Fano 8 – 3 – anno XIX
Carissima mamma,
oggi per poterti telefonare o dovuto
fare la richiesta urgente in quanto altrimenti
non avrei potuto avere la comunicazione
per l’ora in cui ti trovavi con papà in casa.
Però sono molto contento perché ho potuto
sentire la tua voce e soprattutto perché sentivo
bene che saresti rimasta male se non ti
avessi chiamato.
Purtroppo, però, temo che sia l’ultima
volta che ti posso chiamare io in quanto
per telefonare occorre l’autorizzazione del
Commissario di P. S. che, a ragione, è molto
ristretto nel concederla – Per questa volta l’ho ottenuta
in quanto gli ho ho detto che eri di partenza –
Domenica prossima puoi, se da Roma
è più facile, chiamarmi tu e fissare la telefonata
dalle 12 ¼ alle 15 – o dalle 18 ¼ alle 21,30-
Però è bene che mi faccia avvisare prima stabilendo l’ora come
quando sei arrivata, in modo che io mi possa fare trovare allo
apparecchio-
Qui le giornate sono tornate nuovamente belle-
la nonna mi ha fatto una lunga lettera sulla
quale si lamenta perché tu le hai mandato soltanto un
biglietto postale, certo non immagina tutto ciò che hai passato-
Mario come sta?
Ti invio una fotografia nella quale sono con un gruppo di miei amici[1] –
Mi ha scritto pure l’avv. Cirillo dicendomi di avere rivisto
la tesi di laurea e di averla cominciata a preparare – Però, da notizie
che mi hanno dato dei miei colleghi di corso, sembra che ai militari
basti soltanto la tesina . Di a papà che, se può, si informi per telefono
all’università di Roma – (Credo che possano usufruire di questa facilizzazione i
militari provenienti dalla zona di operazioni)
Papà ha avuto altre notizie circa la fine
della scuola di Mario? Si è preoccupato del mariotto?
Se sì mi mandi le lettere di risposta di quella
persona –
Tanti baci a papà[2], un abbraccio a te
Niny
P-S| e Mammì ha cercato nessuno per telefono?
Note
In quei giorni…
La battaglia di Cufra (in francese Bataille de Koufra) fu combattuta dal 31 gennaio al 1º marzo 1941, durante la campagna del deserto occidentale, all’interno del territorio della Libia italiana. La battaglia terminò con la conquista dell’importante oasi di Cufra da parte delle truppe della Francia libera guidate dal colonnello Philippe Leclerc che, supportate da elementi britannici del Long Range Desert Group, riuscirono a sopraffare il presidio italiano che si arrese il 1º marzo 1941.
La presa di Cufra, di modesto rilievo strategico nel quadro generale della guerra nel teatro africano, fu storicamente importante perché rappresentò uno dei primi successi contro le potenze dell’Asse delle forze francesi libere costituite dal generale Charles de Gaulle dopo la disfatta del 1940. Il colonnello Leclerc e la sua colonna mobile del deserto, che avevano pronunciato il celebre “giuramento di Cufra” dopo la vittoria, divennero famosi e contribuirono a rinsaldare il prestigio militare francese.
L’oasi di Cufra
Cufra è un’oasi nella Libia sud-orientale (circa 23,3° N, 22,9° E), nella regione della Cirenaica; gli italiani giunsero a Cufra nel 1931. Alla testa di circa 3 000 fra fanti ed artiglieri, e con l’appoggio aereo di una ventina di bombardieri, fu il generale Rodolfo Graziani ad espugnarla, senza grandi difficoltà.
Negli anni successivi gli italiani vi costruirono un piccolo aeroporto (poi Aeroporto di Cufra) ed un fortino (nel villaggio di al-Tag), che dominava l’area. L’aeroporto, dotato di un importante centro-radio per l’assistenza al volo, fu costruito presso l’oasi di Buma e fu spesso utilizzato come scalo nelle rotte dall’Africa settentrionale italiana per l’Asmara e l’Africa Orientale Italiana (AOI).
L’importanza di Cufra crebbe allo scoppio della Seconda guerra mondiale quando, con la chiusura di Suez, i collegamenti con l’Africa Orientale Italiana (AOI) si fecero principalmente aerei, via appunto questo scalo ed il suo potente radiogoniometro.
Ma proprio per aver assunto un ruolo tanto cruciale per lo schieramento italiano, divenne immediato oggetto di attenzione militare degli alleati.
Ordine di battaglia
Le forze francesi impegnate nella battaglia:
comando: 1 autocarro Matford, 2 autocarri leggeri Chevrolet, 2 autocarri Bedford OXD, 1 radio ER26bis
1 compagnia fanteria (ridotta): 23 Bedford OXD (capitano Rennepont)
2 plotoni/Grupe Nomade de Ennedi: 120 uomini, 1 Dodge T214, 16 Matford V8-75 (capitano Barboten)
1 plotone/7eme Compagnie/Régiment de Tirailleurs Sénégalais du Tchad: 60 uomini, 1 Dodge T214, 2 Matford V8-75 (capitano Florentin)
1 plotone di artiglieria: 2 cannoni da montagna Schneider 75 mm M Mle 1928, 4 Laffly S15, 1 Dodge T214, 2 Matford V8-75 (luogotenente Ceccaldi)
distaccamento autoblindo: 2 Laffly S15TOE, 1 Matford V8-75, 1 radio ER26bis/39 (Adjudant Detouche).
I francesi vennero supportati da due pattuglie del Long Range Desert Group: la G e la T Patrol, con 76 uomini e 26 camionette Ford.
Le forze italiane schierate a Cufra:
comando settore di copertura “Cufra”
59ª Compagnia mitraglieri da posizione: 3 ufficiale, 1 sottufficiale, 3 militari di truppa nazionali, 110 àscari libici, 13 mitragliatrici Schwarzlose 07/12 o Fiat Mod. 14
60ª Compagnia mitraglieri da posizione: 3 ufficiale, 1 sottufficiale, 3 militari di truppa nazionali, 110 àscari libici, 13 mitragliatrici Schwarzlose 07/12 o Fiat Mod. 14
2ª Compagnia auto-avio sahariana (Cufra): 4 ufficiali, 7 sottufficiali, 32 militari di truppa nazionali, 77 ascari libici, 16 camionette desertiche AS37, 4 Fiat 634 (sottotenente Caputo)
Sezione aeroplani: 4 ufficiali, 4 sottufficiali, 32 militari di truppa nazionali, 4 Caproni Ca.309
La battaglia di Cufra
Dopo la resa della Francia nel giugno 1940, fu costituita la cosiddetta Francia libera, organizzazione che raccoglieva tutti i francesi che non avevano accettato la resa ai tedeschi e che, pur con mezzi limitati, tentava di ripristinare l’onore militare della Francia cominciando dal controllo delle sue colonie sparse nel mondo. La Francia Libera era pressata dalla necessità di aumentare il proprio credito presso gli Alleati con alcune vittorie militari, e questo portò alla pianificazione di un attacco nel Territorio militare del Sahara libico, allora sotto il controllo del Regio Esercito italiano.
Il 16 gennaio 1941, l’energico e combattivo colonnello Philippe Leclerc guidò un tentativo di conquista dell’oasi libica di Murzuk con una colonna proveniente dal Ciad, ma fu respinto dalle truppe italiane delle compagnie sahariane e dovette ritirarsi.
Dopo questo insuccesso il colonnello Leclerc decise di concentrare le sue forze contro Cufra; egli disponeva della compagnia mobile del Régiment des Tirailleurs Sénégalais du Tchad del capitano de Rennepont e del Grupe Nomade de Tibesti del capitano Barboteu con 400 soldati, di cui 100 europei, 50 autocarri, due cannoni da 75 mm e due autoblindo; altri 150 uomini e 100 autoveicoli avrebbero fornito il sostegno logistico alla colonna. Il 2 febbraio 1941 l’oasi fu attaccata dai bombardieri Bristol Blenheim del Groupe Lorraine, mentre un’azione di ricognizione venne eseguita con successo dal colonnello Leclerc tra il 5 e il 7 febbraio fino all’oasi di El-Zurgh, sette chilometri a sud di Cufra, ed al villaggio di El Giof. Dopo aver attaccato anche l’aeroporto italiano, dove furono distrutti due aerei, il colonnello Leclerc decise di rientrare in Ciad e il 10 febbraio ritornò con i suoi uomini a Faya Largeau.
Nel successivo attacco contro il forte italiano di El Tag nell’oasi di Cufra, le forze della Francia Libera comandate da Leclerc furono affiancate dal Long Range Desert Group e dalla Sudan Defence Force britannici. Grazie all’appoggio degli inglesi, l’assedio si concluse con la conquista di Cufra il 1º marzo.
Il giuramento di Cufra
Dopo la battaglia, il 2 marzo 1941, il colonnello Leclerc proclamò davanti ai suoi soldati il famoso “giuramento di Cufra” con il quale egli rivendicava solennemente la decisione della Francia libera di combattere fino alla vittoria e alla rinascita della Francia. Il colonnello Leclerc affermò: “Giuro di non deporre le armi fino a quando la nostra bandiera, la nostra bella bandiera, sventolerà sulla cattedrale di Strasburgo”, Jurez de ne déposer les armes que lorsque nos couleurs, nos belles couleurs, flotteront sur la cathédrale de Strasbourg.
Leclerc e i suoi uomini terranno fede al loro giuramento il 23 novembre 1944 quando i carri armati della 2e division blindée, comandata dall’ufficiale francese e costituita con un nucleo di vecchi combattenti della Francia libera, entrarono vittoriosi a Strasburgo.(fonte)
[1] “Caserma Generale G. Paolini” Fano. Scuola AUC.
Il 94º Reggimento fanteria “Messina” è stata un’unità militare del Regio esercito italiano.
Il 94º Reggimento fanteria è costituito a Lecce il 1º novembre del 1884 in esecuzione del decreto del 4 settembre dello stesso anno. È creato con compagnie provenienti dai reggimenti 3º, 17º, 53º, 65º, e 66º; fa parte, con il 93º fanteria di stanza nella Caserma Villarey di Ancona della Brigata “Messina” di nuova formazione. Dal 1909 il reggimento è storicamente legato alla città di Fano poiché da quella data il quartier generale del reparto è nella città prima nella “Caserma Montevecchio” così intitolata in onore del Generale Rodolfo Gabrielli di Montevecchio e poi nella nuova “Caserma Generale G. Paolini”, situata fuori dalle mura fra Porta Mazzini e Porta Cavour, nella quale è il primo reparto ad averne sede; questa divenne la sede del 94º e lo sarà per il resto della sua esistenza. A testimonianza del legame del reggimento con Fano esistono tuttora presenze documentali nella città: due vie sono intitolate a due ufficiali del 94º decorati con medaglia d’oro al valor militare durante la Prima guerra mondiale: Via Antonio Panella e Via Alessandro Brenci; una via è intitolata alla Brigata Messina: Via Brigata Messina. Sono presenti, inoltre, anche delle epigrafi posizionate in altre vie della città: due ricordano le gesta della brigata Messina a Vertoiba e Gorizia scritte dal Generale Luigi Cadorna; una ricorda le gesta della brigata Messina sul Brenta scritta dal Generale Armando Diaz; altre due epigrafi ricordano le medaglie d’oro Antonio Panella e Alessandro Brenci ufficiali del 94°; l’ultima epigrafe ricorda i caduti del 94° durante la Seconda guerra mondiale. La “Caserma Generale G. Paolini” dal 1992 al 2001 è stata poi la sede del 121º Reggimento fanteria “Macerata”.
Vicende belliche
Il reggimento partecipò con alcuni suoi reparti alla guerra di Abissinia del 1896. Successivamente inviò uomini e mezzi di rinforzo al suo gemello 93° durante la guerra italo-turca.
Nella Prima guerra mondiale (1915-1918)
Il 18 maggio 1915 il reggimento lasciò Fano e si diresse con la brigata Messina in Altitalia. Il 26 maggio era già in zona di guerra, nei pressi di Palmanova e dopo qualche giorno varcò l’Isonzo. Il reparto combatté a Monfalcone, San Lucia di Tolmino, Selz, Zagora, Vertoiba, Vertoibizza, Bainsizza, presso il bosco di Panovizza, San Gabriele, Monte Grappa, Montello. Il 94° oltre alla medaglia di bronzo al valor militare meritò anche tre citazioni sui bollettini di guerra del Comando Supremo. Al termine del conflitto, il 94º Reggimento aveva avuto 54 Ufficiali e 1.565 fanti caduti per la Patria. I suoi uomini vennero decorati con 2 medaglie d’oro al valor militare, 151 medaglie d’argento al valor militare e 219 medaglie di bronzo al valor militare.
Periodo tra le due guerre
Con la legge dell’11 marzo 1926 sul nuovo ordinamento dell’esercito, prende il nome di 94º Reggimento fanteria “Messina” ed a seguito della formazione delle Brigate su tre reggimenti viene assegnato alla XVIII Brigata di fanteria assieme al 93° “Messina” e al 157° “Liguria”; rimane composto da due battaglioni. Il 1º ottobre 1934 viene ridenominato Reggimento Scuola per AUC di fanteria con sede sempre a Fano, compito che manterrà fino al maggio 1940. Dal 1º ottobre al 15 novembre 1935 è inserito nella nuova Brigata di Fanteria “Metauro II” (CXVIII) della anch’essa nuova Divisione di fanteria “Metauro II” (118ª), costituita in Ancona in sostituzione della 18ª Divisione di fanteria “Metauro”, che era stata inviata in Libia. A seguito del programma di trasformazione dell’Esercito e della costituzione delle divisioni binarie, nel maggio del 1939 la Brigata Metauro si scioglie e si costituisce la 18ª Divisione fanteria “Messina”, a cui il reggimento viene assegnato insieme al 93º Reggimento fanteria “Messina” e al 2º Reggimento Artiglieria per divisione di fanteria di Pesaro.
Nella Seconda guerra mondiale (1939-1945)
Il 1º giugno 1940 il 94° perde la struttura di Reggimento Scuola ed in sua vece subentra la Scuola AUC formatasi in Fano. Al 10 giugno 1940 il reggimento è formato da: comando e compagnia comando, due battaglioni fucilieri (altre fonti indicano tre battaglioni e senza la compagnia anticarro), compagnia mortai da 81, batteria armi di accompagnamento da 65/17 ed una di cannoni anticarro da 47/32. Si addestra nel territorio marchigiano, fra Fossombrone, Senigallia e Mondolfo. Il reggimento partì da Fano in assetto di guerra il 2 aprile 1941 diretto a Bari e, di qui, in Albania. Nel 1941 Il Reggimento è operativo in Albania e partecipa all’invasione della Iugoslavia, combatte a Cettigne e Cattaro. Negli anni che vanno dal 1942 al 1943 dopo l’armistizio con la Grecia rimane in Montenegro con compiti di presidio e controguerriglia. L’8 settembre 1943 il 94°, dislocato in Iugoslavia, rifiuta di consegnare le armi ai tedeschi, ai croati e agli iugoslavi e tenta di riunirsi alle altre unità della divisione dirigendosi verso Ragusa ma è attaccato da reparti tedeschi a Rasvici e sopraffatto dopo alcuni giorni di aspri combattimenti. Deve essere ritenuto disciolto in data 13 settembre 1943. Nel 1946, insieme al gemello 93°, il 94° viene disciolto e la sua bandiera consegnata al Vittoriano a Roma.(fonte)
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[2] Magno Vittorio Bocca sarà segretario di Rodolfo Graziani in Libia nel 1940. Nella Repubblica Sociale Italiana, dal 6 gennaio 1944, quando il Ministero della Difesa (divenuto delle Forze Armate) si insedierà a Villa Omodeo, nel territorio di Soiano del Lago (BS), sarà il Capo di Gabinetto di Graziani.(fonte)



