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Famiglia Mirussich, 1945

    Famiglia Mirussich, Fiume, 20-9-1945
    Famiglia Mirussich, Fiume, 20-9-1945
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    In ricorrenza
    delle nozze d’argento
    la famiglia Mirussich[1]
    offre questa foto in
    ricordo ai cugini Secci

    Fiume 20. 9. 45[2]

    MISURE 14,5×10 cm

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] Una cronaca dei mesi del 1945 appena trascorsi a Fiume dalla famiglia Mirussich, quando il 20 settembre viene scattata la fotografia. Sono solo poche righe espunte da una lunga trattazione e forse utile per contestualizzare la situazione vissuta.
    A seguire sono riportati alcuni brani della relazione esposta nella XVI LEGISLATURA alla CAMERA DEI DEPUTATI con N. 684 per una PROPOSTA DI LEGGE d’iniziativa del deputato MENIA
    Disposizione per la concessione all’Associazione «Libero Comune di Fiume in esilio» della medaglia d’oro al valor militare alla memoria dei suoi cittadini che in guerra e in pace hanno servito la Patria. Presentata il 30 aprile 2008 (fonte)

    “Brelich Luigi, da Fiume, di anni 60, agente di cambio, arrestato dall’OZNA nel settembre 1945. Sottoposto a stringenti interrogatori ed a sevizie fu restituito alla famiglia moribondo; spirò alcuni giorni dopo.
    Buricchi Gino di Felice, brigadiere di pubblica sicurezza in servizio a Fiume. Arrestato dalla polizia jugoslava il 3 maggio 1945 e dichiarato irreperibile. Il 19 giugno 1950 il Ministero degli affari esteri con nota n. 15/10441/231 comunicava alla famiglia che: «Il cittadino italiano Buricchi Gino, con sentenza del Tribunale militare della XI Regione di Corpo d’Armata, era stato condannato alla pena di morte mediante fucilazione».
    Ciuffarin Anna Maria di Lodovico e di Gorian Eleonora, nata a Volosca il 19 dicembre 1915, residente a Gorizia. Arrestata il 3 maggio 1945 e deportata. La dichiarazione di morte presunta indica la data del 31 maggio 1945.
    Clave Mario da Fiume. Arrestato e deportato dopo il 3 maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
    Coverlizza Siro di Giuseppe, nato a Fiume. Impiegato presso la cassa malattia di Abbazia. Ucciso nel maggio 1945.
    Dalla Pozza Dante da Fiume, legionario fiumano. Proprietario di una sartoria in via Bovio. Arrestato dopo l’occupazione, risulta ucciso nell’agosto 1945.
    Dazzara Armando, impiegato del dazio a Laurana. Ucciso nel maggio 1945.
    Decristofaro Giuseppe da Fiume. Deportato nel maggio 1945.
    Dell’Olio Bartolomeo di Vincenzo e di Antonia Mango, nato a Trani (Bari) il 20 maggio 1923. Degente nell’ospedale di Laurana; dopo il 3 maggio 1945 fu arrestato e da allora non si sono più avute sue notizie.
    De Gaus Antonio, di famiglia patrizia fiumana, di anni 70, arrestato dagli agenti dell’OZNA nel maggio 1945, non ha più dato sue notizie.
    Gavioli Mario da Fiume, deportato dopo il 3 maggio 1945, non si sono più avute sue notizie.
    Geletti ingegner Enea, nato a Laurana, possidente. Ucciso dagli slavi dopo il 3 maggio 1945.”

    [2] 1945 L’epilogo della seconda guerra mondiale vide ancora una volta il destino di Fiume determinato da una combinazione di forza e diplomazia. Le truppe jugoslave avanzarono ai primi di maggio del 1945 fino a Trieste, con Fiume che fu presa il 3 maggio, ma la cessione alla Jugoslavia fu formalizzata solo con i trattati di Parigi dalle forze alleate il 10 febbraio 1947.

    Dal primo giorno dell’occupazione jugoslava, Fiume fu sottoposta a un regime di governo militare che si protrasse per quasi due anni. In questo periodo avvennero una serie di epurazioni e di omicidi mirati a eliminare non solo le personalità compromesse con il fascismo e con i tedeschi, ma anche ogni possibile oppositore al progetto di annessione della città alla Jugoslavia, nonché all’instaurazione di un regime marxista ispirato apertamente all’Unione Sovietica di Stalin.

    Vennero perciò giustiziati sia alcuni vecchi podestà fascisti (Riccardo Gigante, Carlo Colussi, Gino Sirola), sia i capi del Movimento Autonomista Liburnico (Nevio Skull, Mario Blasich, Giuseppe Sincich e altri). In quest’ultimo caso vennero tutti apertamente accusati dai comunisti jugoslavi di filofascismo, attendismo e attività antipopolari sebbene alcuni di essi fossero notoriamente antifascisti.

    Fra i giustiziati dagli jugoslavi – all’incirca seicento – vi furono anche l’ebreo antifascista reduce da Dachau Angelo Adam, membro del CLN fiumano e trucidato con la moglie e la figlia diciassettenne, l’altro membro del CLN Matteo Blasich – che secondo gli jugoslavi si sarebbe ucciso nella soffitta di una palazzina sede dell’OZNA (la polizia segreta comunista jugoslava) per sottrarsi ad un arresto per furto – come pure il dirigente comunista fiumano Rodolfo Moncilli, ucciso dall’OZNA nell’ambito del tentativo del Partito Comunista Croato di annientare il Partito Comunista Fiumano.

    La stragrande maggioranza della popolazione italiana di Fiume fuggì dalla città fra il maggio del 1945 e il 1948. Alla fine degli anni quaranta Fiume venne ripopolata massicciamente con abitanti provenienti dalle più disparate regioni della nuova Jugoslavia di Tito. Il primo decennio del dopoguerra fu molto difficile: le distruzioni operate dai tedeschi si accompagnarono alla scomparsa dell’imprenditoria e del commercio privato, attività in massima parte in mano agli italiani ed espropriate seguendo i principi del marxismo. Fiume fu quindi oggetto di un processo di croatizzazione.

    Nello stesso tempo, si susseguirono continui processi epurativi fra le maestranze e gli uffici pubblici, decisi per i più disparati motivi allo scopo di rafforzare il potere del nuovo regime ma aventi l’effetto di distruggere completamente le basi economiche private e quindi la possibilità di permanenza della popolazione italiana, orientata per la maggioranza verso il libero mercato, con un’oggettiva volontà di estirpare questa storica etnia da Fiume. (fonte)