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Le stimmate somatiche degenerative in Stalin. 1942

    Pensiero Medico Gislero Felsh: Le stimmate somatiche degenerative in Stalin. 1942
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    Da un volume di prossima pubblicazione di Gislero Flesch, Stalin alla luce della psicologia criminale, originale e interessante lavoro che costituisca il primo apporto allo studio scientifico della personalità dello zar rosso, riproduciamo per i nostri lettori la primizia del primo capitolo ringraziandone l’egregio e brillante Autore.

    La scheda riempita dal colonnello di gendarmeria Shabelski, il 17 giugno 1902, sul detenuto Josif Vissarionovic Dzugashvili, arrestato per provocazione di sanguinosi tumulti, reca i seguenti connotati : « Statura : 2 arscìn, 4 vershòk e mezzo. Corpulenza : media. Età: 23 anni. Segni particolari : secondo e terzo dito del piede destro uniti. Aspetto esteriore : volgare. Capelli bruno-scuri. Barba e baffi : bruni. Naso : diritto e lungo. Fronte : diritta [ ? ] una bassa. Volto : lungo, abbronzato, segnato dal vaiolo », per cui la polizia Io soprannomina « Butterato ».
    Con scabra veracità Boris Basianov, già segretario di Stalin, così scrive della prima volta che lo vide: « Come io m’intrattenevo un giorno con Molotov nel suo gabinetto a discutere circa un regolamento, s’aprì la porta della stanza contigua ed entrò un uomo di media statura, dalla faccia orientale, con baffi neri. Indossando una casacca grigia e calzando stivaloni, avanzava lentamente, le mani dietro la schiena, dondolandosi con goffa noncuranza. Avendolo già veduto innumere volte in effigie, subito riconobbi Stalin ».
    Più efficacemente, il suo tipo fisico balza da queste righe del biografo Alexis Marcov : «Chi mai avrebbe potuto supporre — egli si domanda — che uno dei tipi più volgari di quella regione, uno dei tanti che sono mulattieri, falegnami, spacciatori di vino nei duchàn, smerciatori ambulanti di tappeti orientali, merciai che mettono banco dinanzi alle porte dei grandi alberghi, venditori che gridano ciapciala (frutta secca) ai mercati e nei bazar, e che con aria misteriosa offrono ai viaggiatori oggetti rubati e donne; chi avrebbe mai detto che quest’uomo di media statura, chioma abbondante ed arruffata, fronte stretta e bassa che pare appoggiarsi ad un naso più che discretamente sviluppato, occhi piccoli e vivaci sempre vigili come quelli di un lupo, baffi spioventi che danno alle labbra come un rictus di amara burla; che quell’uomo, dalla testa rotonda sostenuta da un forte collo, dalle ampie spalle e dalle lunghe braccia con muscoli di ferro, il quale per nulla si distacca da migliaia e migliaia di Caucasici, sarebbe divenuto un giorno il terrore di tutta la Russia? ».
    Questa la persona fisica dell’autocrata di centosettanta milioni di uomini.
    Cerchereste invano nella sua persona sia pure uno dei fattori di fascino che per lo più si riscontrano nei dominatori di uomini e che il biografo ama porre in evidenza fra gli elementi della loro ascesa. Cerchereste invano nel suo volto, furbesco e bonario per lo più, una luce che rifletta una fiammella di superiore spiritualità, un segno rivelante qualche alta virtù interiore, qualche cosa che lo elevi sull’uomo comune. Attendereste invano di poter scorgere nel suo sguardo una qualche scintilla, sia pur pallida e fugace, di genialità. Nulla di tutto questo.
    Ma ad un osservatore sottile, che sappia scrutare con sguardo avvezzo e sapiente la sua « facies » somatica, non tornerebbe difficile il ravvisarvi alcune caratteristiche degenerative, segnanti una deviazione dal tipo medio della razza e denuncianti il tipo criminale.

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    E’ pertanto necessario dare uno sguardo, dal punto di vista antropologico, alle genti della Georgia, per inquadrare nel proprio elemento razziale la persona fisica del soggetto che stiamo studiando. I diversi popoli del Caucaso (eccettuati i mongoloidi Calnaucchi, i

    Nogai e per qualche caratteristica, anche i Cumucchi), presentano tutti il tipo della razza europea, talora di notevole bellezza e finezza, di tratti, giustificando così l’appellativo di « caucasica » dato a tale razza dal Blumenbach. I Russi ed i Cosacchi, però, si distinguono dalle genti di più vecchio indigenato per la frequenza del tipo biondo (38%), di alta statura, legambe lunghe, il cranio di media larghezza e piuttosto basso. Nelle popolazioni rimanenti, non presentando queste un tipo omogeneo, si riconoscono assai bene quattro tipi distinti, che sembrano entrare in proporzioni varie nella composizione antropologica dei vecchi e nuovi Caucasici e determinare, con la varietà della mischianza, il diverso aspetto somatico medio dei singoli gruppi etnici. Possiamo perciò distinguere:
    I – il tipo dolicoicle iranico (capelli e occhi scurissimi, pelosità abbondante, alta statura con gambe normali, cranio lungo e alto, faccia lunga e stretta con scarso diametro all’altazza degli occhi, raso lungo e prominente) che costituisce quasi da solo il vasto aggruppamento dei Tartari azerbaigianici ed entra in larga misura nella composizione dei Curdi, dei Persiani e degli Osseti;

    II – il tipo clolicoide nordico ‘(capelli biondi e occhi azzurri, alta statura con gambe lunghe, faccia lunga con naso sottile, cranio dolico-mesocefalo e piuttosto basso), assai diffuso — ma come componente secondario e di rado con tutti i caratteri del tipo riuniti nello stesso individuo —, e in maggior frequenza fra gli Osseti, i Georgiani occidentali (Imereti), gli Abchazi, i Circassi Adyghé ; fra i caratteri del tipo, il biondismo pare quello meno conservatosi nelle mischianze, giacchè in nessuno dei gruppi citati i biondi superano il 10%;

    III – il tipo brachicefalo armenoicie (capelli e occhi bruni, pelosità abbondante, statura media con gambe normali o corte, faccia medio-larga, naso lungo e prominente e spesso aquilino, cranio corto e al-to), rappresentato dagli Armeni, dagli Aissori, dagli Ebrei montanari e dagli Udi, assai diffuso in tutta la Caucasia, contribuendo notevolmente alla forte brachicefalia media dei gruppi orientali;

    IV – il tipo brachicefaio georgiano (capelli e occhi bruno-castani, pelosità scarsa, naso prominente e sottile, faccia piuttosto larga, cranio largo e basso, statura media o piccola, con gambe normali, presente in maggior frequenza nei Georgiani della Cartalinia e della Chachetia, ma pure sparso in tutta la regione montana. Questo tipo btachi-platicefalo, che è l’elemento somatico più antico del Caucaso, non ha però affinità con l’omologo alpino e meno ancora con il mongolico, ma è da considerarsi come una varietà quello generale indo-irano-caucasiano e affine perciò al dolicoide iranico.

    La popolazione della Georgia si compone in maggior parte di Georgiani (Cartveli), e nel complesso si possono distinguere ben tredici gruppi di popolazioni sparse nel territorio; fra cui numerosi gli Armeni, che vivono prevalentemente nelle città esercitando il commercio, come gli Ebrei (circa 90.000) i quali tendono a confondersi con i Georgiani stessi, pur vivendo nella maggioranza in villaggi propri. Osservando ora con occhio clinico la « facies »  morfologica di Stalin, e ponendola in raffronto col comune tipo georgiano, o anche caucasiano, non può sfuggire com’egli se ne allontani in certo qual modo, presentando un tipo antropologico dalle nette stimate degenerative. Queste deviazioni, emergendo dal tipo morfologico normale, che varia secondo la razza e nella razza secondo gl’individui, si associano nel nostro soggetto a complessi psichici abnormi del sentimento. E tali anomalie, gravanti sulla persona fisica di Stalin, hanno per noi significato, in quanto, come in seguito si vedrà, il contenuto psichico non è migliore di quello somatico.

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    Pur lungi dal pensiero di poter stabilire rapporti assoluti tra morfologia e criminalità, dobbiamo tuttavia riconoscere l’importanza delle caratteristiche morfologiche come concomitanze frequenti di particolari caratteri funzionali, che possono più o meno influire sul determinismo del temperamento e dell’indole individuali, e quindi delle tendenze e delle attitudini cui è legato il comportamento morale e sociale dell’individuo.
    E’ noto come alla indagine sulla genesi di tale comportamento abbiano recato largo contributo gli studi sull’eredità di Lombroso, Galton, Peters, Heysmann, Pearl ed altri, nonchè gli studi sul costituzionalismo fisiopsichico della scuola italica di De Giovanni, Viola, Pende e di quella di Kretschmer, scuole che per vie diverse si sono proposte di porre in luce i rapporti tra costituzione, temperamento e carattere, completando i concetti di Jung, di Bleuler e altri sulle reazioni dell’indiviso all’ambiente.
    Sulla base di tali studi, possiamo intendere i fattori morfo-fisiologici non come fattori deterministici esclusivi della personalità delinquenziale, ma come terreno di predisposizione inducente, per determinate influenze mesologiche e per particolari stimoli a reazioni delinquenziali.

    A chi abbia esperienza di criminali è ben noto che sovente i più cinici ed abili e pericolosi sono muti di stimmate somatiche degenerative. Ne consegue, che lo studio della personalità, del delinquente dev’essere di regola basato sulla conoscenza di tutto quanto costituisce il suo comportamento, giacchè — come osserva il Pende —  ogni valutazione e voglia essere definitiva, della personalità umana dev’essere fatta anche sul suo funzionamento nella vita reale e concreta, poichè il giudizio sulle potenzialità dinamiche, fatto dall’osservatore nel suo gabinetto d’indagini, non può avere che un valore di orientamento. Dall’esame del comportamento si giunge a conoscere la vera, faccia della vita interiore, nella quale si prepara l’azione e dalla quale dipende la condotta, data appunto l’intima e profonda corrispondenza tra comportamento e vita interiore, per cui l’atto esterno è l’attuazione di una tendenza subcosciente. Tale via, indicata specialmente dal Gemelli e dallo Jansch, noi seguiamo in questo nostro studio sulla personalità staliniana.

    La conoscenza dei fattori causali non può definire nè totalmente la genesi, nè l’essenza, nè l’atteggiamento del carattere ; in conseguenza, occorre mettere soprattutto in rilievo quei fattori psichici per cui, in contrasto con l’ambiente, l’individuo si costituisce un modo tutto proprio di sentire, di giudicare e di agire. Si deve dunque, come insiste anche l’Adler, al punto di vista causale sostituire quello finalistico. Il che è uno studio, come questo che noi facciamo, sostanzialmente psicologico.

    Ma, volendo partire, com’è di prammatica, dal piano somatico, non dobbiamo qui trascurare di porre in evidenza come il criterio antropologico criminale, basato sulla correlazione somato-psichica, siasi rafforzato in precisione specie con le recenti acquisizioni della endocrinologia. Infatti, non si può parlare di morfologia costituzionalistica senza che si parli nel medesimo tempo di endocrinologia e degli stessi vincoli che legano morfologia e sistema endocrino alla psicologia. Le glandole a secrezione interna costituiscono non pochi anelli di quella catena che avvolge in notevole parte i destini della vita umana.

    Le disfunzioni della pituitaria, ad esempio, mentre sembrano dare ragione di alcune anomalie modo-logiche in certi criminali violenti e sanguinari (come il grande sviluppo della mandibola, degli zigomi, delle mani, dei piedi, la maggiore lunghezza degli arti superiori) spiegherebbe pure l’indifferenza affettiva e la deficienza del senso morale, donde la delittuosità. Nell’apertura delle braccia superante la norma — caratteristica prevalente nei grassatori e negli omicidi — si può riconoscere una traccia di struttura atavica dell’uomo primordiale; e le cause principali di tale fenomeno sono, a osservazione del Ribeiro, collegate, a perturbazioni del processo biologico durante il periodo della crescenza, con relative crisi di accelerazione e di ritardo, e più specialmente con le alterazioni glandolare endocrina, soprattutto durante il decorso delle malattie infettive proprie all’infaniza e all’adolescenza. Fra le note degenerative più appariscenti in Stalin sono una lieve prevalenza di note macrosomiche che ricordano la costituzione psichica ed iperpituitarica, nonché le anomalie che si riscontrano nel settore cranico-facciale, costituenti una netta prevalenza della sezione facciale su quella cranica. note delle quali possono essere interpretate come manifestazioni di dispituitarismo. Spicca tra queste, nel nostro soggetto, la fronte bassa, piuttosto stretta e sfuggente, coperta in buona parte dalla linea d’inserzione dei capelli, tutte caratteristiche iperevolutive del tipo cranico-facciale inferiore. Alla inferiorità nelle dimensioni della fronte nei criminali, in confronto dei normali, fa contrasto una loro superiorità su questi nelle dimensioni della faccia; ciò induce a pensare il criminale come una varietà umana caratterizzata dalla fronte piccola e dal viso grande. Il che, ricordando come nella serie della scala evolutiva — dagli animali inferiori ai superiori, dall’antropoide all’uomo e dall’una all’altra razza umana — la prevalenza del cranio sulla faccia sia un’espressione di maggior sviluppo psichico, ha un vero significato di ritorno atavico e di permanenza degli istinti feroci. Anche le note di rozzezza., che si osservano rilevanti in Stalin, sono frale anomalie aventi uno spiccato carattere di inferiorità biologica.

    Nell’ipertiroidismo, poi, si nota l’ipertricosi con sviluppo soprattutto delle sopracciglia folte ed espanse (riscontrabili in Stalin), la quale nota è stata posta in rapporto con tendenze psichiche abnormi da cui può rampollare il delitto (Perusini, Papillault). Anche particolari anomalie sono state riscontrate nella frequenza e nella precocità minori di calvizie e di canizie (come in Stalin, dalla chioma folta e nera), da riferirsi probabilmente alle condizioni generali trofiche e nervose di certi criminali, cioè alla loro iposensibilità fisica (ipoestesia od ottundimento sensititvo) e psichica (ipoestesia morale); mentre nei delinquenti passionali la sensibilità eccede in acutezza. Fra i caratteri funzionali di maggior frequenza ed importanza in siffatti tipi è la disvulnerabilità, favorente al sommo il loro adattamento ai disagi della vita in genere e a quelli carcerari in ispecie, nonchè la loro resistenza alle malattie, alle lesioni, a ogni sofferenza fisica. Di particolare importanza è in costoro la caratteristica ottusità della sensibilità dolorifica (ipoalgesia tegumentaria), la quale presenta stretti rapporti —posti in rilievo dal Lombroso per primo — con l’anestesia morale; e tale sintomo si completa generalmente con la freddezza emozionale, che « costituisce un importante e forse indispensabile anello di congiunzione tra l’ipoalgesia tegumentaria e l’anestesia morale » (Di Tullio). Tutti questi segni di carattere ipoevolutivo si riscontrano, come vedremo in prosieguo a suo luogo, rilevantemente in Stalin.

    Alle sopraddette anomalie si aggiunge, in costui, una deformità al piede destro, consistente nella fusione laterale di due dita (sindattilia); il che rientra in quell’importante capitolo dell’anatomia patologica che è la teratologia. I cui studiosi riconoscono alle intossicazioni l’influenza nello stabilire tali trasmissioni ereditarie: numerosi casi di mostruosità sono stati osservati in prole di bevitori. Altra conseguenza, e funesta, della eredità alcoolica è la più alta mortalità della prole prima della maturità. Dei quattro figli del ciabattino di Gori dedito all’alcolismo, infatti, i tre primi sono morti nell’infanzia. Non staremo poi a dilungarci attorno alla ben nota influenza ereditaria di tal fatta sulle funzioni nervose e psichiche. Anche in questi delicati settori non pochi segni patologici, presenti in Stalin, si possono ascrivere alla colpa del genitore; fra i quali eccelle la nota paralisi parziale al braccio sinistro, che affligge il tarato dittatore. A tal proposito osserviamo, esser frequenti nei criminali le malattie riguardanti la motilità, come la paralysis agitans, la corea, l’atrofia muscolare, la emiparesie la paraparesi.

    Non pochi sono dunque in Stalin i disordini somatici che costituiscono la figura del criminale secondo la scuola antropologica ; e a tale stato costituzionale abnorme è certo legata la sua tendenza sanguinaria. Infatti, il criminale non è un uomo normale, ma, per anormalità organiche e psichiche, ereditarie ed acquisite, costituisce, come ben dice il Ferri, « una classe speciale, una varietà del genere umano ».

    Così, mentre i grandi condottieri di popoli rappresentano il fiore della propria razza, l’incarnazione del genio della razza, l’anticipazione di una ulteriore sua evoluzione, il tipo esemplare iperevoluto racchiudente in sè tutte le virtù positive della razza sviluppate in sommo grado; all’incontro, questo tristo despota ipoevoluto si differenzia dalla massa per caratteri somato-psichici inferiori alla norma, rappresenta un tipo degenerato dalla propria razza, un prodotto di reversione al brutale tipo primordiale.

    Disegno eseguito da Pietro Cattaneo di Torino, nell’ottobre 1941[2]

    Articolo tratto da:

    PENSIERO MEDICO – Quindicinale di Medicina Chirurgia Igiene Politica Sanitaria Interessi Professionali Fondato nel 1911
    Anno XXXI – N. 61 I° MAGGIO 1942-XX
    Nando Bennati Direttore
    Gonario Deffenu, Redattore Capo


    Note

    [1] Iosif Vissarionovič Stalin. Pseudonimo del rivoluzionario e uomo di stato sovietico I. V. Džugašvili (Gori, Tiflis, 1879 – Mosca 1953). Di modeste origini familiari (il padre calzolaio e la madre lavandaia), dal 1894 al 1899 frequentò il seminario teologico di Tiflis. Qui, nonostante la severa vigilanza, poté familiarizzarsi con le idee liberali e poi rivoluzionarie, attecchite prontamente nel Caucaso, luogo di deportazione di condannati politici. Nel 1898 s’iscrisse all’organizzazione segreta socialista di Tiflis, ciò che un anno più tardi gli valse l’espulsione dal seminario; cominciò allora l’attività politica e organizzativa vera e propria, che nel 1902 doveva portarlo al carcere di Batum, poi in Siberia. Tornato nel Caucaso nel 1904, aderì al bolscevismo, partecipando poi agli avvenimenti rivoluzionarî del 1905. Da quest’epoca sino al 1917 S. (nonostante tre periodi di deportazione in Siberia, di cui l’ultimo durato dal 1913 al 1917 e trascorso a Kurejka sul basso Ienissei) emerse sempre più dall’attività provinciale di partito nel Caucaso, per imporsi sul piano nazionale. Nel 1912 fu chiamato a far parte del comitato centrale del partito; nel 1913 con il saggio Marksizm i nacionalnyj vopros (“Il marxismo e il problema nazionale”, 1913), nel quale svolse le idee di Lenin sul problema delle nazionalità (valutate come importante fattore di dissoluzione dello stato multinazionale zarista), acquisì una certa notorietà negli ambienti rivoluzionarî. Tornato a Pietrogrado nel marzo 1917, assunse con Kamenev la direzione della Pravda, aderendo in aprile alle tesi rivoluzionarie di Lenin. Membro del Politbjuro dall’ott. 1917, dopo la rivoluzione fu commissario del popolo alle Nazionalità (1917-23) e commissario del popolo all’Ispezione operaia e contadina (1919-23). Nel 1922 assunse la carica di segretario generale del comitato centrale, posizione di carattere più organizzativo che politico, che gli permise di esercitare un crescente controllo sull’apparato del partito e dello stato. Dopo la morte di Lenin, S. intraprese un’accanita lotta contro Trockij; base ideologica del contrasto fu la contrapposizione fra la teoria staliniana del “socialismo in un solo paese”, incentrata sull’autosufficienza della rivoluzione russa, e la visione rivoluzionaria di Trockij, che inseriva il processo di edificazione del socialismo in un più ampio fenomeno di carattere internazionale. Consolidata la propria posizione personale nel partito dopo l’espulsione di Trockij (1927), S. annientò ogni forma di opposizione interna provocando l’allontanamento dalle cariche direttive dei principali protagonisti dell’epoca rivoluzionaria, sottoposti nella seconda metà degli anni Trenta ai grandi processi politici; a partire dal 1928, l’azione repressiva colpì anche ampî settori del mondo produttivo, militare, intellettuale, ecc. Al tempo stesso S. promosse la radicale trasformazione della struttura economica russa, attraverso la collettivizzazione dell’agricoltura e l’avvio a tappe forzate del processo di industrializzazione del paese. Sul piano internazionale, dopo una fase di isolamento nei primi anni Trenta e l’avvicinamento alle potenze occidentali verso la metà del decennio, nel 1939 S. promosse un’alleanza con la Germania nazista, che riportò la Russia a una politica espansionistica, ma non servì ad allontanare da essa l’aggressione militare. La guerra contro la Germania di Hitler, nel corso della quale S. fece leva sui valori tradizionali, quali la coscienza patriottica e la solidarietà slava, ne mise alla prova le doti come capo politico-militare. Discussa e incerta è la parte che realmente S., capo del governo e comandante delle forze armate dal 1941, ebbe nella formulazione strategica della guerra; certo, straordinarie si dimostrarono le sue doti di trascinatore, e comunque furono di buon livello gli alti ufficiali di cui si circondò. Grazie alla vittoria sulle forze nazi-fasciste S. raggiunse una posizione di grande prestigio internazionale, sancita dalla partecipazione alle conferenze di Teheran, Jalta e Potsdam. In seguito all’instaurazione nei paesi dell’Europa orientale di regimi comunisti, alla formula ideologica del socialismo in un solo paese S. sostituì quella di un “campo socialista” minacciato dalle forze dell’imperialismo: le condizioni create dalla guerra fredda servirono da giustificazione al rigido accentramento imposto ai partiti comunisti al potere (creazione del Cominform, rottura con Tito, epurazione in seno ai partiti comunisti polacco, cecoslovacco, ungherese). A questa nuova strategia S. diede giustificazione teorica nella sua ultima opera, Ekonomičeskie problemy socializma v SSSR (“Problemi economici del socialismo nell’Unione Sovietica”, 1952). La morte colse S. mentre il problema dei rapporti con l’Occidente e col nuovo mondo comunista (Cina, Iugoslavia, ecc.) era giunto a un punto morto e nella stessa Unione Sovietica tornavano a farsi sentire fortemente motivi di crisi economica e sociale, conseguenti alla ferrea politica staliniana di predominio assoluto dell’industria e del mondo operaio sull’agricoltura e sul mondo contadino. Il tentativo staliniano di schematizzazione del marxismo ebbe diffusione e fortuna attraverso le numerose edizioni di Ob osnovach leninizma (“Principî del leninismo”, 1924) e di K voprosam leninizma (“Questioni del leninismo”, 1926). Le opere di S. fino al 1934 sono state pubblicate a Mosca (Sočinenija, 13 voll., 1947-51; trad. it. 1949-56), gli scritti successivi sono stati pubblicati a Stanford dalla Hoover institution on war (Revolution and Peace, 3 voll., 1967)..(fonte)

    Il primo documento ufficiale da cui sono poi scaturite le suddette Leggi Razziali, è il Manifesto sulla purezza della razza pubblicato il 14 Luglio 1938 al quale aderirono, nella quasi totalità, le personalità della cultura italiana tra i quali Gislero Flesch.(fonte)

    Gislero Flesch fu anche autore di numerose pubblicazioni. Per l’Enciclopedia Italiana ha curato la voce “Minorenni”, Enciclopedia Italiana – II Appendice (1949).(fonte)

    [2] Piero Cattaneo è stato un disegnatore, pittore e scultore. Ha vissuto in Canada e negli USA ed e’ stato caricaturista del New York Times e in Italia per La Stampa. Ha fondato una nota casa farmaceutica. Temperamento intuitivo, energico e volitivo; intelligenza aperta, sarcastica ed ironica. (fonte).