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Raffaele Musdaci

    R. Musdaci
    R. Musdaci
    « di 2 »

    fronte

    All’Avv° Cesare Bertinelli
    in segno di affettuosa riconoscenza
    l’amico Re Musdaci[1]

    Roma li 17 Dicembre 1896

    retro

    segni a matita

    Albumina formato carta da visite,
    dimensione dell’immagine 11×16-5 cm.

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] Notizie su Raffaele Musdaci.

    Scrive Gabriele D’Annunzio: “Le armi hanno per il gentil sesso un fascino infinito. Le prove d’armi, i combattimenti cortesi in cui le muscolature maschili si esercitano ad un gioco di grazia e di forza, sono per il gentil sesso uno spettacolo pieno di diletti singolari. Ed anche non v’è alcun premio più dolce per un armeggiatore, che l’ammirazione e il plauso delle belle dame presenti. Primi si son misurati il maestro Gaetano Novello e il marchese Gennaro Bosco, in un assalto pieno d’eleganza e di cortesia. Il seguente assalto è stato di sciabola tra i maestri Gioacchino Carletti ed Arcangelo Spinelli; il terzo, di spada, tra Carlo Pessina e Raffaele Musdaci; il quarto, anche di spada, tra Gaetano Emanuele e Giovanni Pagliuca. Non entro in particolari tecnici, perché i profani non capirebbero nulla e gli intenditori, tutti presenti all’academia, non hanno bisogno della mia sottigliezza”. (G. D‟ANNUNZIO, La grande academia, “La Tribuna”, 30 aprile 1888, ivi, p. 1157).
    Da; Corso di Laurea magistrale in filologia e letteratura italiana. Tesi di Laurea: “Lo spazio del lettore nelle prose di Gabriele d’Annunzio dal 1882 al 1900”. Relatore Ch. Prof.ssa Ricciarda Ricorda, Laureando Nicola Benetton. Anno Accademico  2 2014 / 2015 (fonte).
    La Tribuna fu un giornale quotidiano fondato a Roma nel 1883 dai politici Alfredo Baccarini e Giuseppe Zanardelli (due tra i cinque capi della corrente della Sinistra storica detta «Pentarchia»). Visse fino al novembre 1946. (fonte)

    “Il Diritto”, Roma, 8 febbraio 1885: “Ieri sera, venerdì, la società era, al solito, numerosa in casa dell’onorevole ministro degli affari esteri. Molte gentili signore e signorine, fra cui parecchie assai belle. La signora Metauretta Torricelli suonò sul suo violino in modo stupendo, entusiasmando tutta la società di diplomatici, di senatori, di deputati, di pubblicisti, di scienziati, raccolta nella sala gialla intorno all’onorevole ministro. Notammo in quel circolo il ministro di Grecia, comm. Rhazis, il primo segretario, sig. Kirgussios, il console ottomano, i senatori Sacchi e Pierantoni, varii deputati, il commendatore Malvano, i colonnelli Ramonda e Leitenitz (comandante la seconda spedizione), il colonnello Messedaglia bey, il distinto esploratore dell’Asia, cav. Loria, i professori di scherma Parise e Musdaci, vari egregi avvocati, gli artisti di canto Lorrain e Motta, lo scultore Genua ed altre distinte persone. Al piano accompagnava la valente maestra di musica, signora Silvani Loreni. Una circostanza caratteristica: nella sala vi era un ritratto in fotografia del Mahdi, mandato da Suez dal nostro caro ed egregio amico, il capitano Cecchi. Non c’è bisogno di aggiungere che per tutti la serata passò piacevolissima: ciò avviene sempre in casa dell’on. Mancini”. L’articolo descrive il tipo di pubblico che frequentava i teatri e le soirées musicali: proveniente dal ceto medio-alto, raffinato ed elegante. L’Italia da poco unificata combatteva fra le sue tante battaglie quella contro l’analfabetismo, che riguardava l’ottanta per cento della popolazione, per il quale costituiva già una grande difficoltà arrivare a scrivere e a leggere correttamente. In simili condizioni, i concerti erano – e a lungo sarebbero stati– privilegio di un esiguo numero di eletti, estremamente circoscritto ed elitario.
    Su QUADERNI MUSICALI MARCHIGIANI 6/1999 a cura di Lucia Fava (fonte)

    Descrizione di un’accademia di scherma, data dal maestro Musdaci (Tribuna del 26 gennaio 1885):
    Dalli strascichi alle armi.
    Oggi, alle due, il maestro Raffaele Musdaci ha data la grande accademia di scherma che noi annunziammo. Il teatro Quirino, in quella sua scialba nudità diurna, era gremito di giornalisti, di artisti, di schermidori, di militari e anche di fiere signore. Una piccola orchestra di ottoni suonava musiche flebili nelli intermezzi.
    Hanno aperta la serie delli assalti il Musdaci e il suo allievo Tulio Costa. Il Musdaci è uno spadaccino elegantissimo; ha un sottil corpo da giovinetto e una bella testa lucente di calvizie precoce. È rapido nei moti, correttissimo nella posa della guardia, tenace nelle parate, insistente nelle risposte. L’ assalto tra maestro ed alunno è riuscito assai vario e brillante.
    Il secondo assalto tra i maestri Repetto e Marcolino è stato un po’ freddo. Il terzo assalto tra Ferdinando Masiello e il Musdaci è stato addirittura stupendo. Ferdinando Masiello è un uomo di grave corporatura, ha la faccia florida, li occhiali fissi su ‘l naso, i baffi biondicci. Il suo pugno è di una gagliardia e di una fermezza prodigiose. Giuoca strettissimo, movendosi rare volte, tenendo il braccio quasi sempre teso e duro come un pezzo di ferro.
    Le sue parate sono violente, stancano il polso dell’avversario, scartano di molto spazio la lama ribattuta, aprendo una via sicura alla risposta. Contro questa torre il Musdaci ha lavorato con una grande agilità. È stata notevolissima una botta diritta, di seconda, del Masiello, con uscita di tempo, una botta precisa e velocissima. Una gran salva di applausi ha salutato in ultimo i due campioni.
    Il quarto assalto, quello tra il Pagliuca e l’Emanuele, m’è parso il più bello. Il Pagliuca è piuttosto tendente alla pinguedine; ha i lombi pronunciatissimi; ha una testa gaia e franca di napoletano, con le narici aperte e i baffi grigiognoli.
    È un tempista di prim’ordine; giuoca con una certa noncuranza di gran signore; para sempre di contro, con una fermezza immancabile. Ha di tanto in tanto de’ colpi magnifici che strappano un grido di ammirazione. L’Emanuele, suo avversario, è invece di statura bassa; è tutto nervi; ha nei movimenti qualche cosa di felino. Scatta a fondo con una rapidità di molla d’acciaio; balza avanti, in dietro, di fianco, insistendo nelle botte, incalzando il nemico, non rispettando la misura. È uno schermidore temibilissimo, perché ha molto acume e molta malizia. Veste di nero, ha una barbetta nera, li occhi piccoli e luccicanti come punte di lame di Toledo.
    Quinto assalto, tra il Musdaci e il Pellegrino. Sesto assalto, tra i fratelli Masiello. Settimo assalto, tra il Musdaci e l’Emanuele: assalto mirabile, vera gara di agilità e di eleganza. Ottavo ed ultimo assalto, tra il Masiello e il Pagliuca: assalto epico, in cui tutte le varie risorse dei due maestri sono state esercitate, e in cui il Masiello ha fatto dei colpi di tempo meravigliosi.
    Raffaele Musdaci era, ben a ragione, raggiante del risultato splendidissimo. Egli meritava questo successo, perché è tra i maestri uno dei più indefessi, dei più pazienti, dei più abili nell’insegnamento ed ha per la sua arte una vera e nobile passione di apostolo, avendo anche dell’apostolo la calvizie.
    Masaniello Parise, il fulvo eroe, assisteva con la sua gentile signora allo spettacolo, da un palco; ed approvava spesso con cenni del capo. La signora (che ha avuta l’affettuosa premura di copiare per quattro volte, infaticabile amanuense, il trattato di scherma del marito) è una giudicatrice competentissima in fatto di prove d’ armi.
    Ad ogni botta buona, la gran barba magiara del principe Ladislao Odescalchi e la nera barba mefistofelica del barone di S. Giuseppe avevano un comune fremito di feroce gioia.
    Da “Pagine disperse; cronache mondane, letteratura, arte. Coordinate e annotate da Alighiero Castelli” (fonte).

    Sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia
    di Giovedì 7 Marzo 1912
    Con decreto del 18 dicembre 1910:
    a commendatore:
    Musdaci cav, uff. Raffaele, maestro di scherma in Roma, beneme-
    rito dell’arte della scherma e della educazione fisica.
    Greco cav. uff. Agesilao, maestro di scherma. id. id.
    (fonte)