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Melloni-Corgini, 1923

    Melloni-Corgini, 1923 4
    Melloni-Corgini, 1923 4
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    Eccellenza.[1]
    la ringrazio per la lettera che Ella
    mi ha inviato.
    E sono felice e lusingato che Ella mi
    annoveri tra i suoi amici.
    Per quanto fra qualcuno di essi e
    il modesto sottoscritto non ci sia
    possibilità di contatti.
    Io non so niente di quanto Fabbrici[2]
    abbia detto o fatto a Roma, perché
    mi trovo in volontario esilio quaggiù
    a Busana.

    E da quindici giorni non vedo nessuno
    e non ho alcuna notizia.
    Ma non posso credere che Fabbrici si
    sia scagliato contro di Lei, come persona;
    che le sue dichiarazioni siano state
    informate a criteri personalistici
    Non lo credo, Eccellenza.
    Certo è di Fabbrici, a mio parere, ha
    fatto bene a prendere una linea direttiva
    unica ed energica, senza le antiche oscilla=
    zioni e tergiversazioni.
    E sarebbe stato logico che avesse

    detto di chiunque segue lei, per la
    questione sindacale è fuori della linea
    disciplinare fascista, fuori del fascismo
    ufficiale, anzi fuori del fascismo, per=
    ché l’ufficioso in un partito come il
    nostro non è lecito.
    a questo non avrebbe potuto smarcar=
    si neppure Lei.
    Ma Fabbrici io e gli altri che le
    vogliamo bene, non possiamo assolu
    tamente fare il salto che lei ha fatto
    ponendosi, se non formalmente almeno di fatto

    extra legem.
    Non possiamo in altre parole che rimane=
    re immobili, meravigliati e commossi.
    Ma se dobbiamo agire, come per la
    questione sindacale, non parliamo che
    agire contro di Lei.
    A meno che Mussolini[3] apra gli occhi
    e questa è opera che spetta a lei.
    Ho letta la nomina di un inquirente
    per la questione delle Paludi Pontine[4]:
    Speriamo che i farabutti vengano sma=
    scherati.
    Mi conservi il mio affetto, Eccellenza.
    e mi creda suo Franco Melloni[5]


    Note

    La lettera di Franco Melloni è indirizzata a Ottavio Corgini come risposta di quella di Corgini del 14/8/1923.

    [1] Ottavio Corgini, funzionario di banca ed esperto economista, sedette alla Camera del Regno d’Italia nella XXVI legislatura. Il 31 ottobre 1922 venne nominato sottosegretario al Ministero dell’agricoltura del governo Mussolini. Fu uno dei deputati fascisti dissidenti contrari al cambiamento di rotta della politica di Mussolini dopo il 1922, insieme a Cesare Forni e Alfredo Misuri, e rassegnò le dimissioni da sottosegretario il 7 giugno 1923*, in seguito alle minacce ricevute dopo il discorso d’opposizione tenuto alla Camera da Misuri. Partecipò alla fondazione di Patria e Libertà, in vista delle elezioni politiche del 1924, ma si ritirò dalla corsa per timore delle ripercussioni da parte dei fascisti. Fece parte della Massoneria in esilio in Francia, compagno di Mario Bergamo al centro massonico di Emile Kahn.(fonte)
    *è l’anno nel quale riceve la lettera di Montani che insieme a quella del Guerrazzi delinea le problematiche della gestione del Clerici nelle operazioni di bonifica delle pianure pontine.

    [2] Giovanni Fabbrici (Novellara, 6 luglio 1888 – Roma, 22 maggio 1950) è stato un avvocato e politico italiano. Nel 1919 Giovanni Fabbrici partecipa alla fondazione dei Fasci di combattimento ed è uno dei primi animatori del Fascio di Reggio Emilia. Presidente dell’ente nazionale fascista della cooperazione è eletto deputato al parlamento, nel 1924, e l’anno successivo è segretario provinciale della federazione fascista reggiana, carica dalla quale è costretto a dimettersi nel 1927. Presidente del consiglio provinciale dal 4 giugno 1923 fino al 1926, fu sospeso nel 1929 da ogni carica politica. Nel 1931 presiede il Consorzio Ferrovie Reggiane. È stato anche presidente della Cassa di Risparmio di Reggio Emilia dal 1930 al 1939 e membro della camera dei fasci e delle corporazioni. Muore a Roma il 22 maggio 1950.(fonte)

    [1] Benito Mussolini. Uomo politico (Dovia di Predappio 1883 – Giulino di Mezzegra, Dongo, 1945). Socialista, si andò staccando dal partito, fino a fondare i Fasci da combattimento (1919). Figura emergente nell’ambito del neoformato Partito nazionale fascista, subito dopo la “marcia su Roma” (1922) venne incaricato dal re della formazione del governo, instaurando nel giro di pochi anni un regime dittatoriale. In politica internazionale M. affrontò l’esperienza coloniale in Etiopia, si fece coinvolgere dai buoni rapporti con la Germania di Hitler nella persecuzione degli Ebrei, fino poi alla partecipazione al conflitto mondiale. I pessimi risultati bellici portarono il Gran Consiglio a votare la mozione Grandi presentata contro di lui (1943). Arrestato, fu liberato dai Tedeschi e assunse le cariche di capo dello Stato e del governo nella neonata Repubblica sociale. Alla fine della guerra fu catturato e fucilato dai partigiani per ordine del Comitato di liberazione nazionale. Dominò la storia italiana per oltre un ventennio, divenendo negli anni del suo potere una delle figure centrali della politica mondiale e incarnando uno dei modelli dittatoriali fra le due guerre. (fonte)

    [4] La bonifica integrale del ‘900
    Nel 1924 ebbe inizio un’imponente opera di bonifica dell’intero territorio fino ad allora noto come Paludi Pontine. La bonifica, però, era già stata prevista in un decreto del 1899. Nel 1919 una legge prevedeva il prosciugamento dei terreni paludosi, ma il governo non riusciva a convincere i latifondisti dei lati positivi della bonifica. Il regime fascista li minacciava nel 1926 con l’appropriazione che portava i primi successi. La bonifica a larga scala cominciò solo dal 1928 quando i fascisti sovvenzionavano i latifondisti e la borghesia agricola della zona, pagando fino al 75% dei loro costi.(fonte)

    [5] Franco Melloni. Commissario prefettizio a Scandiano a partire dal luglio del 1925, per un anno. Melloni, che assunse anche il ruolo di reggente del PNF locale, giunse in paese per porre fine ai dissidi e alle lotte di potere che stavano lacerando il fascio scandianese e che avevano portato alle dimissioni del sindaco Fermo Regnani e di tutto il consiglio comunale. Melloni, che era dalla fine del 1922 segretario del Fascio a Reggio Emilia, sciolse è riorganizzò il partito (usando il pugno di ferro è proprio il caso di dire) e decise, verso la fine del 1925, di dotarlo anche di una sua rivista. Una piccola rivista, uscita per pochi mesi: “Scandiano fascista”. (fonte)