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Enrico Gulì, Tobruk. 1936

    Enrico Gulì, Tobruk. 1936
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    Tobruk – 8.1.936 XIV

    Cara Zia[1], faccio seguito alla mia lettera
    dell’altro ieri avendo ricevuto la tua ul-
    tima. Voglio sperare cha la bimba
    di Franco non sia peggiorata e
    faccio i miei più ardenti voti per
    il suo ristabilimento.
    Per quanto riguarda quella
    mia creatura – come tu dici – essa
    ha in parte indovinato. Infatti
    molte sono le ragioni che mi han-
    no indotto a rompere ogni lega-
    me e – fra le altre – forse non
    ultima è stata la gelosia. Ti
    sembra assurdo vero? Eppure è
    vero ed essa l’ha ben capito
    perché ben mi conosce. Ma non
    è di ciò che voglio parlare. Quella
    parola da me usata nella mia
    ultima lettera mi è sfuggita un

    Un momento di esasperazione poiché
    sentivo che presto o tardi avrei risposto
    e quindi ho voluto tagliare ogni filo
    di speranza calcando … forse eccessiva-
    mente … la dose. Na era necessario, così
    almeno non mi verrà mai più la voglia
    di ricominciare. Se esse ritorna
    da te trattala sempre bene e insisti
    sulle ragioni che hai addotte e che
    sono le più plausibili. Ora essa sa
    che sono rientrato a Tobruk[2] ma che non
    sto’ molto meglio ….. che sappia sempre
    che la mia salute non va bene e che
    rimango qui per tenacia e perché
    non ho scopo a tentare di ritornare
    in Italia. Credo che questa sia la cosa
    migliore da farsi ma vedrai che non
    si farà vedere spesso. Naturalmente
    è inutile che io ti parli del debito
    di riconoscenza che ho verso di te…..

    P.S. È inutile ti parli della mia salute – mi sono ripreso benissimo e
    sto’ bene. È la verità

    Sono contento che tu ne abbia avuto una buona impressione
    nonostante la sua poca istruzione (mio padre, per esempio, ha
    sempre pensato male …. Di essa. Auguri allo Zio.
    Ti abbraccio Renato[3]


    Note

    [1] Beatrice Gulì è nata il 7 gennaio 1902 a Roma. Frequenta il liceo classico Tasso, dove consegue la maturità nel 1921. La sua formazione classica le resterà per tutta la vita, permettendole di declamare in greco e in latino. La sua aspirazione sarebbe stata iscriversi a Medicina, ma l’opposizione del padre la spinge ad orientarsi per la facoltà di Matematica. Mentre segue i corsi scientifici, conosce Enrico D’Ancona e insieme si iscrivono alla Scuola di Applicazione per Ingegneri. Originario di Fiume, Enrico vive a Roma con i fratelli per frequentare l’università. Beatrice ed Enrico si laureano entrambi nel novembre 1927 e si sposano un mese dopo. Avranno quattro figli: Fabrizio (1928) avvocato; Bruno (1929) Ingegnere; Annamaria (1933) e Giuliana (1935) entrambe si sono occupate di scienze naturali come lo zio Umberto D’Ancona. Poco dopo la laurea trova lavoro presso le Assicurazioni d’Italia, a tempo pieno fino al 1942, quindi come consulente del ramo furto/incendio fino al 1980. Nel suo lavoro è molto apprezzata per l’accuratezza e l’approfondimento con cui porta a termine le perizie di cui è incaricata. Affronta e supera l’esame di Stato nel 1937, con lo scopo di firmare i progetti elaborati in coppia con il marito. Tra i loro lavori: la casa di famiglia a Monteverde (1930) e la casa al mare a Tor Vajanica (1958), oltre ad alcuni piccoli incarichi ottenuti da amici. Beatrice ha una bellissima grafia ed è un’abile conversatrice. Estroversa e motivata, si impegna a fondo e ottiene risultati soddisfacenti in tutte le sue attività. Ha attitudine alla ricerca e all’apprendimento che cerca di soddisfare in tutto il corso della vita. Coltiva interessi letterari: scrive poesie, declama in greco e in latino. Dopo il pensionamento si iscrive all’università della Terza Età, per seguire corsi di medicina e poi latino, greco e letteratura.«… L’aspetto ingegneristico era supportato dall’aspetto umanistico, che era la sua vera passione. Ma ancora più importante è stato essere riuscita a prendere una laurea in ingegneria ed esercitare, che all’epoca non dev’essere stato facile. Di mia nonna ricordo una personalità di grande carisma.» (Laura D’Ancona, nipote, durante l’intervista)
    FONTI: Annuari della Scuola di Applicazione per Ingegneri; Intervista condotta il 25/02/2019 da Chiara Belingardi e Claudia Mattogno al figlio ing. Bruno D’Ancona, alla nipote Laura D’Ancona, all’amica ing. Marina Torre. Ricerca di Ateneo Tecniche Sapienti tecnichesapienti.ingegneria@uniroma1.it Scheda a cura di Chiara Belingardi (fonte)

    [2] Tobruch (o Tobruk) (XXXIII, p. 957) L’importanza di Tobruch nel sistema strategico aeronavale del Mediterraneo orientale è stata confermata dagli avvenimenti militari della Seconda guerra mondiale (v. anche africa, in questa App.). Oltre ad essere il miglior porto della Libia e a disporre di impianti idrici, Tobruch è infatti in condizione d’interferire, o di far sistema, come base aeronavale, su Alessandria di Egitto e su Creta. Nel 1936, durante il periodo di tensione con l’Inghilterra, Tobruch fu fortificata con una linea (53 km.) di 124 opere leggere, assai sottile e priva di difese anticarro. Nella Seconda guerra mondiale Tobruch fu coinvolta nelle seguenti operazioni militari.

    Prima offensiva britannica (dicembre 1940-febbraio 1941): attaccato da forze britanniche molto superiori, il presidio italiano resistette dal 10 al 21 gennaio 1941 e, prima di cedere, fece saltare la vecchia nave “San Giorgio”, trasformata in pontone per la difesa controaerei.

    Prima offensiva dell’Asse (marzo-aprile 1941): i Britannici, ricacciati dal resto della Cirenaica, riuscirono con l’appoggio della flotta a mantenersi a Tobruch, rimasta assediata dalle truppe dell’Asse. Nei mesi di aprile e di maggio 1941, il presidio inglese effettuò vani tentativi di sortita.

    Tentativo di sbloccamento (15-18 giugno 1941): i Britannici tentarono, dalla zona di es-Sollūm-sidi ‛Omar, di sviluppare un’offensiva con lo scopo di sbloccare il proprio presidio di Tobruch, aggirando lo schieramento dell’Asse. Ma la contromanovra italo-tedesca rese vano il tentativo.

    Seconda offensiva britannica (novembre 1941-gennaio 1942): in seguito al ripiegamento dalla Cirenaica delle truppe dell’Asse, Tobruch fu sbloccata dall’assedio. Durante questa battaglia, detta della Marmarica, il presidio britannico di Tobruch aveva effettuato ripetuti tentativi di sortita, cui opposero valida resistenza le divisioni italiane “Bologna” e “Brescia”, mentre la “Trento” e la “Pavia” efficacemente contrattaccavano.

    Controffensiva dell’Asse (gennaio-febbraio 1942): i Britannici, respinti dalla zona di Marsa el Brega-Maráda, riuscirono ad arrestarsi sulla linea ‛Ain el-Gazala-Bir Hachéim, a difesa di Tobruch, al cui possesso tenevano in modo particolare, specie dopo la caduta di Creta.

    Ripresa dell’offensiva dell’Asse (maggio-giugno 1942): il 21 giugno 1942 le truppe dell’Asse rioccuparono la città. Un tentativo di sbarco inglese, effettuato il 14 settembre, fu subito sventato.

    Ultima offensiva britannica in Libia (ottobre 1942-gennaio 1943): i Britannici rioccuparono la città il 13 novembre 1942. © Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani – Riproduzione riservata(fonte)

    [3] Renato Gulì (nipote di Bice Gulì)