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Carlo Vignoli, Il Giornale d’Italia, 1931

    Carlo Vignoli, Il Giornale d'Italia, 1931
    a
    « di 2 »

    IL GIORNALE D’ITALIA
    ROMA – PALAZZO SCIARRA
    Abbonamento annuo L. 65

    CARTOLINA POSTALE ITALIANA

    Ill mo
    S g Comm Carlo on Scotti[1]

    P. C. Silv., 92 Roma

    24 ott, 1931/IX

    Illustre Commendatore,
    mercoledì l’attesi, ma capi-
    sco che qualcosa più urgente le
    aveva fatto obliare la Bufalotta[2].
    La sua lettera me l’ha confermato,
    e ad essa rispondo che la gita a Ostia
    potremo farla lunedì 26 alle 3; ma=
    rtedì nel pomeriggio ho lezione.
    Consegnai l’articolo sabato
    stesso e martedì fu mandato in
    tipografia per la pubblicazione:
    poi ….. più nulla! Strano! Per
    giunta il maltempo mi ha im=
    pedito di andare a domandarne
    notizia.
    Cordiali ossequi dal
    suo dev. Mo

    Vignoli[3]


    Data: 24 ott, 1931/IX

    SOGGETTO
    Il Giornale d’Italia. un bersagliere di profilo sventola la bandiera italiana; sullo sfondo il cielo  e il mare azzurri e una cima montuosa; in basso un ramo fogliato

    MATERIA E TECNICA
    cartoncino/ cromolitografia

    ATTRIBUZIONI
    Marcello Dudovich (1878/ 1962)[4]

    NOTIZIE STORICO CRITICHE
    Il Giornale d’Italia è stato edito dal 1901 al 1976. L’immagine del manifesto è stata utilizzata per numerose cartoline postali.

    Dimensioni: 9 x 14 cm (supporto primario)

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] Carlo Giuseppe Scotti (Lodi, 20 maggio 1863 – Roma, 13 aprile 1940) è stato un avvocato e politico italiano.
    Laureato a Pavia, ha esercitato per circa cinquant’anni la professione di avvocato a Roma, collaborando al contempo con riviste specializzate come Il foro italiano e La legge. È stato consigliere provinciale di Roma ed ha fatto parte della consulta del Governatorato nel periodo in cui governatore è stato Francesco Boncompagni Ludovisi. Per circa trent’anni ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell’Istituto di credito fondiario della cassa di risparmio delle province lombarde. A partire dal 1933 ha rappresentato l’IRI in numerose aziende controllate dallo stato dopo la nazionalizzazione delle banche di interesse nazionale. Il suo nome è altresì ricordato per numerose opere di pubblica assistenza, tra le quali l’istituto materno Regina Elena di Roma, il centro materno Principessa di Piemonte al Lido di Roma e l’Orfanotrofio femminile di Roma, all’interno della Riserva naturale della Marcigliana.(fonte)

    [2] La Colonia Agricola Romana della Bufalotta

    La tenuta della Bufalotta, di proprietà del Pio Istituto della Santissima Annunziata di Roma, a partire dagli inizi del Novecento fu interessata da una radicale azione di bonifica per debellare la malaria. Le opere furono destinate sia al miglioramento fondiario (la tenuta fu divisa in cinque unità agrarie), sia all’istituzione di scuole, la prima delle quali fu una scuola comunale rurale composta da due o tre aule in una capanna di legno e paglia. In seguito, per favorire anche il ripopolamento della zona, nel 1914 fu costruita ad opera della Congregazione di Carità, enfiteuta del citato Pio Istituto, una scuola di formazione professionale agraria con annesso convitto, la “Colonia Agricola”, che ha dato il nome alla via di accesso al fabbricato; essa era riservata agli orfani di guerra e ai bambini abbandonati della provincia. Nel 1934 fu edificata anche una sede per l’Istituto Femminile della Colonia. A gestire fin dall’inizio la Colonia Agricola Romana, intitolata a Raffaele Lambruschini, furono i Padri Giuseppini, che vi rimasero fino al 1952. Per i lavori agricoli furono adottate attrezzature di vario tipo, macchinari moderni e mezzi di trasporto; l’intera zona venne elettrificata e dotata di impianti idraulici, furono costruite ampie stalle per il ricovero del bestiame. Furono piantati un frutteto, una vigna, l’orto e un campo di grano destinato alla produzione di farina, grazie al mulino appositamente costruito, e alla lavorazione del pane, cotto nel forno a vapore di cui disponeva la colonia. L’imponente fabbricato, appositamente edificato, fu dotato di dormitori, docce, ampie terrazze, refettori, biblioteca, muse o storico e fisico locale, una cappella, una sala ricreativa destinata alle prove della banda, conferenze, rappresentazioni teatrali e proiezioni cinematografiche.
    Gli allievi, dopo aver frequentato i primi cinque anni di scuole elementari, il corso di avviamento con indirizzo agrario ed aver contemporaneamente compiuto il tirocinio teorico-pratico, se fisicamente idonei, potevano passare all’Azienda Famiglia. L’azienda si estendeva per 80 ettari, in cui a turno i ragazzi si occupavano di vari incarichi; essi cooperavano attivamente, compartecipando agli utili e percependo una retribuzione giornaliera. Le attività furono interrotte durante l’ultima guerra, quando gli edifici divennero sede di un comando militare tedesco, e successivamente riavviate. Nel 1970 l’Istituto professionale per l’agricoltura cessava le sue attività per essere sostituito dal Liceo sperimentale unitario che rimase attivo fino al 1979, divenendo poi succursale dell’Istituto Tecnico Agricolo Statale ex “E. De Fonseca”. Nel 1983 una parte della struttura fu destinata a scuola media statale, dedicata ad Alfredo Panzini; mentre dopo la ristrutturazione dell’edificio centrale di Via della Colonia Agricola, l’Istituto Tecnico dal 1985 al 2000 divenne sede autonoma. Dal 2001 è succursale dell’Istituto Tecnico Agricolo Statale “Emilio Sereni”.(fonte)

    [3] Carlo Vignoli (Castro dei Volsci, 6 agosto 1878 – Roma, 4 aprile 1938) è stato un filologo e dialettologo italiano.
    Figlio di genitori entrambi insegnanti, dopo gli studi classici, per i quali aveva una particolare predilezione, s’iscrisse alla facoltà di Lettere della Regia Università di Roma, laureandosi giovanissimo nel 1899. Cominciò quindi la carriera di professore di lettere nel ginnasio di Montecassino, passando poi in quello di Veroli, in Umbria (a Città di Castello), e infine a Roma, dove fu professore nei più prestigiosi licei della capitale: il Mamiani, il Visconti e il Tasso. Chiuse la sua carriera di insegnante presso il liceo ginnasio di Ostia Lido, dove svolse l’incarico di preside.
    Allievo di Ernesto Monaci, fu membro della Società Filologica Romana e a fianco all’impegno nell’insegnamento superiore condusse varie ricerche etnologiche e, soprattutto, dialettologiche (condotte con metodo neogrammaticale) su paesi del Lazio Meridionale (Amaseno, Castro dei Volsci, Veroli) e su Gorizia, per la quale elaborò una grammatica contrastiva tra la varietà locale di friulano e l’italiano. Il valore scientifico dei risultati ottenuti con tali lavori gli valse vari riconoscimenti, tra cui spicca quello tributatogli nel 1916 dall’Accademia dei Lincei appunto per i meriti acquisiti nel campo filologico e dialettologico. Nel 1923 inoltre, Vignoli fu scelto da Gabriele D’Annunzio, sempre per la capacità filologica dimostrata nelle sue ricerche, come collaboratore per la pubblicazione della sua “Opera Omnia”.
    Tra i numerosi altri riconoscimenti che gli furono conferiti, si ricordano anche le magna laus al Certamen poeticum Hoeufftianum di poesia latina che Vignoli, pregevole poeta anche in latino, ricevette nel 1924 dall’Accademia delle scienze olandese grazie al suo carme Ad cunabula. Fu anche autore di fortunati manuali scolastici.(fonte)

    [4] Marcello Dudovich (Trieste, 21 marzo 1878 – Milano, 31 marzo 1962) è stato un pubblicitario, pittore e illustratore italiano.
    Assieme a Leonetto Cappiello, Adolf Hohenstein, Giovanni Maria Mataloni e Leopoldo Metlicovitz è stato uno dei padri del moderno cartellonismo pubblicitario italiano.(fonte)