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Paolo Puntoni, 1941

    Paolo Puntoni, 1941

    San Rossore, 23 OTT. 1941 Anno XIX

    IL PRIMO AIUTANTE DI CAMPO GENERALE
    DI S.M.IL RE E IMPERATORE

    Egregio Signore,
    ho ricevuto la Vostra lettera del giorno 22 con
    la quale mi avete manifestato il desiderio di vedere ono-
    rata di una visita di S.M. il Re e Imperatore la Mostra
    personale da Voi disposta nella Galleria della “Barcaccia”,
    in Roma.
    Vi ringrazio, nel Real Nome, del gentile pensiero,
    ma sono spiacente di doverVi comunicare che manca la possi-
    bilità di esaudire la Vostra aspirazione, poiché l’Augusto
    Sovrano è attualmente assente dalla Capitale.
    Con l’occasione, Vi porgo i miei più distinti sa-
    luti.

    Gen Paolo Puntoni[1]

    Al Signor Alfonso Di Pasquale[2]

    ROMA

    n. 2575


    Note

    [1]  Paolo Puntoni (Pisa, 16 marzo 1889 – Roma, 19 gennaio 1967) è stato un generale italiano.
    Nacque in una famiglia agiata e di cultura: il padre Vittorio, insigne professore di greco antico, fu rettore dell’Università di Bologna. Dopo aver compiuto gli studi liceali nel capoluogo emiliano, frequentò l’Accademia militare di Modena uscendone nel 1909 con il grado di sottotenente degli Alpini. In seguito, tra il 1922 e il 1923 fu iscritto nella facoltà di giurisprudenza dell’ateneo bolognese. Intrapresa decisamente la carriera militare, combatté nella guerra italo-turca e nella prima guerra mondiale con il grado di capitano e quindi di maggiore. Successivamente fu capo di stato maggiore della Divisione di Bologna, comandante del 78º reggimento di fanteria “Lupi di Toscana” e capo di stato maggiore del Corpo d’Armata di Alessandria. Nominato generale di brigata e poi generale di divisione, nel 1938, per alcuni mesi, gli fu assegnato il comando della prima Divisione Alpina Taurinense. Nel 1939 fu personalmente scelto da Vittorio Emanuele III di Savoia come suo aiutante di campo generale e l’anno successivo divenne primo aiutante di campo generale] In questa veste, riuscì ad ottenere la confidenza del sovrano e fu la persona che gli stette più vicino ed ebbe con lui dei rapporti che nemmeno il ministro della real casa, Pietro d’Acquarone, aveva. Puntoni fu l’unico testimone “auricolare” dell’ultimo incontro tra il sovrano e Mussolini avvenuto a villa Savoia il 25 luglio 1943, conclusosi con l’arresto del Duce. Dopo l’arresto del dittatore e la caduta del fascismo, Puntoni vivrà la tragedia dell’8 settembre e seguirà il Re nel trasferimento a Brindisi, di cui fu uno degli organizzatori. Conclusasi la seconda guerra mondiale e scioltasi la monarchia, nel 1946 Puntoni si dimise dal servizio attivo e si ritirò a vita privata. Quando Vittorio Emanuele III morì, gli lasciò in eredità undici volumi preziosi. Nel periodo in cui aveva vissuto a stretto contatto col monarca sabaudo, scrisse un diario – strumento utilissimo per capire gli atteggiamenti, gli umori e le speranza della monarchia sabauda durante il periodo bellico – che venne pubblicato tra il 13 settembre 1956 e il 21 gennaio 1957 dal quotidiano Il Tempo in ventuno puntate e poi nel 1958 in forma di libro dall’editore Palazzi col titolo Parla Vittorio Emanuele III; nel 1993, quando il generale era già morto da anni, il diario venne ristampato – con l’introduzione di Renzo De Felice – dalla casa editrice Il Mulino.(fonte)

    [2] Alfonso Di Pasquale. Rimasto orfano all’età di sette anni, cresce in condizioni di precarietà economica. Nel 1917 viene arruolato in artiglieria ed assiste alla disfatta di Caporetto. Notato per la sua abilità nel disegno, viene incaricato di disegnare le tavole di tiro. Dopo aver combattuto sul Piave (era uno dei ragazzi del ’99) si trasferisce a Roma, dove viene assunto come disegnatore tecnico nel Servizio Geologico del Ministero dell’Agricoltura. Contemporaneamente si dedica all’attività artistica e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma e la sua attività, iniziata all’inizio degli anni ’20 si protrae per mezzo secolo. Di Pasquale inizia così un’attività artistica che porterà a un ampio curriculum di mostre, dalle Quadriennali di Roma, al Premio Michetti, collaborando con riviste d’arte. Diventa consulente, critico d’arte e illustratore di periodici. Chiamato a periziare un quadro di Giorgio De Chirico, avrà occasione di conoscere e frequentare il grande pittore, che ne apprezza la capacità di dare alla sua pittura ad olio la luminosità dell’acquarello. Intanto, l’artista ha sposato la moglie Incoronata, originaria di Lavello: e la cittadina lucana rimarrà soggetto ricorrente dei suoi quadri. Di matrice figurativa realista, trova i suoi momenti migliori nei paesaggi, nei ritratti e nelle scene di vita quotidiana. Alla sua morte ha lasciato il corpus delle sue opere alla città di Andria.(fonte)
    Alfonso Di Pasquale (1899-1987) è un personaggio della cultura del Novecento italiano che incarna la fusione tra due forme di raffigurazione del territorio: l’espressione artistica tramite la pittura paesaggista e la rappresentazione scientificotecnica nella cartografia geologica. Due modalità diverse di ricondurre la visione tridimensionale della realtà ad una proiezione in due dimensioni. Appassionato di pittura sin dall’infanzia, fu funzionario pubblico, lavorando per oltre quaranta anni con qualifica di disegnatore presso il Regio Ufficio Geologico (poi Servizio Geologico d’Italia). In parallelo egli condusse però una carriera artistica che gli valse numerosi riconoscimenti. In questa nota si ripercorre la vicenda umana, professionale e pittorica del Di Pasquale, comparando per ciascun periodo la produzione artistica e i contributi cartografici. Un altro tassello a comporre il mosaico della storia della geologia italiana del XX secolo, di cui Alfonso fa parte a pieno titolo. Da L’artista della cartografia geologica: Alfonso Di Pasquale, pittore e disegnatore. Di Alessio Argentieri (fonte)