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Ponte sul collettore delle Acque Medie per la strada Littoria-Appia, 1930

    Canale Mussolini, 1928
    Canale Mussolini, 1928
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    Retro: Latina Canale Mussolini-
    Confluenza Collettore Canale
    Acque Alte e Allacciante
    Astura – località Babaccio
    Piccola foto -D

    DATA 1930 circa
    SOGGETTO Ponte sul collettore delle Acque Medie per la strada Littoria-Appia
    CISTERNA DI LATINA – Località Babbaccio BONIFICA AGRO PONTINO –  Canale Mussolini[1]


    B/N COLORE Bianco e nero
    DIMENSIONI 8,5×11,5cm
    MATERIA E TECNICA Agfa Lupex gelatina bromuro d’argento / carta

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] SENATO DELLA REPUBBLICA XIV LEGISLATURA
    La legge Mussolini del 1928, redatta da Arrigo Serpieri, avvia in maniera decisiva le fasi di trasformazione del territorio, mettendo a disposizione della bonifica integrale mezzi finanziari adeguati alla mole delle opere. La prima fase dei lavori riguardava la bonifica idraulica, convogliando le acque di pioggia e di sorgente del bacino montano, che prima si rovesciavano disordinatamente nella pianura, in un collettore di gronda, allacciante le Acque Alte, denominato canale Mussolini; il quale partendo dal fosso di Sermoneta va ad immettersi nel fosso Mascarello, sfociando quindi al mare nei pressi di Foce Verde Accanto al canale delle Acque Alte fu realizzato un canale delle Acque Medie e numerosi altri canali denominati delle Acque Basse. Già a partire dal 1929 il ritmo dei lavori della bonifica idraulica fu avviato con rinnovata celerità. Fondamentale risultò il supporto delle poderose escavatrici, che, avanzando su appositi binari, facilitarono lo scavo del canale Mussolini. Assieme al lavoro delle macchine va anche ricordato il prezioso e insostituibile lavoro della manodopera operaia, massicciamente impegnata nell’impresa di risanamento. Il 28 agosto del 1931 la Gazzetta Ufficiale pubblicò il primo decreto di esproprio che attribuiva all’Opera nazionale combattenti un primo lotto di terreni per 18 mila ettari. Il 7 novembre dello stesso anno, arrivò il primo treno di operai per il disboscamento. Il 10 novembre 1931 iniziò il lavoro di radicale pulitura di 6.280 ettari di terreno da tutta la vegetazione infestante, sterpi, rovi, bassa fratta, con dicioccatura e asportazione delle radici.  A tale lavoro seguì quello di dissodamento, cui si provvide per mezzo di macchine a tra-zione funicolare nelle zone ove era necessaria un’aratura profonda. Furono poi sistemati i terreni con l’apertura di scoline ogni 40 metri. Si provvide così all’appoderamento della pianura. Il tipo dei fabbricati colonici costruiti fu studiato per le necessità di una numerosa famiglia colonica; e in ogni podere fu sistemato un solo gruppo familiare. Per poter provvedere all’assistenza tecnica e finanziaria dei coloni fu costituito un centro aziendale per ogni cento case coloniche. Ebbero vita così i primi centri aziendali. Nacquero i Borghi che furono battezzati con i nomi delle principali battaglie della Grande Guerra: Podgora, Sabotino, Grappa, Carso, Faiti, Flora, Bainsizza, San Donato, San Michele. Sul sito dove era sorto il centro aziendale del Quadrato sorgerà Littoria (oggi Latina) la prima delle città nuove.
    La bonifica dell’Agro Pontino fu una sfida riuscita principalmente perché vennero boni- ficati e resi produttivi ed abitabili moltissimi ettari di territorio. La prima pietra di Littoria è posta il 30 giugno del ’32, cinque mesi dopo viene inaugurata la citta`: cinquecento case, diecimila abitanti. Mussolini a Littoria il 18 dicembre elogia gli operai giunti da ogni parte d’Italia e i «coloni che dalle terre del Veneto e dalla valle del Po sono venuti per lottare». La città è costata 17.976.495,16 lire.
    Dei 2953 poderi affidati alla gestione dell’Onc, Opera nazionale combattenti, 1748 sono affidati a famiglie di coloni veneti (1440) e friulani (308) con 18mila componenti. Da Treviso sono partite 340 famiglie, da Udine 308, da Padova 276, da Rovigo 233, da Vicenza 228, 220 da Verona, 114 da Venezia, 29 da Belluno. Tutti scappati dalle campagne venete dove decine di migliaia di ettari in pochi anni sono stati svenduti da piccoli proprietari in difficolta`. Nel ’34 i vescovi veneti, guidati dal patriarca di Venezia, scrivono una lettera a Mussolini per invocare la diminuzione del carico fiscale che opprime le campagne. La famiglia che vuole emigrare deve contare almeno su quattro uomini, due donne e un ex-combattente. Le danno una casa riscattabile in cinque anni, tre camere da letto, il forno del pane, il pollaio, la vasca per abbeverare il bestiame, attrezzi agricoli, un carro, alcuni capi da allevare e in più il «libretto colonico» dove vengono versate da 50 a 600 lire a famiglia, ogni due settimane. Veneti e friulani costituiscono più della metà della popolazione dell’Agro Pontino. Molti borghi attorno a Littoria si chiamano Grappa, Sabotino, Carso, Piave, Isonzo, Podgora.
    Il 9 luglio del ’33 Mussolini ritorna nell’Agro Pontino per mietere il «primo grano» di Sabaudia.
    Abbiamo ritenuto opportuno riportare queste notizie storiche al fine di far meglio comprendere l’enorme opera compiuta nell’Agro Pontino dai «bonificatori» che con il loro lavoro hanno reso abitabile e fertilissimo un territorio prima assolutamente inospitale e malsano.
    Il lavoro dei contadini provenienti in gran parte dalle terre del Po, espertissimi nel do- mare e «tenere a bada» la natura, è riuscito a compiere il miracolo.
    Gli eredi di questi uomini sono rimasti in queste terre: infatti le comunità venete e friulane sono ancora molto presenti in queste cittadine.
    Con il presente disegno di legge intendiamo istituire la «Giornata dei Bonifica- tori», proprio al fine di perpetuare nel tempo il ricordo del lavoro e dell’impegno di questi uomini valenti ed operosi, che sono riusciti a domare una natura avversa trasformandola in terreni fertili.
    La data scelta è il 21 marzo, giorno in cui, secondo la tradizione, si celebrava la festa di San Benedetto, protettore dei bonificatori (celebrazione poi spostata all’11 luglio per esigenze liturgiche). I benedettini, infatti, divennero modelli nel lavoro agricolo, specialmente nella realizzazione di bonifiche di territori incolti e malsani, coordinando il lavoro dei contadini e utilizzando le novità tecnologiche del tempo più efficaci e produttive.(fonte)