia.
    Corrono voci a Parigi che a Pisa, a Lucca e in altre città regni una grande agitazione.
    A Torino, il ministero è stato convocato in tutta fretta, in seguito a una comunicazione del console austriaco, per deliberare sulla piega che hanno preso le cose in Lombardia.
    Le prime notizie pervennero a Londra il 9 febbraio, il qual giorno, per singolare coincidenza, è anche l’anniversario della proclamazione della Repubblica romana del 184939 della decapitazione di Carlo I nel 1649 e della deposizione di Giacomo Il nel 1689.
    In quanto alle possibilità dell’attuale insurrezione a Milano, v’è poca speranza di successo a meno che alcuni reggimenti austriaci non passino nel campo rivoluzionario. Lettere di privati da Torino, che dovrei ricevere tra qualche giorno, mi permetteranno probabilmente di fornirvi un resoconto particolareggiato di tutta la faccenda……
    Scritto l’11 febbraio 1853.
    Pubblicato sulla New York Daily Tribune n. 3701, 25 febbraio 1853.(fonte)