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Ratti Fracassi, 17-8-1922

    Ratti Fracassi, 17 agosto 1922
    Ratti Fracassi, 17 agosto 1922
    « di 3 »

    Personale
    SENATO DEL REGNO
    Roma 17 / 8 / 22

    Caro Schanzer[1],
    mi spiace non
    poter attendere il
    tuo ritorno.
    Gli amici Facta[2]
    e Teofilo Rossi[3]
    ti parleranno di

    cosa della quale ho
    avuto occasione già
    d’intrattenerti io
    tempo fa ed alla
    quale s’interessa
    anche Giolitti[4].
    Confido che si
    potrà o meglio
    che vorrai farla
    poiché il provvedi-
    mento dipende

    da te e le circostanze
    non potrebbero essere
    più formulate.
    Una stretta di
    mano

    Ratti Fracassi[5]

    


    Note

    [1] Carlo Schanzer (Vienna, 18 dicembre 1865 – Roma, 23 ottobre 1953) è stato un politico italiano.
    Carriera professionale
    Avvocato, ufficiale della direzione generale di statistica, passò in seguito alla Biblioteca del Senato del Regno. Nel 1893 fu nominato referendario e divenne consigliere di Stato nel 1898. Dal 1901 fu direttore generale dell’amministrazione civile, e deputato al Parlamento dal 1900 al 1919.
    Carriera politica
    Chiamato al Governo, fu ministro delle poste e telegrafi dal 1906 al 1909; dal 1912 ricoprì la carica di presidente di sezione del Consiglio di Stato. Fu nominato Senatore del Regno il 7 ottobre 1919.
    Nel 1919-20 fu di nuovo ministro del tesoro, poi delle finanze, e poi di nuovo del tesoro. Fu poi a capo della delegazione italiana alla Conferenza navale di Washington (nel 1921), delegato italiano alla conferenza di Genova (nel 1922) e poi più volte delegato all’assemblea delle Società delle Nazioni; chiamato di nuovo al governo, fu per due volte Ministro degli esteri nel 1922. Si iscrisse all’Unione Nazionale Fascista del Senato (UNFS) il 9 giugno 1926 e al Partito Nazionale Fascista (PNF) 15 aprile 1929. Nominato Ministro di Stato, sarà collocato a riposo dal Consiglio di Stato, a domanda, il 26 dicembre 1928.(fonte)

    [2] Luigi Facta (Pinerolo, 13 settembre 1861 – Pinerolo, 5 novembre 1930) è stato un politico e avvocato italiano. Ha svolto per ultimo l’incarico di presidente del Consiglio prima del governo Mussolini.
    Presidente del Consiglio dei ministri. Il re Vittorio Emanuele III lo nominò presidente del Consiglio dei ministri il 26 febbraio 1922 (Governo Facta I). Facta (che occupò ad interim anche il ruolo di ministro dell’interno) fu sfiduciato a luglio, ma il re, non riuscendo a trovare nessuno disposto a formare un nuovo governo, rinviò Facta alla Camera, che votò la fiducia il 1º agosto (Governo Facta II). Facta conservò tale incarico fino al 27 ottobre dello stesso anno. Quando seppe che i fascisti avrebbero organizzato una marcia su Roma, fu dapprima indeciso sul da farsi e successivamente propose al re di promulgare lo stato d’assedio, senza però ottenere la firma del sovrano.
    Dimissioni dopo la marcia su Roma. Facta non volle mai rivelare a nessuno che cosa fosse successo la notte in cui il re si rifiutò di firmare lo stato d’assedio: l’indomani, lui e il governo rassegnarono le dimissioni e Vittorio Emanuele III fece telegrafare a Mussolini che si trovava a Milano di recarsi immediatamente a Roma per formare il nuovo governo. Facta non si oppose al regime, e nel novembre 1922 votò la fiducia al Governo Mussolini. Nel 1924 fu nominato senatore del Regno.
    Morì a Pinerolo il 5 novembre 1930.(fonte)

    [3] Teofilo Rossi di Montelera (Chieri, 27 ottobre 1865 – Torino, 29 dicembre 1927) è stato un politico e imprenditore italiano. Fu ministro dell’Industria e Commercio, senatore del Regno e sindaco di Torino. Durante il suo sindacato, con regio decreto del 27 aprile 1911, fu creato conte di Montelera da Vittorio Emanuele III in occasione dell’inaugurazione dell’Esposizione internazionale di Torino, nel cinquantenario dell’Unità d’Italia.(fonte)

    [4] Giovanni Giolitti (Mondovì, 27 ottobre 1842 – Cavour, 17 luglio 1928) è stato un politico italiano, cinque volte presidente del Consiglio dei ministri, il secondo più longevo nella storia italiana dopo Benito Mussolini. Fu un importante esponente, prima della sinistra storica e poi dell’Unione Liberale. Considerato uno dei politici più potenti e importanti della storia italiana. Giolitti fu accusato dai suoi molti critici di essere un uomo di governo autoritario e un dittatore parlamentare.
    Giolitti era un maestro nell’arte politica del trasformismo, il metodo per creare una coalizione di governo flessibile e centrista che isolasse l’estrema sinistra e l’estrema destra nella politica italiana dopo l’unificazione. Sotto la sua influenza, i liberali italiani non si svilupparono come un partito strutturato: erano, invece, una serie di raggruppamenti personali informali senza legami formali con i collegi elettorali politici. Il periodo compreso tra l’inizio del XX secolo e lo scoppio della prima guerra mondiale, quando fu presidente del Consiglio e/o Ministro dell’interno dal 1901 al 1914, salvo brevi interruzioni, viene definito “età giolittiana”. Fu anche riferimento della fazione neutralista durante la neutralità e, dopo l’intervento, rimase in disparte fino alla fine del conflitto. Tornato al Governo nel 1920, pose termine all’Impresa di Fiume, ma non riuscì più a dominare le nuove turbolenze sociali e politiche createsi nel primo dopoguerra. Nel novembre 1922 votò la fiducia al Governo Mussolini, ma dal 1924 si tenne all’opposizione del fascismo. Un liberale centrista, con forti preoccupazioni etiche, i periodi in carica di Giolitti furono notevoli per l’approvazione di una vasta gamma di riforme sociali a favore delle classi popolari, che migliorarono il tenore di vita degli italiani comuni, insieme all’attuazione di diverse politiche di governo interventiste; Giolitti, oltre a mettere in atto diverse tariffe, sussidi e progetti governativi, nazionalizzò anche gli operatori telefonici e ferroviari privati, che i sostenitori liberali del libero scambio criticavano, bollandolo sprezzantemente come “sistema giolittiano”. Fu anche un periodo di grande espansione dell’economia nazionale, quando nacque la grande industria, e avvenne il primo “miracolo economico italiano”. L’obiettivo principale della politica giolittiana fu governare con prudenza dal centro, con fluttuazioni leggere e ben controllate tra conservatorismo e progressismo, cercando di preservare le istituzioni e l’ordine sociale esistente e isolando le spinte estreme, sia reazionarie che rivoluzionarie. I critici di destra lo consideravano un socialista – Luigi Albertini, sul Corriere della Sera, lo definì «il bolscevico dell’Annunziata» – per il corteggiamento dei voti socialisti in Parlamento in cambio di favori politici; mentre i critici di sinistra, come Gaetano Salvemini, lo accusavano di essere un politico corrotto, anzi «Il ministro della mala vita», per l’uso disinvolto con cui guidava le consultazioni elettorali, specie nei collegi del Mezzogiorno, dove per vincere le elezioni sfruttava il sostegno di gruppi criminali. Tuttavia, ancor oggi la sua eredità altamente complessa continua a stimolare un intenso dibattito tra scrittori e storici.(fonte)

    [5] Domenico Fracassi Ratti Mentone, Marchese di Torre Rossano (Trino, 8 febbraio 1859 – Cherasco, 9 aprile 1945) è stato un diplomatico, imprenditore e politico italiano.
    Imprenditore agricolo con vaste tenute nella provincia di Vercelli. La sua carriera diplomatica lo ha visto segretario di legazione di II classe a Parigi dal 1889 al 1895, anno in cui si ritira col titolo di consigliere di legazione onorario.(fonte)
    Diplomatico
    Carriera giovanile. Addetto al Ministero agli affari esteri (2 maggio 1883) a Pietroburgo (2 maggio 1883), Berlino (9 luglio 1884), Bruxelles (5 gennaio 1886), Londra (27 marzo 1889).
    Carriera. Segretario di legazione di II classe (8 dicembre 1889-22 maggio 1895. Data del collocamento a riposo) a Londra (20 dicembre 1889), a Parigi (25 novembre 1891).
    Consigliere di legazione onorario (25 maggio 1895. Titolo concesso al momento del collocamento a riposo).(fonte)