Fiume 26-8-926
Mia carissima Bice!
Ancora non ti ho scritto per ringrazia-
ziare del grazioso ventaglio che hai
voluto mandarmi. Rico però ti avrà scrit-
to quantomeno l’abbia gradito. Tanto più poi
perché è un tuo lavoro, ci sono i non ti scor-
dar di me, ma non dimenticherò i
bei giorni passati vicino a te e faccio
voti che non passi molto tempo che
possa venire ancora presso di te.
Questo tempo ti ho scritto poco è vero
ma anche tu scrivi pochissimo, spero
quando sarai ritornata a Roma farai
di più.
Spero stai bene e te la passi bene facendo
bagni, anche Berto Luisa Rico e Mino.
Oggi era qui da noi il più vecchio dei Sign.
Galante, che è qui per un paio di giorno.
Si scherza lui è simpatico giovane come l’altro
fratello.
Grazie a papà ed a te[1] della cartolina da
Monreale: dalla mamma ho avuto giorni
fa una affettuosa cartolina di Genzano,
dove si trova. Ora sta bene di salute.
Cosa fa la nostra Gabriellina? La ricordo
sempre la vostra graziosa compagna delle
passeggiate.
Luisa sta bene per i bagni e si trova contenta
fra noi, spero sarà così amica di te quando
verrai e vorrei non tardasse molto a venire
quel giorno.
Le zie le vogliono bene, oggi Luisa e Berto
sono stati a pranzo da zia Gilda.
Ugo, come sai, non può venire e così non avrà
il piacere di vederli per quest’anno, egli è
molto dispiacente di ciò ed io pure lo sono.
Si credeva che essendo in questo reggimento sareb-
be sempre a casa, invece fanno le manovre
nell’interno dell’Istria e perciò abbastanza
lontano da qui.
Tanti affettuosi saluti al tuo buon Papà ed
a Franco, a te baci dall’aff. mamma[2]
P.S. Grazie ancora del tuo dono gentile
In alto nella lett, 17
Note
[1] Beatrice Gulì è nata il 7 gennaio 1902 a Roma. Frequenta il liceo classico Tasso, dove consegue la maturità nel 1921. La sua formazione classica le resterà per tutta la vita, permettendole di declamare in greco e in latino. La sua aspirazione sarebbe stata iscriversi a Medicina, ma l’opposizione del padre la spinge ad orientarsi per la facoltà di Matematica. Mentre segue i corsi scientifici, conosce Enrico D’Ancona e insieme si iscrivono alla Scuola di Applicazione per Ingegneri. Originario di Fiume, Enrico vive a Roma con i fratelli per frequentare l’università. Beatrice ed Enrico si laureano entrambi nel novembre 1927 e si sposano un mese dopo. Avranno quattro figli: Fabrizio (1928) avvocato; Bruno (1929) Ingegnere; Annamaria (1933) e Giuliana (1935) entrambe si sono occupate di scienze naturali come lo zio Umberto D’Ancona. Poco dopo la laurea trova lavoro presso le Assicurazioni d’Italia, a tempo pieno fino al 1942, quindi come consulente del ramo furto/incendio fino al 1980. Nel suo lavoro è molto apprezzata per l’accuratezza e l’approfondimento con cui porta a termine le perizie di cui è incaricata. Affronta e supera l’esame di Stato nel 1937, con lo scopo di firmare i progetti elaborati in coppia con il marito. Tra i loro lavori: la casa di famiglia a Monteverde (1930) e la casa al mare a Tor Vajanica (1958), oltre ad alcuni piccoli incarichi ottenuti da amici. Beatrice ha una bellissima grafia ed è un’abile conversatrice. Estroversa e motivata, si impegna a fondo e ottiene risultati soddisfacenti in tutte le sue attività. Ha attitudine alla ricerca e all’apprendimento che cerca di soddisfare in tutto il corso della vita. Coltiva interessi letterari: scrive poesie, declama in greco e in latino. Dopo il pensionamento si iscrive all’università della Terza Età, per seguire corsi di medicina e poi latino, greco e letteratura.«… L’aspetto ingegneristico era supportato dall’aspetto umanistico, che era la sua vera passione. Ma ancora più importante è stato essere riuscita a prendere una laurea in ingegneria ed esercitare, che all’epoca non dev’essere stato facile. Di mia nonna ricordo una personalità di grande carisma.» (Laura D’Ancona, nipote, durante l’intervista)
FONTI: Annuari della Scuola di Applicazione per Ingegneri; Intervista condotta il 25/02/2019 da Chiara Belingardi e Claudia Mattogno al figlio ing. Bruno D’Ancona, alla nipote Laura D’Ancona, all’amica ing. Marina Torre. Ricerca di Ateneo Tecniche Sapienti tecnichesapienti.ingegneria@uniroma1.it Scheda a cura di Chiara Belingardi (fonte)
[2] Amelia Gulì (Agresta) (1868 – 1937)
Nata il 12 febbraio 1868 a Firenze
Morta l’11 dicembre 1937 a Ostia, (Roma).
Parenti stretti: Figlia di Ulderigo Agresta e Angiola Reali
Moglie di Giuseppe Gulì
Madre di Beatrice (Bice) Gulì e Francesco Paolo Gulì
Sorella di Filiberto Agresta
Professione Insegnante (fonte)
“Con l’avvento di Mussolini al governo l’ONAIR, che fino ad allora aveva operato prevalentemente nel Trentino, assume in Alto Adige un ruolo di primo piano, diventando – come scrive Alessandra Spada – “il braccio operativo del governo nell’attuazione delle politiche a livello prescolastico e parascolastico con il fine di diffondere la lingua italiana fra i bambini”. Compito principale è la realizzazione di asili infantili, che dapprima sorgono e si diffondono nelle città e nella zona mistilingue dove, nel 1923, vengono a soppiantare gli asili di lingua tedesca. Le finalità sono chiarissime fin dall’inizio: maestre ed asili devono concorrere alla “conquista morale dell’Alto Adige”. A conclusione del primo corso di perfezionamento per 33 “maestre giardiniere”, come ancora si diceva, che si tenne a Bressanone nel mese di settembre del 1923, la direttrice Amelia Agresta Guli (o Gulì) non poteva esprimersi meglio: alle maestre italiane era “affidato il compito sacro di contrapporre alle parole di odio e di scherno per l’Italia, che i piccoli sentiranno forse dalle bocche materne, parole di amore e di reverenza; con la loro fede, con la loro intelligente bontà esse devono saper influire più delle madri, più delle famiglie”.
Da Alessandra Spada, Conquistare le madri. Il ruolo delle donne nella politica educativa e assistenziale in Alto Adige durante il fascismo (Pubblicazioni dell’Archivio provinciale di Bolzano 46) Bolzano: Edition Raetia 2019, 452 pagine. Pagina 153(fonte)



