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Mascellaro Giuseppe, 1926-30

    DOMANDA DI AMMISSIONE A SOCIO EFFETTIVO
    Alla Spettabile
    Federazione Nazionale Italiana fra Veterani Garibaldini
    Sede Centrale – Piazza dell’Esedra, 10 – Roma (22)

    Io sottoscritto, Legionario Garibaldino, Mascellaro Giuseppe
    figlio del fu Vincenzo nato il 17 aprile 1844 a Benevento
    (Provincia di .in.) di professione Agronomo
    avendo fatte le Campagne di Guerra 1860[1] – 66[2] – 62[3] – 70[4]
    col grado di soldato
    a tenore delle decisioni adottate per l’amm issione alla Federazione Nazionale Italiana fra Vete-
    rani Garibaldini, e presa esatta cognizione dello Statuto che regge la Federazione, domando di
    essere inscritto come Socio.
    Mi obbligo di pagare puntualmente e anticipatamente la quota annuale di lire cinque.
    A richiesta fornirò prove delle Campagne di guerra fatte.
    Invierò una fotografia adatta per tessera, firmata in modo visibile sotto la figura.
    Dichiaro pure di sottopormi alle disposizioni tutte dello Statuto ed a quelle che potran-
    no essere emanate dagli organi Direttivi della Federazione.
    Benevento addì gennaio  1926

    FIRMA DEL DICHIARANTE
    Mascellaro Giuseppe
    fu Vincenzo

    domiciliato a Benevento (Provincia di .in. )
    Via Arco Traiano  N. 34

    N:   di iscrizione
    Ammesso socio con deliberazione del Consiglio Direttivo il giorno
    IL COMITATO DEI CENSORI          

     IL PRESIDENTE
     

    Note a penna blu pagate L. 5

    a matita rossa 1599

    Mascellaro Giuseppe, domanda, 1926
    Mascellaro Giuseppe, domanda, 1926

    All’On. Presidente
    della De. Federazione Nazionale
    Italiana fra Veterani Garibaldini
    Via Condotti 9

    Roma

    Sono sempre ina attesa del piccolo
    sussidio, che non ho ricevuto da quattro
    mesi; e quindi prego V. S. Ill.ma di volersi
    compiacere dare disposizioni, perché
    il tenuo aiuto di codesta V. Federazione
    mi venga rimesso regolarmente, consi=
    derando che sono vecchio di 86 anni,
    inabile ad ogni lavoro.
    Fido, On, Presidente, nella generosità
    del Vs. cuore, ringrazio anticipatamente
    ed ossequio.
    Benevento , 6 febbraio 1930 VIII
    Mascellaro Giuseppe

    Via Arco Traiano 34
    Benevento

    Note

    timbro N. 912 GABINETTO
    11.2.930
    a penna 1-20-1
    timbro R. PREFETTURA BENEVENTO 7 FEB. 30
    a matita 6819
    a matita blu 1877/1599

    Mascellaro Giuseppe, domanda, 1930
    Mascellaro Giuseppe, domanda, 1930

    Note

    [1] 1860
    Dopo l’armistizio di Villafranca, la maggior parte dei volontari si congedò; il Ministero allora con un decreto del 6 settembre ordinò lo scioglimento del Corpo e la formazione di una Brigata Cacciatori delle Alpi, costituita l’11 ottobre con il 1º Reggimento (dai soppressi 2º e 5º Reggimento, e le 4 compagnie di bersaglieri) a Como ed il 2º Reggimento (con i soppressi 1º, 3º e 4º reggimento e parte del battaglione adolescenti) a Bergamo. Il 14 maggio 1860 la Brigata Cacciatori delle Alpi ebbe poi nome di Brigata Alpi, reggimenti 51º e 52º del Regio Esercito, posta al comando del maggior generale Luigi Bianchis di Pomaretto. Il 51º e 52º furono integrati con la truppa (metà a testa) del battaglione Valtellinese sciolto solo il 20 maggio 1860. Stesso destino ebbero il 30 novembre 1859 artiglieria, genio, ambulanza e treno. Nel novembre vennero licenziate le guide a cavallo, andate con Garibaldi a Bologna. Il battaglione adolescenti, passati al 2º reggimento i giovani di età superiore ai 17 anni, andò con i rimanenti a Biella.
    Venne il 9 febbraio 1860 considerato succursale del battaglione figli dei militari e fu sciolto il 1º gennaio 1861.Nel 1860 i veterani Cacciatori ed i loro ufficiali avrebbero fornito il nerbo delle camicie rosse alla spedizione dei mille. (fonte)

    [2] 1866
    La Terza guerra d’indipendenza italiana è un episodio del Risorgimento. Fu combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero austriaco dal 20 giugno 1866 al 12 agosto 1866. Appartiene alla più ampia guerra austro-prussiana della quale rappresentò il fronte meridionale. Ebbe origine dalla necessità dell’Italia di affiancare la Prussia nel tentativo comune di eliminare l’influenza dell’Austria sulle rispettive nazioni. Dopo l’attacco della Prussia all’Austria del 15 giugno 1866, così come previsto dal trattato di alleanza italo-prussiana dell’aprile 1866, l’Italia dichiarò guerra all’Austria. Passato il confine, una parte dell’esercito italiano comandata da Alfonso La Marmora fu però sconfitta nella battaglia di Custoza. Né tale insuccesso fu bilanciato dagli eventi successivi, poiché ad esso seguì per l’Italia un’altra sconfitta nella battaglia navale di Lissa. Fu invece una vittoria italiana la contestuale avanzata di Giuseppe Garibaldi nel Trentino, culminata nella battaglia di Bezzecca. (fonte)

    [3] 1862
    La giornata dell’Aspromonte fu una battaglia tra l’esercito regolare italiano ed i volontari garibaldini. Ebbe luogo il 29 agosto 1862, quando l’esercito regio fermò il tentativo di Giuseppe Garibaldi e dei suoi volontari di completare una marcia dalla Sicilia verso Roma e scacciarne papa Pio IX.
    Una squadra della Regia Marina era di vedetta. Non si sa cosa accadde all’uscita dal porto: i capitani sostennero di non aver avvistato le navi in uscita, ma Garibaldi, nelle Memorie, afferma il contrario. Sicuramente, appena i volontari presero terra ed imboccarono la strada del litorale verso Reggio Calabria, essi vennero bombardati da una nave italiana[quale?], mentre le avanguardie furono prese a fucilate da truppe uscite da Reggio, tanto da spingere Garibaldi a deviare per il massiccio dell’Aspromonte. In ogni caso la posizione di sbarco venne segnalata e la colonna intercettata. Dunque, o i capitani di vedetta a Catania non se la sentirono di eseguire ordini che il capitano della corazzata, al contrario, seguì alla lettera, ovvero si preferì evitare uno scontro in mare che avrebbe comportato assai più vittime garibaldine di uno scontro sulla terraferma.
    In ogni caso Garibaldi non voleva uno scontro: diede ordine di non rispondere al fuoco e proseguì per la montagna, lontano dai cannoni della Marina Regia e cercando di evitare di essere agganciato. La sera del 28 agosto 1862 la colonna raggiunse una posizione ben difendibile, a pochi chilometri da Gambarie, nel territorio di Sant’Eufemia d’Aspromonte. La colonna aveva marciato per tre giorni, e si sfamò saccheggiando un campo di patate. Nel frattempo si era ridotta a circa 1.500 uomini, a causa delle diserzioni e degli arresti. Verso mezzogiorno del 29 agosto Garibaldi fu informato dell’arrivo di una grande colonna del Regio Esercito, ma decise di rimanere ad aspettare la truppa. Una decisione che, nelle Memorie, si rimproverò. Era altresì difficile continuare una fuga infinita che si prospettava lunga e senza risultati.
    Schierò, comunque, la colonna in ordine di battaglia, sull’orlo di un bosco, in posizione dominante: la sinistra su un monte, Menotti al centro, Corrao a destra. (fonte)

    [4] 20 settembre 1870
    La presa di Roma, nota anche come breccia di Porta Pia, fu l’episodio del Risorgimento che sancì la conquista di Roma da parte del Regno d’Italia. Avvenuta il 20 settembre 1870, decretò la fine dello Stato Pontificio, annesso all’Italia in seguito ai plebisciti dell’ottobre seguente, e fu un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi. L’anno successivo la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma (Legge 3 febbraio 1871, n. 33). L’anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino al 1930, quando fu abolito a seguito della firma dei Patti Lateranensi. (fonte)

    Ezio Garibaldi

    Ultimo figlio maschio di Ricciotti Garibaldi (1847-1924) e dell’inglese Harriet Constance Hopcraft (1853-1941) – prima di lui erano nati Rosa, Italia, Giuseppe, Ricciotti, Menotti, Sante e Bruno, Costante, dopo di lui Giuseppina –, nacque a Riofreddo, località situata a una sessantina di chilometri da Roma. Nel 1911 si iscrisse all’istituto industriale di Fermo, interrompendo gli studi per raggiungere la Legione garibaldina in Grecia nel 1912.

    Ezio Garibaldi fu eletto deputato nel listone fascista nel 1929 e rieletto nel 1934.[9] Presidente della FNVG (Federazione Nazionale Volontari Garibaldini), aderì ufficialmente al Partito Nazionale Fascista, rompendo le relazioni con suo fratello Sante, emigrato in Francia, che aveva costituito alcune associazioni garibaldine di ispirazione antifascista nel paese transalpino. Subito dopo l’inizio della seconda guerra mondiale Ezio Garibaldi sostenne vigorosamente i Gruppi d’Azione Nizzarda (G.A.N.), fautori della riunificazione di Nizza al Regno d’Italia.

    Fonte: wikipedia.org

    Approfondimenti

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