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Campagna romana, 1939

    campagna romana, 1939
    campagna romana, 1939
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    Campagna Romana[1]

    DATA 1939
    SOGGETTO Gruppo familiare


    B/N COLORE Bianco e nero
    DIMENSIONI 13,5 ×8,5 cm
    MATERIA E TECNICA Agfa Lupex gelatina bromuro d’argento / carta

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] campagna romana. Agli inizi del Novecento la popolazione dell’Agro romano non arrivava alle 30.000 presenze, di cui oltre 20.000 temporanee e provenienti da Emilia, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise e Campania, oltre che dal resto del Lazio. La densità era molto bassa e calava nei mesi estivi, quando le campagne attorno a Roma venivano abbandonate. La pianura pontina, paludosa e malarica, in estate non superava i 3 abitanti per kmq, divenendo praticamente un deserto. Nel 1905 l’Ufficio del lavoro del Ministero dell’agricoltura, industria e commercio stimò che le migrazioni agricole invernali verso la provincia romana coinvolgevano circa 38.000 lavoratori. Fra questi il 20% proveniva da altre aree laziali, il 29% dalle Marche e il 31% da Abruzzi e Molise. Anche le migrazioni estive e autunnali rivelavano percentuali analoghe. Altri flussi temporanei, spesso soltanto locali o comunque provenienti dalle vicinanze, coinvolgevano ulteriori zone di arrivo: i Castelli romani e le Paludi pontine, da un lato; l’Agro romano fra Tivoli e Bracciano, il basso Viterbese e la Maremma civitavecchiese, dall’altro. L’immigrazione era quindi in genere interna alla Penisola, ma doveva cambiare di provenienza, quando sotto il regime fascista si dette nuovo impulso alla bonifica pontina, tentata già dai papi e ripresa dopo la prima guerra mondiale. Nel nuovo tentativo divenne preminente la nascita di città nuove, a partire da Littoria, l’odierna Latina fondata nel 1932, Sabaudia, Pontinia e Aprilia. Lungo questo asse furono chiamati molti immigrati provenienti in primo luogo dal Veneto, ma anche, sia pure in numero minore, da Abruzzo, Marche, Romagna ed Emilia. Inoltre in certi casi, ad esempio attorno ad Aprilia, furono chiamati alcuni trentini ritornati da precedenti migrazioni in Bosnia e Romania. Nel periodo fascista i centri di nuova fondazione furono diversi e non tutti nel Lazio meridionale. Inoltre non tutti ebbero finalità agricole. In provincia di Rieti nacque nel 1940 Borgo San Pietro, in quella di Roma furono create Acilia (1927), Colleferro (1935), Guidonia (1937), Pomezia (1938) e il Villaggio Breda sulla via Casilina (1939), proprio in prossimità della capitale. Tali insediamenti ebbero in genere finalità industriali o furono legati allo sviluppo di nuove infrastrutture, ad esempio l’aeroporto militare di Guidonia. Comportarono anch’essi l’arrivo di nuovi immigrati, sempre di origine italiana.(fonte)