Vai al contenuto

Partito Nazionale Fascista. Deplorazione. 1923

    PNF deplorazione, Corgini 5 Giugno 1923
    PNF deplorazione, Corgini 5 Giugno 1923

    Partito Nazionale Fascista[1]
    Federazione Provinciale
    Reggio Emilia, li 5 Giugno 1923

    On. Dott.
    OTTAVIO CORGINI[2]
    Camera dei Deputati
    Roma

    In riscontro di Lei lettera delli 2 Corr. trasmetto alla S.V.I. l’ordine del giorno votato da questo Direttorio Provinciale il 4 Corrente:
    ” La Federazione Provinciale Fascista di Reggio Emilia prendendo atto della lettera dell’On. Corgini con la quale respingeva la deplorazione infertagli dalla Giunta Esecutiva del P.N.F. per l’adesione da Lui accordata all’On. Misuri, sciogliendo ogni riserbo, mentre

    DEPLORA

    la inopportunità del gesto compiuto in occasione del discorso Misuri [3] data sopratutto la sua posizione di membro del Governo,

    DISAPPROVA

    nel modo più assoluto come atto di grave indisciplina l’aver respinto la sanzione che per tale occasione e per tale motivo gli veniva inferta dalla Giunta Esecutiva del P.N.F.
    Tale ordine del giorno è stato trasmesso in copia per conoscenza alla Giunta Esecutiva del P.N.F

    Con osservanza

    IL FIDUCIARIO PROVINCIALE DEL P.N.F.

    SEGRETARIO GENERALE DELLA F.P.F.R.

    G.Fabbrici[4]

    imbro FEDERAZIONE dei FASCI di COMBATTIMENTO della PROVINCIA * DI REGGIO EMILIA


    Note

    [1] Il Partito Nazionale Fascista (PNF) è stato un partito politico italiano, espressione del movimento fascista. Nato nel novembre 1921 dalla trasformazione in partito del movimento Fasci italiani di combattimento, guidò la cosiddetta marcia su Roma che nell’autunno del 1922 portò Benito Mussolini a divenire presidente del Consiglio dei ministri. Nel 1923 si fuse con l’Associazione Nazionalista Italiana e tra la metà e la fine degli anni 1920 diventò, prima de facto e poi de iure, il partito unico del Regno d’Italia fino alla caduta del regime fascista, avvenuta il 25 luglio del 1943.
    L’organo ufficioso del partito era Il Popolo d’Italia, quotidiano fondato da Mussolini nel 1914. L’inno era Giovinezza, nella versione di Salvator Gotta del 1925, qualificato come Inno trionfale del Partito Nazionale Fascista. La legge 20 giugno 1952, n. 645 (detta «legge Scelba»), in attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana, ne vieta la ricostituzione.

    [2] Ottavio Corgini. Funzionario di banca ed esperto economista, sedette alla Camera del Regno d’Italia nella XXVI legislatura. Il 31 ottobre 1922 venne nominato sottosegretario al Ministero dell’agricoltura del governo Mussolini. Fu uno dei deputati fascisti dissidenti contrari al cambiamento di rotta della politica di Mussolini dopo il 1922, insieme a Cesare Forni e Alfredo Misuri, e rassegnò le dimissioni da sottosegretario il 7 giugno 1923, in seguito alle minacce ricevute dopo il discorso d’opposizione tenuto alla Camera da Misuri. Partecipò alla fondazione di Patria e Libertà, in vista delle elezioni politiche del 1924, ma si ritirò dalla corsa per timore delle ripercussioni da parte dei fascisti. Fece parte della Massoneria in esilio in Francia, compagno di Mario Bergamo al centro massonico di Emile Kahn.(fonte)

    [3] Sul Fascismo reggiano e sindacalismo in una situazione di intrinseca debolezza ed elevata conflittualità quale quella che caratterizza il movimento fascista reggiano fino all’avvio degli anni trenta, l’intero movimento sindacale conobbe, su scala provinciale, ampie parentesi di attenzione e funzionalità nei confronti della complessità dell’apparato organizzativo politico che pure si affermerà dopo varie e complesse vicende. L’affermazione violenta e progressiva del fascismo reggiano era stata condotta nel biennio 1921-22 da figure di nascente peso politico e di giovane età ma nella loro quasi totalità estranee a precedenti esperienze sindacali. Il vero potenziale referente in sede locale avrebbe potuto essere proprio quell’Ottavio Corgini che era stato invece una delle prime teste a cadere sotto il peso dell’incalzante normalizzazione che si concretizzava nell’affermazione di una élite che aveva fatto del terzetto Fabbrici-Muzzarini-Bignardi la propria arma di definitiva riappropriazione di un potere economico prima che politico che le agitazioni e le minacce sovversive degli anni precedenti avevano per qualche momento fatto tremare . La “controrivoluzione preventiva” assumeva ora la propria chiarezza nell’affermazione di questi giovani ras locali – pronti a spiegare una conflittualità che avrebbe informato alle proprie regole l’intera vita del fascismo reggiano fino alla sua caduta – diretti collaboratori di quell’ aristocrazia economica che aveva il reale ed effettuale controllo della provincia. Lo svolgersi della serrata lotta intestina che vide la capitolazione di Corgini (ma lo stesso Bigliardi sarebbe stato eliminato da lì a poco), sconfitto in sede nazionale per le sue posizioni dissenzienti, culminate nell’adesione all’ordine del giorno Misuri, nel Reggiano si accentrò proprio intorno alla sua ostinata difesa di una visione perdente dell’autonomia sindacale. Le vicende e le accese polemiche che caratterizzarono l ‘adesione forzata della Carnera di agricoltura alle corporazioni fasciste non segnarono infatti solo la fine della promettente carriera del sottosegretario all’Agricoltura (carica soppressa dopo le dimissioni del Corgini) quanto un deciso impedimento ad una efficace strutturazione delle organizzazioni sindacali agricole , trovandosi la federazione reggiana e l ‘autorità prefettizia costrette ad un’ opera di controllo e repressione delle residue tendenze autonomistiche , che si concretizzò solo nell’ agosto 1926 con la definitiva messa fuori gioco – con l ‘espulsione dal Pnf – di Angelo Parodi Delfino , figura di spicco del mondo imprenditoriale agricolo reggiano, già dirigente della disciolta Carnera d’agricoltura e primo presidente della Federazione agricoltori fascisti provinciale.
    da ANNALE 5 1985-1986 .. IL PNF IN EMILIA ROMAGNA Personale politico, quadri sindacali, cooperazione, ed. FRANCO ANGELI Fonte

    [4] Giovanni Fabbrici (Novellara, 6 luglio 1888 – Roma, 22 maggio 1950) è stato un avvocato e politico italiano. Nel 1919 Giovanni Fabbrici partecipa alla fondazione dei Fasci di combattimento ed è uno dei primi animatori del Fascio di Reggio Emilia. Presidente dell’ente nazionale fascista della cooperazione è eletto deputato al parlamento, nel 1924, e l’anno successivo è segretario provinciale della federazione fascista reggiana, carica dalla quale è costretto a dimettersi nel 1927. Presidente del consiglio provinciale dal 4 giugno 1923 fino al 1926, fu sospeso nel 1929 da ogni carica politica. Nel 1931 presiede il Consorzio Ferrovie Reggiane. È stato anche presidente della Cassa di Risparmio di Reggio Emilia dal 1930 al 1939 e membro della camera dei fasci e delle corporazioni. Muore a Roma il 22 maggio 1950.(fonte)