Vai al contenuto

Chi alla patria non dà il braccio, 1915

    Chi alla patria non dà il braccio..., 1915
    Chi alla patria non dà il braccio..., 1915
    « di 2 »

    …….. Chi alla patria non dà il braccio,
    deve dare la mente, i beni, il cuore,
    le rinunzie, i sacrifizi.

    (SALANDRA – Dal discorso pronunziato in
    Campidoglio il 2 giugno 1915).[1]

    retro

    CARTOLINA POSTALE ITALIANA
    (CARTE POSTALE D’ITALIE)

    15020

    Pre organizzazione Civile e Croce Rossa la Ditta CARLO CUTOLO & FIGLI – Napoli – Offre

    timbro

    COMITATO NAPOLETANO PER L’ORGANIZZAZIONE CIVILE[2]
    SEDE:
    GALLERIA
    UMBERTO 1°,
    N. 50


    Data: 1915

    Autore: Napoli – Melfi e Joele

    Soggetto: illustrazione bandiera tricolore, stemma comune di Roma, testo e ritratto di Salandra.

    B/N Colore:  colori

    Dimensioni: 14 x 9 cm (supporto primario)

    Materiale: cartoncino

    Tecnica: cromolitografia 

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] Antonio Salandra. Uomo politico (Troia 1853 – Roma 1931). Presidente del Consiglio (1914), su posizioni conservatrici, allo scoppio della Prima guerra mondiale passò da neutralismo a interventismo e promosse i negoziati segreti preliminari al patto di Londra. Dimessosi (1915) per l’opposizione dei neutralisti, fu riconfermato al governo (fino al 1916); fu infine delegato alla Conferenza di Parigi (1919).
    VITA E ATTIVITÀ
    Avvocato, prof. nell’univ. di Roma dapprima (1879-80) di legislazione economico-finanziaria, poi (1880-1902) di scienza dell’amministrazione, infine (dal 1902) di diritto amministrativo. In questi anni svolse la sua maggiore attività scientifica, che abbracciò argomenti assai vari (Il divorzio in ItaliaDei metodi e criteri per calcolare la ricchezza nazionale in ItaliaGli interessi della terra e la loro rappresentanzaLa giustizia amministrativa nei governi liberi, 1904, che è la sua opera maggiore) e che gli valse la nomina a socio nazionale (1907) dei Lincei. In seguito si dedicò sempre più intensamente all’attività politica, iniziata nel 1886 come deputato della Camera, dove aveva sostenuto il rafforzamento del governo di fronte al parlamento manifestando tendenze espansionistiche all’estero e conservatrici all’interno. Sottosegretario alle Finanze (1891-92), di nuovo alle Finanze e poi al Tesoro (1893-96), fu quindi ministro dell’Agricoltura (1899-1900) con L. Pelloux, del Tesoro (1906) e delle Finanze (1909-10) con S. Sonnino. Presidente del Consiglio (1914), dovette affrontare i gravissimi problemi determinati dallo scoppio della guerra europea. Decisa dapprima la neutralità, si orientò presto verso la persuasione che l’Italia dovesse agire. Intavolò pertanto trattative con l’Austria per la cessione delle terre irredente sotto il suo dominio; di fronte alla resistenza incontrata si volse verso l’intervento con l’Intesa, avviando i negoziati segreti che condussero al patto di Londra e alla denuncia della Triplice. Le correnti neutraliste parlamentari costrinsero nel maggio 1915 S. alle dimissioni: ma le violente dimostrazioni interventiste nel paese e la fiducia del re lo riconfermarono al governo. Dichiarata la guerra, rimase al potere fino all’offensiva austriaca nel Trentino (10 giugno 1916). Dopo la fine del conflitto fu delegato alla Conferenza di Parigi e rappresentò quindi l’Italia a Ginevra. In un primo tempo fiancheggiatore del fascismo, nel 1925 si ritirò dalla vita pubblica. Nel 1928 fu nominato senatore. Pubblicò: La neutralità italiana1914: ricordi e pensieri  (1928) e L’intervento, 1915: ricordi e pensieri (1930).(fonte)

    [2] Ispirato al Comitato romano per l’organizzazione civile durante la guerra che, nato su iniziativa del sindaco Prospero Colonna nel marzo del 1915, per un breve periodo, prima dell’entrata in guerra, assunse la denominazione di Comitato romano per l’organizzazione civile in caso di mobilitazione. Rappresentato dallo stesso sindaco, a cui era affidata la presidenza onoraria, l’organismo annoverava personalità cittadine ed esponenti di istituti e di enti, mentre a guidarlo era un Consiglio di presidenza costituito dal presidente effettivo, Adolfo Apolloni, e da cinque vicepresidenti, aumentati poi fino a diciassette1. A membri del Consiglio di Presidenza era poi assegnata la direzione di sei Commissioni – di Propaganda, Finanziaria, d’Integrazione dei Pubblici Servizi, d’Assistenza Sanitaria, d’Assistenza Sociale e per l’Organizzazione Femminile – cui si aggiunsero in seguito le due dedicate ai Sussidi e a Disoccupazione e lavoro. L’organigramma era infine completato da un segretario generale, membro anch’egli del Consiglio di Presidenza, e, nell’assetto invalso nel 1916, da un’Assemblea generale.(fonte)