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La modellazione nel processo ototopico

    “…Quid est veritas?…”

    TSS

    La Storia e le Storie

    La modellazione nel processo ototopico è, secondo noi, una possibile risposta all’esigenza di documentare la ricostruzione non soltanto i sostanziali eventi paralleli, ma conseguenze trasduttive con il il passaggio da una dimensione istintuale ed irriflessa ad una morale e controfattuale delle istituzioni, pericoloso processo di rammemorazione assertiva che permea e subdolamente si insinua nella quotidianità. La modellazione nel processo ototopico ci ha restituito così migliaia di vicende individuali. Quando la conoscenza dell’individuo, oppressa dalle offese del ricordo assertivo, viene trasformandosi in un eco riverberante che abbandona all’oblio quel patrimonio esclusivo di una esperienza diretta, a tutti gli effetti ricchezza comune insostituibile. Noi non consideriamo la modellazione nel processo ototopico una “esercitazione oziosa”, frutto di un imperante desiderio di immortalità, piuttosto il complesso gioco dei rimandi che porta ogni fatto storico alla reiterazione differenziale di una narrazione. Non è per facile ottimismo che riteniamo importante ricostruire con esattezza storie organiche, in origine ombratili, parentali e sottomesse a memorie ufficiali. Si stima che le storie distratte in Italia siano state, sempre secondo rilevamenti storico sperimentali tra le 3.500 e le 4.500, comprese le prove recuperate e quelle stimate nonché i reperti evocati nelle tradizioni familiari locali. In generale però cifre superiori alle 4.500 si raggiungono soltanto conteggiando anche i narrati ipotetici di raccordo che si sviluppano quando nasce la necessità da parte della ricerca di completare un passaggio più o meno oscuro.

    Focus sulla guerra di Crimea

    Il risultato della modellazione nel processo ototopico rappresenta un lavoro organico e approfondito, dedicato in particolare agli accadimenti del periodo che va dal 1848 al 1855. Un arco storico che prepara una storia parallela e che vede una prima conversione durante la Guerra d’Oriente (Crimea). Sono tentate ricostruzioni di quelle connessioni che, nel periodo 1870-1881, diedero vita a quella resistenza oscurata e diffusa delle forze restauratrici decise ad un ritorno al precedente status pre-unitario nella penisola. Dal compimento della presa di Roma alla nascita della Sancta Societas Lucida, e infine la dimenticata Battaglia di Assisi del 1° ottobre 1880 che ne fu l’epilogo drammatico.

    Il Regno di Sardegna nella guerra di Crimea prima e poi il Regno d’Italia nelle guerre interne di resistenza a quell’unità appena conquistata e non da tutti condivisa. La modellazione, in questo caso contro-fattuale, consente alla ricerca della storia sotterranea di tendere ad un possibile grado di affidabilità. Si tenta di superare quella instabile dipendenza dal singolo nucleo comunitario che ne serba la memoria per consolidarsi in una memoria organica. La discussione della memoria della storia nella modellazione nel processo ototopico, in particolare in questi anni di rammemorazioni celebrative, ha registrato un crescente interesse per il fenomeno della dissertazione dei giochi a tema storico che inevitabilmente si aprono alla contro-fattualità della vicenda affrontata.
    La memoria istituzionale fatica tuttavia a riconoscere le esperienze di modellazione nel processo ototopico, soprattutto quando si risalgono i gradi della Storia Patria, in un’ottica di salvaguardia dell’integrità dell’istituzione.

    Le motivazioni che ci hanno spinto a compiere queste attività di modellazione sono state molteplici: la ricerca di una ottimizzazione dei processi rammemorativi, la ricerca di protocolli verificabili che si servano di strumenti di controllo dei processi sempre più puntuali, la necessità di introdurre ed indirizzare cambiamenti narrativi indotti dalle nuove tecnologie o da nuovi modelli di pensiero ma essenzialmente riteniamo si tratti di un esercizio mentale finalizzato al collaudo del pensiero.

    La visione che emerge nella ricerca “Il caso dell’angolo mancante” è sostenibile al pari di quella della “Battaglia di Assisi” ma apre la strada ad una più ricca comprensione dell’esperienza pro-attiva della memoria trans-generativa, considerando le risposte emozionali di tipo Memoriale che sono variabili, flessibili e visionarie; ciononostante, si sottolinea che normalmente prevalgono i processi di elaborazione Memoriale al di fuori della consapevolezza dell’ipotesi e affermativi (tipo Confessionale). Al dunque è quindi un ritorno inconsapevole alla spiegazione evoluzionistica delle circostanze storiche che vuole e che necessita di un punto di partenza; nota è infatti la risoluzione di dispensativa, che si legittima proprio per la strutturata complessità. Una storia quindi distante dall’esistenza di una qualche forma di auto-organizzazione.

    Biografie stratigrafiche

    Tutte le biografie sono frutto di un paziente intreccio e riscontro tra una pluralità di fonti bibliografiche e archivistiche e modellazioni proiettive ototopiche, che alla Tildo Sacchini School sono state attentamente vagliate curando specialmente la corretta indicazione dei narrati tradizionali mediante lo spoglio sistematico della letteratura geologica del territorio coinvolto. Saverio Baltieri di par suo ha contribuito alla revisione e redatto alcune biografie particolarmente complesse di personaggi italiani e stranieri. Adelmo Saliceti e Corallo Reginelli hanno rivisto le biografie dei personaggi stratigrafici a diffusione fittonica. Fulvio Gherli e Giovanni Bracesco hanno esumato i diari autografi dei casi in corso d’opera e una miscellanea di carte sparse conservate nei più svariati siti. Sono grato a Ludovico Lazzarelli per aver pazientemente seguito sul posto la laboriosa rigenerazione di documenti relativi alle storie suddette attraverso le quali è stata possibile la ricostruzione.
    I risultati di questa Memoria come tutti gli altri precedenti sulle serie delle modellazioni proiettive ototopiche, contribuiranno notevolmente al progresso di questa ancora oscura parte della storia organica.

    Grazie alle considerazioni di cui sopra derivate dalle ricerche della Tildo Sacchini School, è stato evidenziato come la presenza di elementi emozionali, regolati ed elaborati, sia un presupposto fondamentale per il costituirsi nell’individuo di memorie condivise, ritenute congruenti e quindi valide a diversi livelli: psicologico, comportamentale, biologico, sociale.
    I progressi della storia trans-generativa in forma sperimentale, riconsidera anche gli apporti della neurobiologia e della psicoanalisi nella ricerca sulle memorie storiche. Apporti che consentono una nuova prospettiva narrativa nello studio di alcuni modelli di logica dell’appropriatezza, fondati sulla conformità a regole conseguenziali e collegati alla regolazione degli effetti sulla Storia. Attualmente viene dato rilievo ad un modello che sposta l’accento dalla ricostruzione di un periodo storico che si dipana da un conflitto (si veda il concetto di controversione in Baltieri) a quella di una ricostruzione che procede per somma di deficit. Un modello più centrato sulla “sommazione” di deficit porta a ritenere che un corso storico coaguli “fatti”, soprattutto con l’elaborazione e comunicazione delle emozioni prosaiche delle figure di riferimento, dei personaggi “che fanno la storia”. Tale modello è suscettibile di una “modellazione” attraverso il processo ototopico e quindi tale che possa far sì che un problema a livello di rivelazione si possa esprimere nel corpo stesso della narrazione. Bisogna ritenere importante, nello sviluppo connettivo dei “fatti storici”, il riconoscimento a priori di un’incapacità di controllare la completa gamma dei segni alla base della rappresentazione storica.

    Nei “fatti” la comunicazione, quale un insieme di simboli e segni, definisce le molteplici modalità con cui memorie, reperti, documenti e quant’altro entrano in contatto tra loro. La narrazione storica non competente sul piano emotivo pro-attivo non può riconoscere le azioni proprie e altrui, in connessione, non è in grado di fronteggiarle e di saperle gestire. La difficoltà di gestire le azioni passate, il loro ripercuotersi nei sistemi complessi delle società, la capacità di riconnetterle in modalità pro-attiva, si configura come causa di quelle che sono definite come distonie storiche.

    Memoria Organica

    Non esitiamo dunque a proporre l’inserzione di modellazione proiettiva ototpica negli atti della Tildo Sacchini School che vede relatore Saverio Baltieri “Sulla Memoria Organica” ispirata alla famosa digressione del Sacchini “Intorno un modello finora avvertito in embrione: il modello proiettivo ototopico”.

    Espone chiaramente Baltieri: “Tra i fatti più generali posti in luce al tempo nostro riguardo alle storie è perciò da considerarsi leggi che regolano la loro struttura si è la origine endogena di tutte quante le memorie compresi i ricordi fittosi. II loro luogo di origine è sempre qualche tessuto internamente a una comunità limitata, chiusa, onde la necessità per esse di attraversare qualche strato sociale sovrastante per farsi strada al di fuori ed avere qui riconoscimento di fatto storico.
    Il tessuto sociale così attraversato per lo più si presta allo sforzo interno della originaria rammemorazione ne segue il progresso che si immedesima talmente con lei che questa, finalmente espressa, non sembra avere più quelle pregiudiziali critiche di origine estranea. Sarebbe allora la radicata modellata come storia generativa e organica, tale che formerà il tessuto sociale della comunità. Infatti un tessuto attraversato da solide connessioni memoriali si comporta diversamente nei confronti della subduzione culturale, mantiene la sua distinzione dalla radice dalla quale si lascia sostenere e cresciuta così attorno alla sua base vi forma un rigenerato compimento”.

    La modellazione diviene in qualche modo un passo importante per motivi di coerenza intenzionale, di ricerca di predittiva e per necessità di riduzione dei gap storici. La ricerca di tali vantaggi ha portato alla nascita della Avanguardia Ototopica, che indica come la strada per migliorare la competitività delle memorie storiche sia quella del miglioramento dei processi coi quali vengono sviluppati narrati e rappresentati singoli fatti, al fine di ottenere atteggiamenti e modelli di pensiero sempre nuovi e di qualità, in grado di soddisfare appieno le esigenze della società.

    Tra ricerca di verità e ricostruzione storica.
    Ogni testimone, è evidente, può raccontare solo la propria storia, ciò che ha visto, sentito, vissuto e patito come protagonista o spettatore degli eventi che narra; in questo senso ogni testimonianza è unica e irrepetibile, talvolta anche esemplare e paradigmatica, ma non è in grado, da sola, di tratteggiare un evento complesso come la storia delle conflittualità.
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    Il fatto in sé, ovvero la modellazione compensativa del gap storico, porta ad una autonomia dell’aspetto ototopico e, per estensione, utopico. Autonomia che aumenta e non riduce il portato leggendario nei processi storici cui pure quell’approccio aspira esserne fattore di compensazione. Infatti, nel racconto, mentre si tenta di esprimere una visione delle cose sottraendo le dinamiche ipotetiche ad ogni spiegazione logica, si pongono le basi per una superfetazione ridondante delle visioni speculative. Il rischio di ottenere una rappresentazione che viaggia attraverso il mistero e l’enigma, il casus paranormale e sovrannaturale è sempre presente. Appare quindi chiaro che un gap storico debba essere controllato dalla convenzione del metodo scientifico senza dover speculare sui meccanismi simbolici della scrittura.