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Lettera di Ricciotti Garibaldi all’Ammiraglio A. Aubry

    Roma Via Pontefici 57

    Mio caro Aubry[1]
    Il giovane mio amico
    Negrini Secondo – Macchinista
    Regia Marina – attualmente
    in licenza – per avere compiuto
    la campagna nel Mare
    rosso con la Regia nave
    Barbarigo[2] – avendo perduto
    in questi giorni la mamma
    con il Padre ottantenne e
    l’unico fratello in famiglia
    ammalato, avrebbe bisogno
    di estendere la licenza per
    altri quaranta giorni.
    È una famiglia che conosco
    da molti anni perciò

    vi sarei molto grato se
    in qualche modo potrete
    soddisfare questa preghiera.
    Attendo di vedere i vostri
    pur troppo rari caratteri!
    Abbiatemi sempre vostro

    Ricciotti Garibaldi[3]

    Ps. Il sunominato ha
    già presentato domanda

    1907- Ricciotti Garibaldi, lettera all'Ammiraglio Augusto Aubry
    1907- Ricciotti Garibaldi, lettera all'Ammiraglio Augusto Aubry
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    Note

    [1] Augusto Aubry.
    Nato in Napoli il 29 aprile 1849, entrò allievo nella R. Scuola di marina il 27 novembre 1863; nel 1866 fu nominato guardiamarina, nel 1903 fu promosso contrammiraglio, vice-ammiraglio nel 1907.
    Deputato al Parlamento per il collegio di Castellammare d Stabia, poi per il 1° di Napoli, nella XXII e XXXIII legislatura, fu sottosegretario di stato per la marina dal 17 dicembre 1903 al 2 dicembre 1905 e dal 1 giugno 1906 al 15 dicembre 1909, valoroso collaboratore del ministro Carlo Mirabello in un periodo d’intensa e tenace preparazione dell’armata.
    Prese parte alla campagna del 1866, poi a quella d’Africa de 1889. 
    (fonte)

    [2] Barbarigo.
    L’Agostino Barbarigo è stato un avviso a elica della Regia Marina.
    Progettato dal generale ispettore del Genio Navale Benedetto Brin come unità di squadra di piccole dimensioni e scarso armamento ma elevata velocità, da impiegarsi anche nelle colonie, il Barbarigo, impostato nel 1876 nell’Arsenale di Venezia e riclassificato nave da guerra di III classe durante la costruzione, il 1º luglio 1877, venne completato nel 1879.
    Tra il 1895 e il 1898 il Barbarigo venne sottoposto a radicali lavori di rimodernamento nell’Arsenale di Napoli: la velatura, due alberi a vele auriche, venne eliminata in favore di due alberi di tipo militare, l’armamento venne incrementato e fu inoltre installato un nuovo apparato motore. Terminati i lavori il 30 marzo 1898, l’unità tornò in servizio il 1º aprile.
    Nel 1905 la nave fu ad Aden e Massaua.
    (fonte)

    [3] Ricciotti Garibaldi.
    Ricciotti Garibaldi (Montevideo, 24 febbraio 1847 – Riofreddo, 17 luglio 1924) è stato un politico, patriota e condottiero italiano, figlio di Anita e Giuseppe Garibaldi.
    Nell’ottobre 1870, seguendo il padre, partecipò alla guerra franco-prussiana, combattendo nei Vosgi, dove occupò Châtillon-sur-Seine comandando la 4ª brigata di volontari garibaldini e conquistò a Pouilly, durante la battaglia di Digione, la bandiera del 61º reggimento tedesco Pomerania, l’unica bandiera prussiana presa durante la guerra, terminata con la sconfitta francese. Alla firma dell’armistizio franco prussiano, la municipalità di Lione gli offrì il grado di generale e il comando della guardia nazionale cittadina, incarico che rifiutò su suggerimento del padre, memore delle incomprensioni avute a Montevideo comandando come straniero truppe patriottiche; si spostò poi a Parigi per osservare lo svolgersi delle vicende della Comune di Parigi (1871).
    Il suo impegno rivoluzionario proseguì quando Giuseppe Garibaldi ruppe definitivamente con Mazzini, prendendo posizione favorevole verso la Prima Internazionale dei lavoratori; nel novembre 1871 Ricciotti era a Londra, dove visitò Karl Marx e nella sua casa incontrò anche Friedrich Engels.
    Convinto interventista, non partecipò direttamente -ormai non più giovane- alla prima guerra mondiale, animando, tuttavia, il fronte interno. Spinse il figlio Peppino a raccogliere una legione di volontari italiani che fu impiegata nelle Argonne dove altri due suoi figli, Bruno e Costante, persero la vita.
    Successivamente, nel 1919, manifestò il suo appoggio all’Impresa di Fiume di D’Annunzio, offrendosi per supportare con i suoi uomini l’estensione al Montenegro delle vocazioni espansionistiche dei legionari fiumani. Aderì al fascismo, e ricevette personalmente Benito Mussolini, conosciuto durante il periodo irredentista, in occasione di una sua visita a Caprera il 10 giugno 1923.
    (fonte)