Vai al contenuto

Palma Armando, ONB, 1943

    Palma Armando, ONB, 1943

    PRESIDENZA  PROVINCIALE DELL’ O.N.B.

    VICENZA

    N 1
    Ufficio COMANDO     Vicenza, 30/9/1943 = XXI°

    1/ rio
    S. Tenente
    Palma Armando
    Vicenza

    Vi comunico che per disposizioni della
    Presidenza Centrale dell’ O.N.B.[1], l’ufficio
    militare cessa le sue funzioni e pertanto Vi
    esonero dall’incarico ricoperto in seno alla
    G.I.L.[2]
    Vi ringrazio vivamente per l’opera pre=
    stata a favore della nostra gioventù.-

    IL PRESIDENTE PROVINCIALE
    (Nino Ventra)[3]
    N Ventra


    Note

    [1] La Gioventù italiana del Littorio (GIL) era un’organizzazione giovanile fascista. Fu l’ultima organizzazione giovanile del Partito Nazionale Fascista.
    Fu istituita il 27 ottobre 1937 con il R.D.L. n. 1839  dalle ceneri dei Fasci giovanili di combattimento (18-21 anni), con lo scopo di accrescere la preparazione spirituale, sportiva e militare dei ragazzi italiani fondata sui principi dell’ideologia del regime. In essa confluì anche l’Opera nazionale balilla, creata per i giovani di ambo i sessi dai 6 ai 18 anni, e tutte le organizzazioni che ad essa facevano capo, alle dirette dipendenze della segreteria nazionale del PNF. Nel 1939 fu fondata la Gioventù italiana del Littorio all’estero (GILE). Sciolta dopo il 25 luglio 1943 con il R.D.L. 2 agosto 1943 n. 704 che ne passò le competenze al ministero dell’educazione nazionale, con decreto del Capo del governo del 6 maggio 1944 venne nominato un commissario per la rinominata “Gioventù italiana” (GI), il cui fine era provvedere alla conservazione e amministrazione temporanea del patrimonio dell’ex GIL.(fonte)

    [2] L’Opera nazionale Balilla per l’assistenza e per l’educazione fisica e morale della gioventù (nota come Opera nazionale Balilla, in sigla ONB) fu un’organizzazione giovanile del Regno d’Italia, istituita come ente morale durante il ventennio fascista con legge 3 aprile 1926, n. 2247, e sottoposta all’alta vigilanza del Capo del Governo alle dipendenze del Ministero dell’Educazione Nazionale (r. decr. 14 settembre 1929). A partire dal 1937 venne assorbita dalla Gioventù italiana del littorio. Il termine “Balilla” fu ispirato dalla vicenda del giovane Giovan Battista Perasso che nel 1746 incitò alla rivolta i genovesi durante la breve occupazione asburgica della città ligure. L’inno ufficiale di questo corpo era il brano Fischia il sasso composto da Giuseppe Blanc.
    Storia
    Il fascismo delle origini si proponeva come un movimento di rottura rispetto allo Stato liberale giolittiano e alle sue istituzioni, ambiente educativo compreso: già nel 1919 Filippo Tommaso Marinetti, futurista e “fascista della prima ora”, aveva proposto l’istituzione di “scuole di coraggio fisico e patriottismo”.
    La creazione
    Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, il nascente regime mussoliniano si pose il problema di come “fascistizzare” la società, a partire dai più giovani: nel dicembre 1924 Mussolini diede all’ex ardito e neodeputato Renato Ricci la guida del movimento giovanile del PNF (l’Avanguardia giovanile fascista) con il compito di “riorganizzare la gioventù dal punto di vista morale e fisico”.
    La legge del 3 aprile 1926, n. 2247 sancì così la nascita dell’Opera nazionale Balilla, come ente autonomo, che Ricci avrebbe diretto fino al 1937. Complementare all’istituzione scolastica, l’ONB era sulla carta “finalizzata… all’assistenza e all’educazione fisica e morale della gioventù”. Vi avrebbero fatto parte i giovani dai 6 ai 18 anni, ripartiti in tre sottoistituzioni: i figli della lupa (dai 6 ai 8 anni), i balilla (dai 8 ai 14 anni) e gli avanguardisti (dai 14 ai 18 anni) e mirava non solo all’educazione spirituale, culturale e religiosa, ma anche all’istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica secondo l’ideologia fascista.
    L’attività dell’ONB ebbe inizio effettivo con l’approvazione dei regolamenti (r. decreto 9 gennaio 1927, n. 6). Nel 1928 il regime fascista sciolse le organizzazioni giovanili non fasciste con i regi decreti 9 gennaio, n. 5 e 9 aprile 1928, n. 696, tra cui le associazioni scout: il Corpo nazionale giovani esploratori italiani (pluriconfessionale) fu sciolto quell’anno; l’Associazione Scautistica Cattolica Italiana (ASCI) fu obbligata a chiudere tutti i reparti nelle località sotto i 20 000 abitanti, prima della chiusura completa; l’Associazione dei ragazzi pionieri italiani (ARPI) cessò volontariamente le attività. Molti scout continuarono a svolgere le proprie attività in clandestinità e parteciparono attivamente alla lotta antifascista. Uno dei principali gruppi che continuarono le attività fu quello delle Aquile randagie a Milano; anche alcuni gruppi scout italiani all’estero proseguirono le loro attività.
    L’unica organizzazione rimasta attiva fu l’Azione Cattolica Italiana, che dovette comunque limitare le proprie attività al solo ambito catechistico.
    Sviluppo e assorbimento nella GIL
    Rigidamente centralizzata, l’Operazione Nazionale Balilla fu sin dalla sua fondazione concepita dai fascisti come uno strumento di penetrazione delle istituzioni nelle scuole: a essa venne affidato l’insegnamento dell’educazione fisica ai ragazzi; presidi e insegnanti erano tenuti ad agevolare le strutture scolastiche alle iniziative dell’ONB e a invitare gli alunni di tutte le età ad aderirvi.
    L’ONB gestiva anche corsi di formazione e orientamento professionale, corsi post-scolastici per adulti, corsi di puericultura e d’economia domestica per le donne, oltre a migliaia di scuole rurali che nel 1937 erano diventate più di seimila.
    L’ONB confluì, insieme con i Fasci giovanili di combattimento, nella GIL (Gioventù italiana del littorio) a partire dal 1937.(fonte)

    [3] Antonino Ventra.
    6-XI-1934 (XIII) – GAZZETTA UFFICIALE DEL REGNO D’ITALIA · N. 260

    S. M. il Re, sentita la Giunta degli Ordini del SS. Maurizio e Luzzaro e della Corona d’Italia, sulla proposta delle LL. EE. il Capo del Governo e del Ministro per l’educazione nazionale, Si compiacque di nominare con decreti in data Roma 20 aprile 1934-XII:
    Cavaliere
    Ventra prof. Antonino, capo manipolo, 1d.(fonte)

    Nel corso degli anni ’30, l’aspirazione mussoliniana di riorganizzare la società non risparmia nemmeno lo sport, e i tentacoli del Partito Fascista si allungano anche sulla squadra di calcio vicentina: prima con il cambio del nome, con tanto di fascio littorio ben in vista sulle maglie, e poi addirittura con un’importante modifica dell’assetto societario. Nel 1939, infatti, si assiste ad una sostituzione dei vertici in piena linea con lo spirito di propaganda dell’epoca, poiché alla presidenza della squadra viene insediato il prof. Antonino Ventra, comandante di una centuria locale, già commissario straordinario dell’Opera Nazionale Balilla di Roma. Nino – così si firma l’ufficiale – è una presenza rumorosa tra le vie del centro, e durante le rituali parate studentesche del sabato pomeriggio terrorizza gli scolari che non si presentano con la divisa in ordine, sbraitando alla vista di qualche piega di troppo. Ma nel giro di poco la nazione entra in guerra, e l’agitazione dei balilla passa allora in secondo piano. Tuttavia, quando lungo la frontiera francese si sparano i primi colpi, dalla parte opposta d’Italia si ha ancora modo d’occuparsi di cose quotidiane, almeno per quel che riguarda il pallone, che vede svolgersi regolarmente la stagione ’39-’40: il Vicenza alle dipendenze di mister Spinato trionfa agilmente nel campionato di C, trascinato dalle reti di Marchetti, Chiesa e Suppi. Presto, però, la chiamata alle armi priva la rosa di alcuni giocatori di rilievo, poiché non è semplice ottenere l’esenzione dalla leva per motivi sportivi. Lo stesso Ventra viene mobilitato e sostituito dal sempre presente Roi; così, mentre il camerata è al fronte, il marchese guida la neopromossa in una serie B che si conclude con un ottimo sesto posto, nonostante le mutilazioni dell’organico subite in corso d’opera. Nel frattempo, alle soglie del ’42, Ventra lascia definitivamente la poltrona presidenziale per ragioni belliche, sostituito dal cav. Dino Guzzo. Per quel che riguarda il calcio, il commissario pare una figura piuttosto sfuggente, posta a capo della squadra cittadina più per ragioni d’immagine che di reale interesse; e di fatti non resta quasi traccia della sua attività di dirigente sportivo. In merito ai brutali eventi del suo tempo, invece, sappiamo un poco di più. In «Un apprendista italiano» Meneghello lo ricorda come colui che torturò il partigiano Renzo Ghiotto, catturato mentre stava distribuendo dei volantini per conto del Partito d’Azione e poi detenuto per una decina di giorni nel palazzo della G.I.L., nei pressi del Teatro Astra. Nel ’43, a seguito dell’uccisione del repubblichino Alfonso Caneva per mano del gruppo partigiano di Fontanelle di Conco, il Ventra è protagonista di una rappresaglia nei confronti di numerosi antifascisti locali, arrestati e rinchiusi nelle carceri di S. Biagio, dove vengono barbaramente picchiati. Infine, tra il ’44 e il ’45 lo troviamo a Roma e a Torino, dove comanda la Guardia Nazionale Repubblicana fino al 25 aprile. AN. MAI.(fonte)